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Brindisi, Errico: "non rinunceremo al porto per il gas, per il freddo, per il carbone"



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Brindisi, 12/07/2006

Errico: "non rinunceremo al porto per il gas, per il freddo, per il carbone"

La scienza a Brindisi sia sempre benvenuta, anche quando si presta a dimostrare ad una città stranamente riottosa come un rigassificatore sia necessario, quanto sia opportuno farlo a Brindisi, quanto indotto può produrre, quanto benessere può portare!
Ma ci vogliono gli accademici per imparare che l’economia nazionale ha bisogno dei rigassificatori, tanto quanto delle centrali elettriche, degli impianti di smaltimento dei rifiuti, dei petrolchimici, delle opere per la difesa nazionale e altro?
E che Brindisi ha bisogno di posti di lavoro?
Non è in effetti un caso che vengano da fuori a “convincerci” della bontà del rigassificatore persone che affermano anche che la produzione di energia dal carbone è necessaria e che dunque è altamente positivo che a Brindisi ci siano ben 2 centrali termoelettriche a carbone, che poi sono la più grande della nazione e una delle più antiquate: accademici secondo cui è altamente positivo per l’economia nazionale e locale quel carbone che ha ucciso il porto di Brindisi!
E’ dalla crisi del gas russo di quest’inverno che non sentiamo che parlare importanti politici e studiosi della necessità dell’energia e della irresponsabilità di talune comunità locali che bloccano lo sviluppo della Nazione.
Ma nessuno può pretendere di spiegare proprio ai brindisini cosa significhi produrre energia, magari eleggendo a propria dimora un luogo in cui le garanzie di legge da tempo sottopongono a Valutazione di Impatto Ambientale pure le pale eoliche.
Le ricette universalmente valide vanno calate nello specifico.
E per il rigassificatore non c’è posto nello specifico di una città che già ospita le centrali elettriche (3 come nessuna città d’Italia), gli impianti di incenerimento dei rifiuti speciali (uno dei pochissimi d’Italia), la discarica di rifiuti tossico-nocivi (una delle due d’Italia), i petrolchimici (uno dei più inquinati con contenziosi infiniti avviati dalle aziende contro le bonifiche imposte dal Ministero dell’Ambiente) e pure le opere e servitù della Difesa nazionale.
Gli accademici, e magari qualche demografo e qualche sociologo accanto a industrialisti che censiscono sui giornali come grande risorsa per la comunità qualunque cosa che dia qualche posto di lavoro possibilmente buttando fumo in aria, vengano a studiare a Brindisi gli effetti sociali ed economici di una industrializzazione eterodiretta che ha avuto per unico criterio quello di impiantare dove c’è disoccupazione quello che altrove non è voluto, nascondendo che quella disoccupazione in pochi anni torna tale e quale sì da poter disporre di un perenne ventre molle, con crescenti disagio sociale e condizionamento dell’attività politica e amministrativa.
Per una volta allora, anzi da oggi per sempre, bisogna partire da ciò di cui Brindisi necessita, e non da quello che la Nazione si aspetta, punto di vista per il quale Brindisi ha dato come nessun’altra comunità e non deve dimostrare più nulla, salvo che di voler contribuire con il proprio sviluppo al benessere della Nazione tutta.
Brindisi pretende di utilizzare, finalmente senza condizionamenti, la più grande risorsa che la natura e la storia le hanno dato: il porto.
Un porto che vuole recuperare dal carbone e che non può immolare al rigassificatore, neppure con un metro di banchina o un metro quadrato di bacino portuale. Se anche al gas dovessimo dare, siamo piuttosto pronti ad accogliere il tubo che in sicurezza e in discrezione ce lo porti da oltremare.
Anziché mettere la scienza al servizio di interessi privati, talmente privati da aver scavalcato gli interessi generali sanciti dalle Direttive Europee e dalle convenzioni ONU (mi riferisco alla Valutazione di Impatto Ambientale e al diritto della popolazione alla informazione e alla partecipazione ambientale), un certo mondo accademico potrebbe piuttosto rendere pubblico quanto un porto grande e moderno, localizzato nel centro del Mediterraneo, può dare all’economia locale e a quella nazionale se solo venisse liberato dalle servitù attuali e potenziali.
I porti sono oggi al centro di tutte le politiche di sviluppo, da quelle locali a quelle sovra-nazionali, e anche di quelle delle Istituzioni brindisine.
Non rinunceremo al porto di Brindisi per il gas, per il freddo, per il carbone.
E convogliando sul porto i grandi investimenti infrastrutturali come stiamo facendo, riservando solo ad essi - per la crescita dei traffici commerciali - gli spazi portuali per definizione limitati, faremo il miglior servizio alla nostra comunità e alla Nazione tutta.

Il Presidente della Provincia di Brindisi
Michele Errico

COMUNICATO STAMPA AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI BRINDISI


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