La piscina comunale di Sant’Elia continua a restare senza gestore né acquirente. Anche l’ottava procedura – la quinta per l’alienazione e la terza per l’affidamento in gestione – si è conclusa con un nulla di fatto. Alla scadenza dell’11 settembre non è pervenuta alcuna offerta al Comune di Brindisi, nonostante la base d’asta fosse stata ribassata a 549mila euro, il 10% in meno rispetto ai 610mila fissati nell’ottobre 2024.
Il bando, pubblicato all’Albo Pretorio dal 12 agosto, prevedeva che tutte le spese contrattuali – comprese quelle notarili, tecniche e di voltura delle utenze – fossero a carico dell’acquirente. Una clausola che, insieme al progressivo deterioramento dell’impianto, potrebbe aver scoraggiato eventuali soggetti interessati.
Dal 2020 a oggi si sono accumulati otto bandi complessivamente falliti: cinque per la vendita e tre per la gestione temporanea. La cifra di partenza è scesa da 725mila euro (2020) ai 549mila attuali. Nel 2024 erano arrivate tre offerte, giudicate però “non congrue” perché pari a circa la metà della valutazione stimata.
La piscina è chiusa dal luglio 2020, quando la società Marimisti – dopo il periodo convenuto in sede d’avvio, due proroghe annuali ed una terza già deliberata – restituì le chiavi in polemica con l’amministrazione che non aveva convenuto alla concessione di un periodo di proroga più esteso. Il successivo bando per la gestione, al quale Marimisti non presentó alcuna offerta, fu aggiudicato ad una ditta della provincia, che però rinunciò dopo un anno. In quella fase iniziarono anche i raid vandalici che hanno devastato l’impianto.
Negli anni, infatti, la struttura ha subito furti e atti vandalici, con danni per centinaia di migliaia di euro.
A margine delle devastazioni che, a distanza di tempo, restano ancora senza responsabili, la Procura di Brindisi ha aperto un’inchiesta che vede sei persone indagate – tra tecnici comunali e imprenditori – per dodici ipotesi di reato, tra cui presunte falsità ideologiche. Il procedimento ruota attorno al progetto di modifica di funzione della struttura (99mila euro, poi lievitati a 120mila).
La questione centrale resta la valutazione economica. Negli ambienti politici, sportivi e imprenditoriali si vocifera di un forte interessamento di una delle società natatorie più prestigiose della Regione ma l’attuale richiesta del Comune per l’alienazione é giudicata ancora elevata anche in considerazione della perdurante chiusura della struttura.
Ma – a meno di una cessione gratuita ad un ente o una federazione delegando il ripristino della funzionalitá e la successiva scelta della modalità di gestione – l’unica strada percorribile, tra norme amministrative e volontà politica, appare quella della vendita e, quindi, continuare a predisporre bandi con i ridimensionamenti della base d’asta previsti dalle leggi e giustificate dal progressivo degrado della struttura.
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