Bari, 20/10/2006
PEAR: la valutazione dei Comunisti Italiani Pugliesi
Lo sviluppo scientifico e tecnologico è sempre stato causa di nuove problematiche, tali da influenzare l’evoluzione del complesso delle relazioni sociali, ma è altrettanto indubbio che senza la scienza e la tecnologia la condizione umana sarebbe assai più precaria e difficile e che alla ricerca scientifica e tecnologica è affidato il compito di dare risposte innovative e di progresso.
Prodotti dell’azione umana, costrutti sociali, hanno bisogno di essere indirizzati, in modo che la loro conseguente applicazione rimanga al servizio del progresso del genere umano e non a strumenti di accentuazione del dominio delle differenze sociali.
Noi crediamo nel libero sviluppo del pensiero scientifico capace di generare metodi e attrezzi di innalzamento e miglioramento delle condizioni di vita e crescita della democrazia per l’umanità tutta.
Questo è il presupposto fondante le nostre osservazioni sul PEAR Puglia senza pragmatismo deteriore e astrattismo.
Siamo per un sistema energetico meno accentrato, meno esposto ai rischi dei monopoli economici, delle concentrazioni geografiche, dei disastri ambientali, più sicuro, più flessibile, più economico, più vicino alle esigenze di tutte le popolazioni interessate.
La questione energetica è questione nazionale molto complessa, che va affrontata in un'ottica anche internazionale e con interventi programmati di medio e lungo periodo definiti per obiettivi strutturali e non congiunturali.
Riteniamo che il Piano Energetico Ambientale Regionale debba prioritariamente predisporsi alla osservanza delle determinazioni concordate nel programma dell’Unione, che impone, tra gli altri, il principio di risparmio nel trasporto dell’energia avvicinando il più possibile la produzione all’utenza, passando da pochi grandi impianti ad impianti diffusi e di elevata efficienza.
Il Pear-Puglia già largamente superato dall’irruenta ed incontrollata fase di edificazione di impianti produttivi diffusi sul territorio, a nostro giudizio, al contrario, è stato elaborato in un'ottica molto ristretta, priva di qualsiasi riferimento a previsioni nazionale ed internazionali, e soprattutto senza alcun intento moralizzatore delle spinte profittatrici e degli interessi monopolistici di gruppi industriali disinteressati alla vocazione naturale dei territori.
Questo giudizio trova fondamento nell’analisi degli obiettivi che il Pear si prefigge di raggiungere nella nostra regione, gia da alcuni anni caratterizzata da una produzione di energia elettrica di molto superiore alla domanda interna e che il Piano intende mantenere con il: "proseguire in questa direzione ".
Perché bisogna “proseguire in questa direzione”!?, su quali previsioni di crescita del sistema produttivo regionale è calcolato il fabbisogno energetico interno futuro? e, conseguentemente quanto della produzione complessiva è destinata fuori regione, sono tutti dati valutativi assenti dalla proposta di Piano.
Essi rivestono una fondamentale importanza nell’elaborazione di una proposta seria e compiuta di un Piano, che dovrebbe essere strettamente correlato ad un Piano di Sviluppo Economico della regione, e ad un altrettanto serio Piano dei Trasporti.
Una analisi così carente della situazione oggettiva, infatti, delinea un Piano che non corregge né le contraddizioni, né gli errori del passato, anzi traccia uno scenario obiettivo basato sugli attuali trend di crescita.
Così che, anche condivisibili posizioni di principio, condivisibili in premessa, nel loro concreto sviluppo diventano forme, più o meno velate, di accettazione dell’esistente che spingono verso un ulteriore sviluppo quantitativo della produzione energetica piuttosto che, come noi riteniamo, mettere seriamente mano ad una produzione qualitativa di energia.
Alcuni dati numerici infatti, possono contribuire a rendere meglio il nostro contesto regionale:
• la Puglia è quinta in Italia per potenza installata (il 10,2 % della energia nazionale);
• utilizza per la produzione del 57 % di energia carbone di medio-bassa qualità (quello più economico);
• l’11 % di produzione è da gas siderurgico (combustibile inquinante);
• produce il doppio di quanto le serve;
• Il 22 % delle emissioni nazionali di CO2 si concentra tra Taranto e Brindisi.
Questi valori, inoltre, sono in ulteriore crescita per:
• l’aumento del 20 % della produzione siderurgica a causa della delocalizzazione dell’area a caldo di Genova;
• per i nuovi insediamenti a ciclo combinato previsti dal piano per Brindisi, Modugno, San Severo, per un totale pari al 50 % dell’attuale produzione elettrica;
• la tendenza nazionale ad utilizzare metano porterà al 60 % del suo utilizzo che comporterà inevitabilmente, la costruzione di numerosi rigassificatori che non sono, per i territori di insediamento,dimostrate opportunità socio-economiche, conservando elevate fonte di rischio.
Pur riconoscendo la fondamentale necessità, per il sistema Paese, di approvvigionarsi nel breve periodo di tale fonte di energia, rimane intatto l'aspetto preoccupante della questione, determinato proprio dall’assenza un Piano Energetico Nazionale che chiarisca l'effettivo fabbisogno dell'Italia di forniture di GNL.
Per le notizie che ci giungono, ad oggi esistono circa una ventina di progetti di rigassificatori dislocati su tutto il territorio nazionale.
A fronte di tali richieste, in assenza del PEN, non esistono dati certi sul reale fabbisogno energetico nazionale di gas, e per tanto, noi comunisti italiani, riteniamo opportuno eliminare dal Piano la previsione del rigassificatore in Puglia, subordinandolo alla successiva approvazione del PEN.
