Brindisi, 22/06/2006
De Giorgio (Cisl):"Non è possibile continuare a demonizzare l’industria"
E’ noto a tutti che le organizzazioni sindacali, in questo ultimo periodo, stanno sollecitando le forze politiche e le istituzioni affinché si sottoscriva in tempi brevi l’accordo stralcio di programma sulla chimica.
Tale necessità nasce dalle molteplici manifestazioni di interesse di diverse aziende, interessate ad investire nel nostro territorio attraverso iniziative industriali che potrebbero dare, da subito, risposte occupazionali, non solo ai lavoratori EVC e DOW, ma anche a tanti disoccupati, visto che sino ad oggi, le uniche e sole opportunità di lavoro sono state date dalle solite aziende della zona industriale (Polimeri Europa, Salver, Exxon Mobil, Sanofi Aventis, Basell, BSG, Chem Gas, Enel, Edipower, ecc).
Inoltre c’è una seria preoccupazione che le somme messe a disposizione dei lavoratori ex Dow, per agevolare attività di re-industrializzazione, possano essere dirottate altrove.
Ciò significherebbe un ulteriore danno all’economia della città che perderebbe questa occasione per avere una ripresa, anche se pur minima, vista la grave fase di recessione che il nostro territorio sta vivendo.
Non si può più attendere oltre e soffermarsi solo a fare analisi, dibattiti, incontri e progetti, la città ha bisogno di risposte urgenti.
Chi sta ritardando l’accordo di programma, si sta assumendo una grossa responsabilità, non vi sono più giustificazioni e questa è di tutti, nessuno escluso.
In particolare per le Istituzioni locali che, con la loro retorica sull’ambiente , non solo stanno distruggendo la credibilità del territorio, ma stanno anche scoraggiando le imprese che vorrebbero investire nella nostra città, invece di creare le condizioni di un rilancio dello sviluppo economico per attrarre investimenti .
Infatti questo comportamento ha già determinato alcune rinunce da parte delle aziende (Telcom, QBell, Europlastic). E’ di oggi la notizia della rinuncia anche dell’azienda “Processi Speciali”.
Non è possibile continuare a demonizzare l’industria e assistere solo a delle enfatizzazioni per alcuni tipi di impianti che sfruttano l’energia da fonti rinnovabili e rigettare tutti gli altri.
Tanto è successo con l’impianto fotovoltaico, che dovrebbe utilizzare una tecnologia alternativa alle fonti tradizionali, dopo che il progetto è stato presentato alla Regione Puglia e dalle dichiarazioni trionfalistiche rese alla stampa da diversi esponenti della giunta regionale ivi compreso il Presidente.
Senza nulla togliere alla bontà della proposta, in quanto la CISL da sempre è stata favorevole a qualsiasi investimento, sempre che sia compatibile sotto l’aspetto della sicurezza e dell’ambiente, ma farlo passare come l’unico investimento realizzabile e sostenibile, fa scaturire molti equivoci e perplessità.
Per cui viene spontaneo chiedere :
Come mai per altre proposte presentate non ci sono state le stesse espressioni e la identica priorità?
Perché si è soffermati solo alla valutazione di carattere ambientale trascurandone i benefici sociali?
Quali sono i vantaggi sociali economici per gli utenti, oltre a quelli ambientali e i ritorni sociali per il territorio?
Se il paese deve investire tanti milioni di euro, quale è il valore corrisposto per la produzione?
Infine, la quantità di energia prodotta è conforme al regolamento che definisce l’ammissibilità massima di MW da produrre?
Perché se così non è, l’unico dato che emerge è la volontà di favorire solo un business imprenditoriale.
Piero DE GIORGIO
Segretario U.S.T.
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