Francavilla F.na, 14/10/2006
Overdose a Villa Castelli: due arresti
E’ una domenica, quel 4 luglio 2004, quando personale della Stazione Carabinieri di Villa Castelli interviene in contrada “Parpullo”, ove, poco prima, alcuni passanti occasionali avevano rinvenuto il cadavere di Giovanni D’AMICO, tossicodipendente del luogo, all’interno della propria autovettura, ed avevano dato l’allarme il 112.
Nei pressi del cadavere venivano trovate due siringhe, mentre una piccola lesione da punta molto sottile all’altezza della piega del gomito destro non lasciava molti dubbi di interpretazione sulle cause della morte. Ma anche un overdose, sebbene non voluta, presuppone la commissione di un reato, quello di spaccio, e comunque, di fronte alla morte di un ragazzo, per di più in quella triste maniera, non possono non essere impiegate tutte le risorse a disposizione, in termini di uomini, di mezzi, di strutture e di tutti gli ausili di cui si dispone, per individuarne i responsabili, così, anche laddove non si riuscisse, almeno si potrà dire in coscienza che è stato fatto tutto il possibile.
Anche oggi, invece, un nome c’è. E, assieme a quello dell’ultimo pusher di Giovanni, anche un altro, ritenuto essere responsabile, in concorso con il primo, di una fiorente attività di spaccio in Ceglie Messapica.
Michele GIOIA e Mattia MASTRO, entrambi giovanissimi, tutti e due poco più che ventiduenni, reggevano le fila di un piccolo esercito di tossicodipendenti, anche come Giovanni, che li raggiungevano fino a Ceglie pur di acquistare “un attimo di falsa soddisfazione”, sono stati tratti in arresto in esecuzione di un ordinanza di custodia cautelare in carcere dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Francavilla Fontana
Solo al primo, però, è stata contestata anche la morte di Giovanni.
L’accusa: “Morte come conseguenza di altro delitto”. L’ultimo, solo in ordine di tempo, purtroppo. L’ennesimo tragico punto di partenza di una laboriosa attività di indagine che, oltre a far luce proprio su questo episodio, ha permesso di individuare gli illeciti traffici tenuti dai due cegliesi.
Gli sforzi investigativi dei Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile hanno permesso di far luce sull’ennesima morte da overdose. Appena un mese addietro, a conclusione dell’operazione convenzionalmente denominata “BAMBA”, fu fatta chiarezza sulla morte di un altro giovane tossicodipendente, Giuseppe RE, di Oria. Anche in quel caso eroina, come Giovanni.
In quella calda domenica di luglio, gli uomini del Nucleo Operativo e della Stazione di Villa Castelli, ascoltarono l’accorato appello dei familiari del ragazzo e degli amici di Bari, dove Giovanni aveva trovato lavoro come parrucchiere e dove, forse, lontano dalle “amicizie pericolose”, riusciva a star alla larga anche da quello “stramaledettissimo vizio” che lo ha portato altrove. “Era un ragazzo solare”, dicevano. “Ogni tanto gli piaceva tornare a Villa Castelli per trovare i genitori. Loro non poteva dimenticarli come voleva mettersi alle spalle quell’esperienza terribile di tossicodipendenza”. Ma non ne è ha avuto il tempo.
Uno di loro chiamava periodicamente i Carabinieri di Francavilla Fontana per chiedere se avessero “scoperto qualcosa”. Ieri ha confessato al telefono, apprendendo la notizia degli arresti, di essere contento per la memoria di Giovanni: “Non avevo dubbi sul vostro successo”, ha detto.
Nei giorni che seguirono il ritrovamento del corpo senza vita di Giovanni, le congetture iniziali trovarono conferma nelle conclusioni della relazione medico legale del Dott. Antonio CARUSI, incaricato per effettuare l’autopsia sul corpo di Giovanni D’AMICO dal Sostituto Procuratore presso il Tribunale di Brindisi, Dott. Francesco MATTIACE.
Al termine dell’esame autoptico, il perito riuscì a determinare oltre che la causa anche la probabile epoca del decesso, individuandolo nella tarda serata del venerdì precedente.
Già nell’immediatezza del ritrovamento, l’attività informativa svolta dai Carabinieri aveva permesso di individuare, tra le frequentazioni più assidue di Giovanni durante i suoi soggiorni in Villa Castelli, allorquando tornava da Bari, un altro tossicodipendente, ritenuto da più parti capace di riferire fatti e circostanze utili alle indagini.