D’altra parte, l’evidenza dei fatti impone, in maniera altrettanto evidente, per la Puglia il sollecito e deciso intervento del Ministro competente e del Governo, per sospendere l'iter amministrativo in corso sul rigassifìcatore della British Gas.
Intendiamo infatti sollecitare il Governo regionale a promuovere una azione collegiale di elaborazione di scelte consapevoli e meglio negoziate, sia con lo Stato centrale che con gli operatori privati, atteso che la liberalizzazione del settore non può far diventare il solo profitto delle multinazionali l'unico e prevalente criterio di orientamento delle scelte.
Diversamente non potremmo che dichiarare ambigue tutte quelle dichiarazioni condivisibili, espresse nel Pear, là dove si afferma il principio dello sviluppo sostenibile, basato sulla coesione sociale e sul confronto democratico con le espressioni della società, e la determinazione a voler rispettare i parametri di Kyoto in uno con l’obiettivo di raggiungere il 10 % di produzione da energia alternativa.
Il Piano così concepito però, non prevede una sostituzione del carbone in Puglia con il metano ma una sua riduzione graduale; né impone a ENEL l’ammodernamento dei suoi impianti; né richiede l’applicazione e la ricerca sul “carbone pulito” e sulle tecniche di “captazione di CO2”, così come, ad esempio, avviene in Germania, dove la produzione da carbone è il 50,6 % contro il 13,2 % dell’Italia.
Il carbone per altro, ha attualmente prezzi stabili e bassi, sicurezza di approvvigionamento e serve anche a produrre H2.
In merito alla produzione di energia da fonte eolica il Pear deve precisare al meglio le condizioni di produzione e di utilizzo, evitando in modo sistematico ogni ulteriore inquinamento visivo e paesaggistico, così come è evidente nella piana e nell’Appennino dauno
Necessitano chiare e precise disposizioni per i Comuni che, spinti da sostanziali necessità di “cassa” tengono in poco conto gli stessi criteri che dianzi rivendicavamo per l’intero impianto del Piano regionale, ovvero: fabbisogno delle popolazioni, fabbisogno della attività produttive e di servizio insediabili, necessità di risparmio energetico e fabbisogno dei soggetti produttori interessati alla realizzazione disinvolta di centrali eoliche.
Una insufficienza, questa non certamente scaricabile sulle Amministrazioni Locali, poiché, ripetiamo, gravemente carente nella elaborazione complessiva del Piano, circa le connessioni di vantaggio tra energia pulita e sviluppo dei territori.
L’utilizzo di nuove fonti rinnovabili di energia deve essere sostanzialmente legato allo sviluppo delle economie locali, alla costruzione di infrastrutture di produzione e di servizio alle persone ed alla mobilità, alla riduzione dei costi di esercizio amministrativo delle collettività pugliesi interessate.
Anche per questo riteniamo opportuno ripetere che rimane, per noi Comunisti Italiani, fondamentale che il Pear definisca con chiarezza:
• per quali indirizzi di sviluppo produttivo, distributivo,occupazionale e di servizio è necessaria una determinata quantità e qualità di produzione energetica, a sostegno dei territori della Puglia, e poi della macroarea meridionale, e poi del Paese.
• come si intende porre rimedio alle storture subite dalle popolazioni pugliesi che hanno assistito ad imposizioni di impianti industriali che, nella loro concreta pratica hanno impoverito le comunità e mortificato il territorio;
• come si evidenzia nel concreto la discontinuità con le politiche energetiche e ambientali poste in essere nel decennio precedente;
• quali procedure amministrative si definiscono per realizzare “democraticità e condivisibilità” delle scelte da operare.
Rimane evidente che le conseguenze oggettive dell’applicazione dei criteri di cui sopra, oltre che interessare l’intero territorio della Puglia, devono assumere particolare rilevanza proprio nelle aree del territorio pugliese già soggette a grandi insediamenti industriali e che, per questo hanno già largamente compromesso risorse ambientali e territoriali in favore di produzioni energetiche non finalizzate ai soli consumi locali.
Qui, in particolare, ci paiono irrinviabili politiche di:
• risanamento, prevenzione e sicurezza sanitaria e ambientale;
• incentivi alle attività di ricerca scientifica per il miglioramento dell’efficienza dei sistemi produttivi e distributivi oltre che tecnologie di riduzione di impatto ambientale delle produzioni;
• compensazione dei costi sociali e dei costi economici (occupazionali e di sviluppo ai consumi).
Nella bozza presentata, per la realizzazione del Pear è scritto: "dovranno contribuire diversi soggetti, sia pubblici che privati... un esempio è rappresentato dalle società di servizi energetici, che dovrebbero assumere un ruolo sempre più importante, come pure le public company che possono intervenire anche in ambiti in cui la presenza dei privati non risulterebbe conveniente ".
E’ necessario quindi, fare uno sforzo di analisi e di ricognizione sull’intero territorio regionale per censire tutte le cosidette "public utilities" che possano svolgere un ruolo attivo nell'applicazione del Piano.
Di qualche mese fa è l’avvio, su iniziativa dell'assessore del Comune di Bari Dott. Boccia, di una aggregazione tra AMET- AMGAS-AMICA con la prospettiva di alleanza strategica con ACEA.
Questa operazione potrebbe rappresentare una ipotesi di gestione del mercato energetico regionale con una azienda a prevalente capitale pubblico ed ulteriori approfondimenti potranno verificare le possibilità, anche attraverso FinPuglia, di costruire un soggetto economico imprenditoriale pubblico che si candidi alla gestione dell’intera partita energetica.
Partito dei Comunisti Italiani
Comitato Regionale della Puglia
Bari - 19 settembre 2006
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