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Mesagne, Conserve Italia, Molfetta:"attendiamo con cauto pessimismo"



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Mesagne, 26/01/2007

Conserve Italia, Molfetta:"attendiamo con cauto pessimismo"

Le notizie filtrate dalla stampa sull' incontro romano lasciano col fiato sospeso ed inducono ad un cauto “pessimismo” sul destino del sito mesagnese di ConserveItalia (Brindisi), poiché l'azienda ha confermato la determinazione di chiudere lo stabilimento e ne ha illustrato le (proprie) ragioni:

- improduttività e diseconomie. Soltanto nell'ultimo anno vi è stato un calo del prodotto lavorato di circa il 30% e si è accumulata una passività di circa due milioni di € per le maggiori spese legate al trasporto, alla gestione del personale, ai maggiori costi di produzione, alla manutenzione degli impianti;
- inadeguata risposta del territorio ai piani di sviluppo aziendali. Negli ultimi anni si è verificato un crollo della produzione agricola e del conferimento del pomodoro all'azienda, mentre non sono mai decollate forme di organizzazione associata di produttori e mai si è costituito un vero e proprio sistema di filiera agro-alimentare;
- contaminazioni fraudolente del mercato. Qui i riferimenti sono vaghi e generici e non si capisce se ConservItalia si riferisce a presunti comportamenti “illegali” di operatori di settore o ad altro.

Ci sembrano ragioni pesantissime che hanno bisogno di approfondita analisi e verifica, su cui costruire proposte efficaci di recupero e rilancio dell’azienda. Il Ministro delle Risorse Agricole, dal canto suo, ha offerto la preziosa mediazione del Governo che però nel merito rimanda ad accordi e convenzioni comunitarie probabilmente in corso di definizione, mentre le istituzioni locali hanno messo sul tavolo della trattativa la costituzione di un “osservatorio permanente interistituzionale sull'agroindustria”, ed ulteriori forme di sostegno che hanno bisogno di più chiara individuazione.

Dal contesto delle notizie pubbliche assunte non sembrano emergere indirizzi nuovi rispetto alla vecchia logica assistenziale. Non si intravedono infatti piani di riconversione industriale dell'azienda, volontà di diversificare la produzione, progetto di formazione e di riorganizzazione dei produttori (il nostro "Leader2- Terra dei Messapi", col suo braccio operativo il G.A.L., sembra ancora fermo alla stazione di partenza), nuovi modelli di sviluppo agricolo.

Un altro elemento di rilievo che ci pare di cogliere dal confronto romano è che la "vertenza" delle altre industrie conserviere del territorio ("F.lli Ruggiero” – “Castell'Acquaro”), al di là delle dichiarazioni d'intenti, non sembrano far parte della trattativa in corso, né forse potrebbe, giacché, seppur parte integrante dello stesso comparto, sono probabilmente portatori di istanze e di interessi non convergenti e talvolta confliggenti con quelli di ConservItalia.

Anche se leggiamo nel quadro complessivo elementi di profonda preoccupazione speriamo che almeno l'emergenza sia affrontata e che si raggiunga perlomeno l'obiettivo minimo di salvare la fabbrica e sopratutto tutti i lavoratori, ma è evidente che i nodi cruciali della crisi agro-industriale del nostro territorio restano tutti sul tappeto. Su questo noi chiediamo che si apra un confronto, il quale non può prescindere perlomeno da alcuni nodi critici: i limiti insostenibili del mercato reale, il fallimento delle politiche assistenziali degli anni '80, la mancata applicazione delle direttive comunitarie.

Tali nodi giunti al pettine come fulmine a ciel sereno sembrano confermare la tesi che in questi anni il mondo politico, le organizzazioni sindacali hanno riposto frettolosa fiducia in un modello di sviluppo liberista che, così come si configura, non può garantire in modo continuativo e diffusivo benessere tale da raggiungere tutti.

dr Pompeo MOLFETTA
candidato Sindaco “A Sinistra”


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