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Brindisi, Base Usaf di S.Vito dei Normanni: quale futuro?



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Brindisi, 09/02/2007

Base Usaf di S.Vito dei Normanni: quale futuro?

Quanto apparso sugli organi di stampa, in merito all’iniziativa del Presidente della Confindustria di Brindisi , Massimo Ferrarese con una nota inviata al presidente del Consiglio Romano Prodi in merito al destino della exbase USAF di San Vito dei Normanni, riapre una pagina molto amara sul rapporto tra il territorio pugliese, quello brindisino e le numerosissime servitù militari a loro imposte.
San Vito dei Normanni , come tante altre exbasi della Guerra Fredda stanziate in Italia ora dismesse, resta come un buco nero al quale la popolazione locale non può realmente accedere ed usufruire.
La vicenda di San Vito ha avuto un iter che è illuminante su ciò che consegue all’istituire servitù militari e consegnarle ad occhi chiusi ad organizzazioni o alleanze militari straniere: 130 ettari di territorio brindisino che nel 1959 diventano territorio statunitense e che lo rimangono a causa di accordi segreti anche 6 anni dopo che la base è stata dismessa, rendendo inutili i fondi stanziati per il recupero del patrimonio mobiliare lasciato andare in rovina. Siamo per questo solidali con i cittadini di Vicenza che vedono nell’allargamento della base USA la perdita a tempo indefinito di possesso di parti significative del proprio territorio, sull’impossibilità di controllare le attività interne e la movimentazione in esse di materiali potenzialmente pericolosi alla salute delle popolazioni che vivono accanto alla base , anche nel caso di un incidente o un attacco militare o terroristico.
Nel luglio 2006 l’exBase di San Vito , rimasta in custodia dell’Aeronautica Militare Italiana, per conto di quella americana ( in base ad un trattato segreto degli anni sessanta) avrebbe dovuto ritornare nelle disponibilità della società civile e del territorio di Brindisi. Questo non è avvenuto, anzi siamo a conoscenza che su di essa altre amministrazioni dello Stato, quali per esempio la Marina Militare, avrebbero l’intenzione di appropriarsene per mantenervi lì la servitù militare ed adibire in essa una struttura atta all’addestramento dei propri militari e di forze internazionali.
Se questa decisione è vera, essa appare come il naturale proseguo di un altro progetto di cui noi siamo fortemente critici, che nella scorsa legislatura vide, come firmataria, la senatrice Rosa Stanisci dei DS presentare il DDL 1649.
Esso prevedeva l’istituzione di un cosiddetto Centro internazionale di educazione alla Pace (sic!), sede permanente dell’Istituto Superiore Militare Interforze e che avrebbe dovuto coniugare le esigenze dei militari inviati nelle operazioni di guerre “umanitarie” e del personale civile delle organizzazioni governative e non (ONG) che prestano l’attività nelle stesse zone di guerra, al seguito delle truppe internazionali o autonomamente.
Riteniamo che l’appioppare il termine PACE ad un Centro sotto la stretta competenza dei militari è un assurdo che nessuna intelligenza dotata di raziocinio inventerebbe ma che possiamo ritenere frutto di quegli assurdi equilibrismi linguistico-politici che hanno visto coniare termini quali “Guerra Preventiva al Terrorismo”, “Guerra umanitaria” , “Bomba intelligente”, “effetti collaterali”, ecc. Nel corso degli ultimi anni vari progetti alternativi all’uso militare del sito di San Vito sono stati presentati alle diverse amministrazioni comunali , provinciali e regionali che si sono succedute.
Progetti che contemplavano l’utilizzo della base a scopi realmente pacifici , rendendola un elemento di sviluppo culturale, economico e sociale del territorio , nell’ambito dell’idea di Brindisi citta-ponte tra culture, popoli ed economie presenti sulle sponde del Mediterraneo:
Tra questi progetti vi era l’istituzione di un campus delle Università del Mediterraneo, ma anche la fruizione da parte dei cittadini della provincia di Brindisi degli spazi ludico sportivi lasciati dagli americani e che opportunamente migliorati e modificati potessero accogliere i giochi del Mediterraneo.
Presso la regione Puglia è stato presentato nel 2006 un progetto da parte di alcuni soggetti ed associazioni, tra i quali il Centro Studi Torre di Nebbia, Peacelink, Osservatorio sui Balcani di Brindisi e ARCI , che prevede la riconversione alla cultura di pace di exservitù militari presenti sul territorio pugliese ed ereditate dalla Guerra Fredda .
In questo progetto è inserita la Base di San Vito che con i suoi grandi spazi disponibili, il patrimonio mobiliare e ciò che rimane delle strutture militari inserita in un itinerario pacifista regionale, con un Museo sulla Guerra Fredda e sull’Olocausto Nucleare, una sede di associazioni che lavorano sul territorio locale e nazionale nel campo dell’interculturalità e dell’integrazione, della comprensione tra i popoli, ma anche fonte di sviluppo e proposizione di economie ecocompatibili e rispettosi delle tradizioni locali tra i popoli del Mediterraneo. Inoltre non siamo d’accordo sull’istituzione di generiche conferenze di servizi dove la voce dei cittadini non è ascoltata e dove pratiche molto disinvolte di amministratori e cordate affaristiche portano decisioni mai concertate e condivise col territorio(vedi il caso di Vicenza), siamo invece d’accordo a tavoli nei quali i soggetti istituzionali si confrontino democraticamente con l’associazionismo e la società civile decidendo insieme su forme di reale sviluppo del territorio che portino anche rinnovamento culturale ed etico della nostra società.
In questo senso siamo disponibili a confrontarci con tutti i soggetti che credono che anche da Brindisi possano nascere idee innovative sullo sviluppo di questa città.

A nome delle associazioni proponenti il progetto Jupiter-itinerari di pace in Puglia

Antonio Camuso e Adalberto Malorzo


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