August 24, 2025

Sono stati notificati oggi dalla Digos di Brindisi i rinvii a giudizio nell’ambito della “Operazione #dirty dump” le cui indagine, avviate nel 2011, si erano manifestate nel 2015 con l’emissione di 12 avvisi di garanzia nei confronti di altrettanti imprenditori, dipendenti e dirigenti comunali.
L’attività investigativa condotta dalla Digos di Brindisi, in collaborazione con il Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Lecce, ha portato la Dr.ssa Valeria Farina Valaori, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Brindisi, ad emettere 11 rinvii a giudizio per le seguenti persone:

– Rosario Mazzarella, nella qualità di amministratore unico della S.ECO.M. srl, società privata che si occupa della raccolta e smaltimento di rifiuti, nonché nella qualità di conferente nel contratto stipulato con il Comune di Brindisi, in data 9 novembre 2011, attinente all’uso del bacino di discarica di Autigno (BR);
– Guglielmo Granafei, perito chimico presso il laboratorio di analisi SCA, con sede in Mesagne (BR);
– Arjana Markjsic e Antonio Regoli, gestori del canile – rifugio, “Dog’s Village;
– Giovanni Monaco, Salvatore Tondo, Luigi Donno, Carlo Scardia, Francesco Baccari, Rocco Giannini, in qualità di operatori della S.ECO.M. srl;
– Luca Screti, titolare della società Nubile srl, gestore della discarica comunale di R.S.U., situata in agro di Brindisi, c.da Autigno.

L’attività investigativa svolta dalla DIGOS e dal Noe dei Carabinieri, nel periodo compreso tra l’anno 2011 ed il 2012, partendo dall’analisi di flussi di rifiuti urbani giudicati anomali, riscontrò diverse condotte illecite nell’ambito del conferimento e smaltimento degli scarti prodotti da un canile/rifugio, tutti destinati alla discarica di RSU (rifiuti solidi urbani), nonostante la tipologia degli stessi (prevalentemente escrementi animali) in rapporto ai volumi considerati risultasse palesemente incompatibile per espressa disposizione delle norme del T.U.A. (testo unico ambientale – d.lgs 152/06 e ss.mm.e ii).

Le indagini avrebbero portato alla luce la falsità della classificazione attribuita alla documentazione di accompagnamento del rifiuto. Infatti, secondo gli investigatori, i rifiuti venivano classificati nella categoria 20.03.01, una categoria che prevedeva il conferimento e smaltimento presso la discarica di Autigno, non abilitata né idonea per la reale tipologia di scarti.

La discarica di Autigno, inoltre, avrebbe omesso di esercitare tutti i controlli e la vigilanza prevista dalle disposizioni di legge (d.lgs 36/2003 e ss.mm.) nonché dalle norme contrattuali discendenti dal rapporto d’appalto in essere con il Comune di Brindisi, proprietario del sito di discarica, permettendo l’abbancamento in situ di svariate tonnellate del materiale in esame.

Nell’ambito del procedimento la Dottoressa Valeria Farina Valaori ha individuato come parti offese il Ministero dell’Ambiente, la Regione Puglia, l’Amministrazione Provinciale di Brindisi, il Comune di Brindisi e l’Associazione Italia Nostra Onlus.

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