Brindisi, 07/03/2007
Crisi politica al comune: Rollo scrive a Mennitti
Pubblichiamo integralmente la lettera che Marcello Rollo ha fatto pervenire agli organi di stampa, indirizzata al sindaco di Brindisi Domenico Mennitti:
"Caro Mimmo,
può apparire inutile esprimere ancora una volta tutta la mia stima a livello personale oltre che la più totale solidarietà per la tua azione politica ma sento di doverlo fare anche per approfondire la puntigliosa analisi che più volte abbiamo abbozzato sulla nostra amata città.
Scusami se assumerò di tanto in tanto le vesti del docente che non potrei avere per età e per esperienza.
Io sono fra coloro che hanno inteso la tua candidatura e poi la tua elezione a sindaco come una fortuna, una possibilità che avrebbe potuto risollevarci dal buio politico e sociale in cui brindisi oramai si trovava all’indomani delle vicende giudiziarie che ne avevano decapitato i vertici comunali.
Non si trattava di gestire meglio o con capacità imprenditoriali più spiccate, chi si aspettava ciò non aveva e non ha ben chiaro cosa è successo nei cinque anni del dopo ribaltone guidati da Giovanni Antonino e rappresentati da Carmine Dipietrangelo, Salvatore Tomaselli, Enzo Cappellini, Giovanni Carbonella, Antonio Gaglione, Fabiano Amati e tante altre comparse supportate da un 72 per cento bulgaro di Brindisini entusiasti, ambientalisti, democratici e di sinistra che oggi, a cercarli con il lanternino non se ne scoverebbe uno.
La mia speranza e quella dei tanti amici di Forza Italia, ma non solo, che ancora oggi ti esprimono incitamenti e solidarietà era quella di riportare l’assise comunale a ridiventare il luogo alto della sintesi e della discussione politica, la rappresentazione del meglio di questa città, degli interessi e dei bisogni chiari e legittimi.
Sapevo che questo lo avresti fatto bene elevando il livello di discussione, come si usa dire, non già per rifuggire dai problemi contingenti ma per dare alla risoluzione di essi un presupposto culturale, una spiegazione strutturale che ci indicasse sempre come e dove si è diretti e sopratutto perché.
Ero speranzoso ma non mi facevo molte illusioni; la tua incapacità di trattare le piccole bassezze, i ricattucci, gli interessi particolarissimi e tutto quello con cui la bassa politica tenta di riempire le nostre giornate, rappresentava la nostra e la tua debolezza.
Molte delle comparse di sempre, dei soliti guastatori, sono ancora qui a tentare di riportarci nel gorgo delle trattative estenuanti ed incomprensibili che mascherano in realtà soltanto tornaconti personali e spesso illegittimi.
Una richiesta sfrenata di privilegi che di volta in volta tenta di assumere le vesti della politica scomodando storie ed esperienze passate o scimmiottando in chiave locale e con scopi ricattatori il dibattito politico nazionale.
Ma sono come ti dicevo molto amareggiato anche per altro.
Vi è anche assieme al consumarsi di questa farsa lo svolgersi di una tragedia che a ben guardare ne rappresenta l’antitesi e la risoluzione.
Mi riferisco al tentativo che altra parte della politica svolge di risolvere tutto per via giudiziaria abdicando al proprio ruolo ed instaurando un clima di ricatto che arriva sulle pagine dei giornali ad individuare non già i colpevoli di reati commessi ma a prevedere chi saranno i prossimi a cadere nelle maglie della giustizia.
Essa è la risposta esasperata, drammatica e antidemocratica con cui una parte del potere politico ritiene di “bonificare” la vita politica locale, epurandola dagli imbroglioni e dai guastatori.
Da una parte i soliti politici locali che da oltre un ventennio decidono le sorti di tutte le amministrazioni locali di destra o di sinistra e dall’altra una nuova categoria di puri e duri che individuano nelle azioni della giustizia la risoluzione dei problemi unitamente al raggiungimento ed al rafforzamento delle loro carriere politiche.
Due facce della stessa medaglia che vorrebbero rammentarci che in questa città non è possibile alcuna politica e nessuna crescita senza queste deviazioni della democrazia partecipata.
Non voglio dilungarmi su giudizi per gli uni e per gli altri; qui mi preme ricordare assieme a te come la nostra azione, pur riveniente da storie e da culture diverse, non possa riconoscersi oggi in nessuno dei due estremi cui siamo ogni giorno costretti.
