Brindisi, 07/12/2006
Romano (DS) al direttore generale dell’asl BR/1 sull'autonomia gestionale
Di seguito la Lettera aperta del vicepresidente del gruppo DS nel Consiglio regionale, Giuseppe Romano, al direttore generale dell’asl BR/1, Guido Scoditti.
“Ritengo opportuno esprimere pubblicamente alcune considerazioni rispetto a due questioni che ritengo decisive: l’autonomia gestionale deliberata per gli Stabilimenti Ospedalieri e la riapertura dei reparti di ortopedia a San Pietro, chirurgia a Mesagne insieme con la diversa distribuzione di posti letto delle branche chirurgiche prevista per lo Stabilimento di Ceglie.
Sono, queste, decisioni importanti dal punto di vista formale che, se non sostanziate da fatti e comportamenti coerenti, rischiano di produrre altri danni ai tanti di cui è disseminata la nostra sanità, atteso che essa rimane il fulcro di interessi che qualche volta tengono in poco conto il cittadino e la sua domanda di cure buone ed appropriate.
La mancata autonomia gestionale nel vigente piano ospedaliero, secondo me, è stata uno degli errori più gravi compiuti perché ha prodotto due risultati negativi.
Eliminando le branche chirurgiche, ha trasformato i cosiddetti Stabilimenti ospedalieri in succursali, determinando una diffusa demotivazione che ha interessato tutto il personale.
Il secondo è stato quello di scaricare tutto, e non solo la patologia chirurgica, sul Presidio Ospedaliero perché “là si trovano tutti i reparti e si possono avere gli accertamenti che servono”.
Oggi allora, la riconosciuta autonomia di gestione si esplica e diventa fatto concreto se il management (direttore sanitario e amministrativo) dello Stabilimento è messo nella condizione di poterla esercitare gestendo le risorse assegnate, organizzando la riapertura e programmando con la direzione della ASL il fabbisogno, dentro una sorta di piano di azione che abbia il cittadino, e non altro, al centro delle politiche.
Tutto ciò ha conseguenze dirette nella deliberata riapertura delle branche chirurgiche a San Pietro, Mesagne e Ceglie se per autonomia gestionale si intende che i direttori sanitario ed amministrativo, assumono la responsabilità piena del risultato finale.
Considero riduttiva la motivazione per cui si riapre soprattutto per decongestionare il Perrino, perché se fosse solo così, forse basterebbe acquistare altra prestazione anestesiologica e programmare un più efficace utilizzo delle sale operatorie per ottenere miglioramenti significativi.
Ho già avuto modo di sostenere che tali riaperture, oltre che a quella motivazione, devono rispondere anche all’esigenza di ridistribuire sul territorio l’offerta pubblica degli interventi chirurgici di media e bassa complessità, liberando energie e risorse da dedicare al miglioramento degli interventi di alta complessità.
Queste riaperture, del resto, non sono un incidente della storia, ma figlie dello sradicamento rispetto al territorio, che la soppressione produsse appena tre anni fa.
Va detto anche che l’accorpamento di questi reparti ai Presidi Ospedalieri, diede vita ad una figura atipica nel panorama della risorsa umana impiegata nel settore sanitario, quella del “perdente posto”; professionisti e personale sanitario, con alle spalle una attività più che ventennale, in quanto “aggregati” hanno faticato e faticano ancora per dimostrare capacità e competenza.
Ecco, la riapertura si avvia con una mobilità volontaria che riconosce il lavoro svolto negli anni da questo valido personale? Si riapre partendo dal “perdente posto” perché già depositario di un consolidato rapporto con le persone e con il territorio?
Così può funzionare già il giorno dopo la riapertura, perché non si comincia da zero in quanto la gente non ha dimenticato il tempo in cui questi reparti erano attivi e, si sa, chi ben comincia è sempre alla metà dell’opera”.
COMUNICATO STAMPA AGENZIA CONSIGLIO REGIONALE PUGLIESE
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