Brindisi, 13/02/2007
Legambiente locale dopo il terremoto giudiziario dell'affaire Rigassificatore
L’arresto dell’ex sindaco di Brindisi, di un imprenditore e di tre ex dirigenti della Brindisi-LNG, il sequestro dell’area di Capobianco, gli avvisi di garanzia e la notizia di altri probabili arresti ed ulteriori notifiche, anche in ambito ministeriale, non fanno che confermare quanto da tempo la nostra associazione – insieme ad altri - denunciava: il clima di illegalità nel quale tutte le autorizzazioni alla costruzione dell’impianto di rigassificazione e della colmata dello specchio di mare erano state rilasciate.
Ostinatamente la Brindisi-LNG continuava a sostenere di essere in regola con le autorizzazioni e pervicacemente ha continuato i lavori di colmata del sito. Evidentemente qualcuno confidava nella lunghezza delle indagini e in qualche improbabile artifizio procedurale che li avrebbe messi al sicuro. Emblematica anche l’improvvisa accelerazione dei lavori, e la recentissima dichiarazione di un alto dirigente inglese che assicurava l’entrata in esercizio entro il 2010.
Avremmo preferito che il problema del rigassificatore, osteggiato dalle Istituzioni, Comunale, Provinciale e Regionale, da un grande sindacato e da una grandissima parte della popolazione, fosse affrontato e risolto in sede politica, locale e nazionale. Ma - come purtroppo accade troppo spesso a Brindisi - è dovuta intervenire la Magistratura, e proprio nei confronti di quei personaggi già coinvolti in casi del genere. Già nel settembre del 2002, nella manifestazione organizzata in collegamento diretto con la trasmissione televisiva “Ambiente Italia” Legambiente denunciò l’assurdità della localizzazione a Capobianco e il muro di gomma eretto da politici e burocrati verso la richiesta degli atti e la partecipazione ai procedimenti autorizzativi.
Occorrono a questo punto tre cose. Primo, che il Governo attui senza ulteriori indugi quei processi amministrativi che portino all’immediato annullamento delle procedure autorizzative, in nome del principio di autotutela del territorio. Secondo, che a Brindisi si instauri finalmente un clima di legalità e di rispetto delle regole, in tutti i settori. Basta con i compromessi, con le allucinanti alleanze fra soggetti diversi, con insediamenti industriali imposti senza regole e senza controlli, con la disinvolta realizzazione di complessi turistico-alberghieri. Terzo, che le amministrazioni locali presentino un piano di sviluppo chiaro e definito sul quale si possano fondare le legittime aspirazioni di lavoro dei brindisini e che portino finalmente ad una svolta decisiva nella politica economica della città.
Legambiente seguirà con estrema attenzione la vicenda legata al rigassificatore, rinnovando la richiesta di annullamento del decreto ministeriale di autorizzazione e annunciando fin da ora l’intenzione di essere presente negli sviluppi che potrà avere la vicenda giudiziaria e la possibilità di costituirsi parte civile.
Legambiente
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