Questi, in effetti, solo quando venne rintracciato, confessò candidamente di essersi appartato con Giovanni per consumare una “storia”, fino al momento in cui l’amico si era sentito male, decedendo praticamente in pochi minuti. L’autopsia infatti stabilì che a nulla sarebbe valso anche l’intervento tempestivo di un probabile soccorso. Forse di fronte alla consapevolezza e allo svanito rimorso di non aver fatto qualcosa per salvare l’amico, con cui aveva condiviso una moltitudine di “attimi di falso benessere”, il ragazzo confessò anche i particolari di quegli ultimi momenti e la paura che lo attanagliò. Un timore quasi logico e scontato in personalità fragili come quelle dei tossicodipendenti.
E’ stato grazie alla certosina attività di studio dei tabulati delle utenze telefoniche in uso alla vittima dell’overdose, che si è riusciti ad individuare il teatro dello spaccio della droga acquistata da Giovanni nella cittadina cegliese.
L’attività permise di monitorare gli ultimi spostamenti di Giovanni ed i contatti con Michele GIOIA. In seguito una serie interminabili di servizi dei Carabinieri in borghese che, con non poca fatica, si sono introdotti in quel tessuto sociale, ove le uniche soddisfazioni quotidiane sono spesso limitate alla riuscita di un “acquisto” o di una “cessione” (dipende dai punti di vista), evitando i controlli dei Carabinieri. Eppure, come sempre più spesso accade, quegli stessi Carabinieri, forse visti sempre con troppo facile deduzione, come “il lupo cattivo” che ti ruba la merenda, hanno assunto una veste diversa agli occhi di quei giovani disadattati, reietti di una società che li confina ai suoi margini forse con colpevole fretta. Una decina in tutto. Le loro dichiarazioni, importantissime, permisero di conoscere le fattezze e le caratteristiche somatiche, nonché le abitudini dei “due spacciatori più attivi”, GIOIA e MASTRO per l’appunto, nonché le autovetture e ciclomotori in loro uso, descritti per marche e modelli dai loro stessi “clienti”.
L’attività di indagine svolta, quindi, ha permesso di accertare in Ceglie Messapica un attivo gruppo di giovani dedito allo spaccio di sostanza stupefacenti del tipo cocaina ed eroina nei confronti di tossicodipendenti di Ceglie Messapica, di Villa Castelli, di Grottaglie e di San Vito dei Normanni.
Le risultanze investigative, però, hanno permesso di contestare l’illecita attività di spaccio “solo” ai due arrestati, sebbene fosse emerso che la composizione della “comitiva” fosse chiaramente di numero superiore.
La presenza di altri “spacciatori” tra le righe dei verbali raccolti dai Carabinieri, infatti, era tanto palese quanto vaga era la descrizione anche solo delle loro fattezze, causa, purtroppo, dei contatti sempre più fugaci al fine di eludere i controlli serrati degli stessi Carabinieri, nonché per via della personalità “media” del tossicodipendente che, in occasione degli incontri con gli “spacciatori”, è quantomai ansioso di concludere al più presto “l’affare” per assumere la sostanza acquistata, ignorando altri particolari: tuttavia, anche quei piccoli particolari riferiti da tutte le persone escusse sono state ritenute plausibili ed attendili proprio in virtù della loro convergenza nei confronti delle personalità dei due arrestati.
In tal senso si sono rivelate altamente significative le dichiarazioni assunte da alcuni di quei tossicodipendenti nonché i numerosi controlli di polizia operati dal personale della Stazione Carabinieri di Ceglie Messapica, che ha coadiuvato nelle indagini gli investigatori del Nucleo Operativo e Radiomobile di Francavilla Fontana, per il raggiungimento del fine ultimo comune. L’esito di tutti gli accertamenti e delle indagini, quindi, è arrivato sulla scrivania del P.M. Dott. Francesco MATTIACE, che ha poi chiesto l’emissione dei provvedimenti al Giudice per le Indagini Preliminari, Dott.ssa Simona PANZERA.
Anche durante questo ennesimo filone di indagine non sono mancate, tuttavia, le segnalazioni ex art.75 legge 309/90 sulle sostanze stupefacenti, doverose se non altro perché rappresentano, il trampolino di lancio verso una nuova possibilità di vita, il primo passo verso un programma di riabilitazione che permetta di non finire sul sedile di un auto come Giovanni, ma che permetta ad un numero sempre maggiore di giovani “sfortunati” (sono tali quelli cha hanno la sventura di passarci) di poter dire un giorno: “Io ce l’ho fatta!”.
COMUNICATO STAMPA REGIONE CARABINIERI PUGLIA
COMPAGNIA DI FRANCAVILLA FONTANA
NUCLEO OPERATIVO E RADIOMOBILE
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