Sembra quasi che le vicende estreme cui siamo ogni giorno sottoposti non lascino spazio a nessun ambito di riflessione.
La politica comunale si svolge e si esaurisce nella compravendita di voti, l’imprenditoria viene tenuta a bada con velate minacce e sulle questioni ambientali ed energetiche si assumono toni da crociata che mirano solamente a distinguere i buoni dai cattivi.
In questa politica ed in questa situazione so che non ti ci ritrovi e quindi sono molto preoccupato per quello che accadrà.
Sono preoccupato ed amareggiato che la gran parte dei nostri giovani vengano selezionati attraverso la domanda se il pisello è un legume o un ortaggio per un posto di commesso, che la gran parte di loro non ci degni più di nessuna attenzione perché non riusciamo ad essere autorevoli, che le aziende si sentano braccate e vivano in un clima di terrore, che l’azione sindacale venga paralizzata da una caccia alle streghe per scoprire se chi riteneva il rigassificatore una risorsa lo faceva per tornaconto personale.
Sono amareggiato, come tu lo sei, perché fra queste due tragiche oscillazioni stiamo distruggendo due capisaldi del nostro vivere comune.
Si fa strada da una parte l’idea, grazie ai soliti noti, che il consiglio comunale sia il luogo del commercio delle persone e che i partiti che lo compongono semplici paraventi per questi traffici, e dall’altra che l’azione della magistratura possa essere minacciata ed invocata a piacimento come fosse quasi una variabile della politica.
Sono idee pericolose che finiscono per minare la gran parte delle certezze democratiche sulle quali poggiamo il nostro vivere insieme.
La politica e la magistratura sono istituzioni troppo serie per poter essere immiserite nel dibattito quotidiano attorno alla tenuta o meno di una amministrazione locale.
Tutto questo non si insegna con le parole ma con l’esempio, con i fatti, con l’azione stancante e tenace che appare anche sterile ed inefficace ma che lascia comunque il segno di una volontà.
Perché ti scrivo?
Perché so che anche tu sei nel mezzo; che anche tu come tanti e tanti cittadini ed amministratori sei stanco e nauseato da queste follie tutte nostre che ci paralizzano nelle migliori intenzioni.
Ma anche per darti coraggio e per offrirti disinteressatamente tutto il mio sostegno assieme alla totalità degli amici di Forza Italia.
Vedi Mimmo la gente è stanca e sfiduciata; la città nella sua parte più sana è smarrita costretta com’è ad ascoltare ambientalisti riveduti e corretti o moralisti che ritengono di cavalcare l’onda dello sdegno popolare.
La voce di chi crede che la nostra azione abbia un senso diverso deve essere gridata più forte e di continuo; non sono loro che potranno disegnare la Brindisi dei nostri giovani; non sono loro che potranno decidere se l’esperienza di questa amministrazione è finita o deve continuare; non saranno le aggregazioni di quattro o cinque consiglieri a modificare e condizionare la volontà di una intera città.
Così come non saranno i censori integralisti a stroncare ogni dibattito politico in nome di scelte fideistiche.
Chiama a raccolta il meglio di questa città; non si tratta più di destra, sinistra o centro. .
Stabilisci un patto con chiunque voglia affrontare assieme a te quelle scelte strategiche che il futuro della città impone e scoprirai che questa città, forse, in molte sue parti, è migliore e più onesta dei suoi eletti.
Io, come sai, sarò al tuo fianco ma posso assicurarti che assieme a me troverai gli assessori ed i consiglieri del partito che rappresento.
La partita che si sta svolgendo è di quelle importanti e se il fango ha reso le magliette tutte eguali e l’arbitro non sa più come intervenire non è detto che si debba necessariamente interrompere, basta stare più attenti.
Poco tempo fa ho letto di un richiamo alla politica di riassumere un ruolo ed una autorità che sembrano smarrite; il capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale esortava tutti a farsi carico delle proprie responsabilità.
Credo che tu lo possa fare con tutta la credibilità e l’autorevolezza che la maggior parte di noi ti riconoscono.
Se, invece, come hai già detto, senza drammi, bisognerà porre fine a questa esperienza amministrativa, allora facciamo in modo che la gente sappia cosa è successo cosa succede e cosa ancora succederà se tornerà a farsi rappresentare da chi non meriterebbe di rappresentare nemmeno se stesso.
Marcello Rollo
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