April 30, 2025

Il Consiglio di Stato (Sezione quinta), chiamato ad esaminare il ricorso in appello della Regione Puglia in merito al procedimento amministrativo concernente i ripetuti sforamenti di PM10 a Torchiarolo (Brindisi), ha disposto l’accertamento delle reali fonti di inquinamento e delle rispettive percentuali sul PM10 registrato.
In sostanza il Consiglio di Stato ha accolto le argomentazioni dell’avvocato del Comune di Torchiarolo Lolli e del consulente tecnico prof. Francesco Magno, che hanno contraddetto le conclusioni dell’Arpa Puglia e del conseguente Piano regionale in merito all’attribuzione al 92% degli sforamenti ai camini domestici dei cittadini di Torchiarolo.
Legambiente ha sempre chiesto, anche con osservazioni sul Piano regionale, di procedere alla ricerca degli isotopi radioattivi C14 e C12 per individuare la provenienza da combustione di biomasse (compresa la legna che si brucia nei caminetti domestici) o di carbone ed ha dimostrato come una tale analisi sia tranquillamente fattibile presso la Cittadella della ricerca localizzata a pochi chilometri da Brindisi. Vi sono ulteriori analisi possibili sulle polveri di carbone per individuare metalli pesanti, quali l’oro, sicuramente ricollegabili al carbone e certamente non alla biomassa fresca.

 
Legambiente ha anche chiesto lo svolgimento di una valutazione ambientale strategica (VAS), ma anche questa richiesta è stata immotivatamente rigettata dalla Regione Puglia, portata a scegliere una tesi unilaterale e non supportata dai riscontri scientifici oggettivi proposti.
L’attuale Sindaco di Torchiarolo ha emesso ordinanza con cui ha disposto nell’autunno dell’anno passato il blocco del funzionamento dei camini domestici ed il ricorso a filtri o, in subordine ad impianti di riscaldamento che non brucino biomassa fresca.
La spesa per tali interventi è stata sborsata da Enel e ciò evidentemente crea più che legittime perplessità essendo in corso il contenzioso amministrativo e soprattutto la ricerca delle fonti di inquinamento, la prima delle quali non può che essere la centrale termoelettrica dell’Enel.

 

Lo stesso Sindaco ha chiesto ed ottenuto il 23 dicembre un campionamento estemporaneo da parte dell’Arpa nelle zone in cui si erano registrati gli sforamenti, ma non è stato assunto
alcun provvedimento e non è stata effettuata alcuna ulteriore analisi quantomeno su base giornaliera pur in presenza dei picchi di concentrazione di PM10 registrati.
In un periodo nel quale è vigente l’ordinanza sindacale e si è proceduto all’installazione dei filtri sui camini domestici a Torchiarolo, nella solo centralina di via Don Minzoni si sono registrati 29 sforamenti nell’anno in corso fino al 27 luglio e ciò non fa che confermare che non sono certamente i caminetti la causa dell’enorme numero di sforamenti.
Legambiente, che seguirà con attenzione gli sviluppi delle ricerche analitiche disposte dal Consiglio di Stato ritiene importante che la materia sia approfondita nell’ambito del procedimento penale in corso presso il Tribunale di Brindisi in merito ai danni provocati dallo spandimento di polveri di carbone: l’ordinanza del Consiglio di Stato, infatti, testimonia quanto fondate fossero le argomentazioni tecniche oggetto di perizia e di testimonianza in confutazione alla tesi dei legali dell’Enel. Legambiente chiede, però, alle istituzioni più direttamente interessate, quali Regione Puglia, Provincia di Brindisi, Comune di Brindisi, comuni oggetto delle possibili ricadute delle polveri di carbone, di intraprendere un’azione comune che porti alla revisione del Piano regionale, alla realizzazione delle VAS fino ad ora negata ed alla riapertura dei termini concernenti l’autorizzazione integrata ambientale per la centrale Enel (AIA), procedimento che, al momento, ha visto attivamente presente la Provincia di Brindisi ed assente il comune capoluogo.

 

Legambiente Brindisi – Circolo “Tonino Di Giulio”

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