Brindisi, 27/06/2006
Italia Nostra sulla campagna comunicativa di Enel
Assistiamo con sempre maggiore frequenza ad un moltiplicarsi delle iniziative ENEL (centrali aperte per concerti, visite e attività sportive, la presentazione della guida 2006 “I piaceri dell’energia” nell’ambito del programma Natura e Territorio, ecc.) campagne di comunicazione volte a costruire un’immagine di azienda attenta all’ambiente e al territorio.
Dal momento che è giusto informare i cittadini in maniera completa si sappia che:
La centrale di Cerano ha prodotto nel 2005 emissioni in atmosfera per 10.599 tonnellate di ossidi di zolfo, per 9.903 tonnellate di ossidi di azoto e 879 tonnellate di polveri, oltre a immissione in mare di oltre 1.300.000 tonnellate di acque di processo inquinate e moltissime di più di acqua riscaldata (senza considerare la centrale Edipower ex Enel).
La centrale ed il suo mastodontico camino alto 200 metri (si vede sin dalla costa albanese) impedisce di fatto qualunque investimento turistico, e la conseguente diffusa ricaduta economica, in una vastissima zona caratterizzata da splendide spiagge e falesie.
Il carbonile ENEL nel porto di Brindisi è ancora sotto sequestro giudiziario, per quanto è dato sapere per inquinamento del terreno.
Sui giornali si legge costantemente dei raccolti agricoli perduti lungo il nastro trasportatore a causa della polvere di carbone; danno a cui segue il pronto acquisto dei prodotti stessi da parte dell’ENEL col conseguente silenzio degli agricoltori.
Le campagne di Cerano sono una desolata teoria di case coloniche abbandonate.
L’ENEL si ostina tuttora a non voler coprire il carbonile di Cerano mentre accetta di sostituire gli scaricatori di banchina solo perché quelli vecchi non sono più all’altezza dei 6 milioni e mezzo di tonnellate di carbone movimentate all’anno, quantità di carbone che non intende diminuire, anzi.
Non contenta dei disastri che ha riservato a Brindisi con il carbone e non solo, l’ENEL aveva pensato bene pure di entrare nell’avventura rigassificatore, abbandonandola non appena resasi conto che avrebbe nuociuto ai suoi più cospicui interessi locali, cioè non toccare il carbone - avendo ben chiarito che mai e poi mai avrebbe convertito a metano la centrale a carbone di Cerano -, e senza mancare di lungimiranza aveva per tempo compreso che per quell’impianto la vita diveniva complicata – è bene rammentare che il nuovo diritto amministrativo non prevede alcun risarcimento in caso di annullamento del provvedimento autorizzativo per motivi di legittimità (i vizi procedimentali oggi al vaglio della Magistratura, della Commissione Europea e del nuovo Governo) -.
Insomma dopo aver danneggiato il porto di Brindisi asservendolo al traffico di carbone aveva ben pensato di comprometterlo definitivamente con quello del gas.
Per quanto sopra, ad ogni tentativo dell’Enel teso a dare alla propria immagine lineamenti non del tutto rispondenti alla realtà, ci sentiremo sempre in dovere ed obbligati a intervenire per ricordare alla popolazione gli scempi prodotti a Brindisi dall’ENEL e dell’ingombrante presenza di una centrale chiamata, inopinatamente, Federico II.
COMUNICATO STAMPA ITALIA NOSTRA
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