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Francavilla F.na, Il grande bluff: tutti i particolari dell'operazione



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Francavilla F.na, 30/01/2007

Il grande bluff: tutti i particolari dell'operazione



Sette uomini tradotti in carcere, altri tre sottoposti agli arresti domiciliari; un’indagine partita da Francavilla Fontana nel 2003 ed estesa in tutte le province pugliesi, ma anche in Basilicata, Umbria, Lombardia, Calabria, Sicilia, Toscana, Emilia Romagna, Molise e Campania.
E’ questo – e molto altro – l’operazione "IL GRANDE BLUFF - La storia vera di un vero imbroglione", condotta dal N.O.R.M. del Comando Carabinieri di Francavilla Fontana (Brindisi).

In carcere sono finiti Giuseppe Galiano, 32 anni, Alessandro Cesarie 32 anni, Antonio De Siato, 49 anni, Michele Palazzo, 44 anni, Antonio Alessandro Spina, 36 anni, Cosimo Morrone, 41 anni, Cosimo Di Noi, 30 anni, tutti di Francavilla Fontana.
I benifici degli arresti domiciliari sono invece stati concessi Donato Suma, di Suturano ed a Enrica Francesca De Michele e Vito Turrisi di Ceglie Messapica.

Le prime indagini hanno avuto inizio nel febbraio del 2003, dopo una truffa perpetrata da Giuseppe Galiano, pregiudicato locale conosciuto con lo pseudonimo di “Peppe lù paccio”, ai danni di una gioielleria di Ostuni. L’uomo, che aveva acquistato un Rolex pagandolo con assegni falsi, venne denunciato in stato di libertà.
I Carabinieri del Nucleo Operativo riuscirono a rintracciare l’orologio truffato e, soprattutto, scoprirono l’esistenza di una vera e propria associazione dedita alla commissione di truffe attraverso l’utilizzo di assegni bancari “genuini”, tratti da c/c intestati a soggetti compiacenti ma “privi di copertura”. I militari accertarono che Giuseppe Galiano, vantandosi della vicinanza a figure delinquenziali storicamente “importanti” si serviva di pregiudicati, tossicodipendenti, o persone in gravi difficoltà economiche, offrendo denaro in cambio dell’accensione di un conto corrente e della disponibilità del carnet di assegni.

I Carabinieri riuscirono a risalire a tre carnet di assegni monitorando le truffe commesse ed individuarono una e vera e propria organizzazione criminale che faceva capo al Galiano.

In seguito, i militari si resero conto che l’organizzazione aveva sviluppato un nuovo modus operandi, attraverso l’uso di “assegni scannerizzati”. Questa modalità criminale veniva posta in essere grazie alla complicità di Donato Suma, Alessandro Cesaria E Antonio Desiato, anch’essi titolari di c/c genuini, dai quali si ricavavano i titoli scannerizzati.

Emerse, inoltre, che l’attività in forma organizzata, traeva vantaggi illeciti economici non solo dalle truffe, ma anche – attraverso i collegamenti con noti esponenti malavitosi locali – da altri reati contro il patrimonio (furti, ricettazioni, ed estorsioni, quest’ultimo reato nella fattispecie tipica conseguente al furto di auto/motoveicoli e successiva richiesta di denaro per ottenerne la restituzione – c.d. “cavallo di ritorno”). I Carabinieri individuarono una grossa varietà di truffe commerciali, riguardanti orologi di pregio, set di pentole, ferri battuti, intimo, abbigliamento e migliaia di set da bagno , partite di prodotti olivicoli, forniture di materiale elettrico, carrelli elevatori, macchine agricole e materiali per l’agricoltura, auto, prodotti alimentari, piante ornamentali, quadri, scooter marini e barche per un giro di affari di oltre 250.000 euro

L’indagine conclusa oggi ha consentito di individuare un organizzazione ben delineata – che si ritiene sia ancora attiva - grazie alla cui attività traggono indubbi vantaggi economici ed illeciti, non solo gli “autori materiali” delle truffe, ma anche noti esponenti criminali locali i quali gestivano le fila di una serie di manigoldi dediti alla commissione anche dei reati di furto, ricettazione, ed estorsione.
Inoltre, è stato appurato che altre persone erano dedite al riciclaggio di beni e altre utilità provenienti proprio dai delitti contestati.

Nel corso delle investigazioni, condotte anche con una serie di intercettazioni telefoniche, sono state sventate alcune grosse truffe e sono intervenuti anche fatti di sangue, come l’uccisione di Angelo Putignano ed il duplice omicidio dei fratelli Luigi e Damiano Rodia, maturati in ambienti vicini all’organizzazione sgominata.

“Il completamento di questa operazione – fanno sapere dal Comando di Francavilla il Tenente Ferrari ed il Capitano De Masi - è la dimostrazione tangibile che la merce truffata non serva a soddisfare bisogni propri ma vada ad alimentare un mercato parallelo a quello regolare, o che, peggio ancora, fosse addirittura commissionata, come il caso di uno dei commercianti arrestati (che ha riciclato nella propria abitazione il frutto di una truffa avente ad oggetto una fornitura completa dell’impianto elettrico, commessa in danno di una grossa azienda del settore latianese).
Tanto clandestino quanto pericoloso per gli effetti che potrebbe, alla lunga, comportare sull’economia locale, atteso che, indubitabilmente quegli stessi commercianti, chiamiamoli “regolari”, difficilmente potrebbero reggere il confronto con una concorrenza così agguerrita e spregiudicata, nonché, a suo modo, economicamente vantaggiosa per chi acquista.
Nel tempo trascorso diverse sono state, infatti, le persone ritrovate in possesso di merce truffata dall’uomo, e, per questo denunciate.
“Non sempre il gioco può valere la candela. Tante volte, a fronte di un risparmio in termini economici fa da sponda l’inevitabile rischio di incorrere in una denuncia all’Autorità Giudiziaria. Acquistare, detenere, ricevere od occultare denaro o cose provenienti da un qualsiasi delitto, comporta, è bene che si sappia, la configurazione del reato di ricettazione. Difficile potrà essere, nel corso del procedimento penale che ne deriverebbe, dimostrare la propria buona fede tentando di far valere le proprie ragioni ed ammettendo, magari, la propria ingenuità per aver operato un incauto acquisto, quando il venditore è un riconosciuto “bidonista” e propini in giro vendite di questo o quell’articolo”.


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