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Brindisi, CNA Brindisi: fotografato l’artigianato della provincia



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Brindisi, 08/03/2007

CNA Brindisi: fotografato l’artigianato della provincia

La sintesi dell’andamento nel 2006.
Dati della Commissione Provinciale Artigianato Regione Puglia

L’Artigianato a Brindisi si conferma settore importante dell’economia; i dati del 2006 invitano però gli addetti ai lavori a qualche considerazione, soprattutto rispetto al numero delle cessazioni, che per la prima volta, dopo 5 anni, superano le iscrizioni.
Le chiusure di aziende in alcuni settori sono la conseguenza di problemi diversi. Il tessile registra 38 cancellazioni su 16 iscrizioni perché le produzioni, anche per le grandi firme della moda, vengono realizzate da almeno 6 anni prevalentemente all’estero; l’autotrasporto registra 30 cancellazioni su 19 iscrizioni perché per molti titolari risulta difficile mantenere i requisiti di capacità professionale, partecipare a corsi e sostenere esami; l’autoriparazione registra 59 cancellazioni su 24 iscrizioni perché oggi le automobili risulta più conveniente sostituirle, ma soprattutto perché tanti meccanici non hanno potuto aggiornarsi sulle novità derivanti dall’elettronica; la lavorazione del legno registra 43 cancellazioni su 20 iscrizioni perché tale materiale, almeno per porte e finestre per esterni, è sostituito dall’alluminio e per gli interni e gli arredi i consumatori si rivolgono ai produttori con grandi firme del norditalia.
Incremento nelle iscrizioni viene registrato nell’edilizia, tanto che se ne registrano 240 contro 186 cancellazioni e le motivazioni sono legate sia alle agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni che alla ripresa dell’edilizia residenziale, in particolare nella città di Brindisi; crescono le imprese che svolgono l’attività di manutenzione del verde, se ne iscrivono 12 e se cancellano solo 2; crescono anche le aziende del settore alimentare che registrano 73 iscrizioni contro 60 cancellazioni.
Le imprese artigiane si confermano in prevalenza maschili con l’80% di artigiani e il 20% di artigiane; ancora più bassa è la percentuale dei giovanissimi artigiani di età inferiore ai 25 anni, che è pari al 10% mentre la percentuale aumenta e diventa del 37% per i giovani dai 26 ai 35 anni; del 39% è la percentuale degli artigiani tra i 36 e i 45 anni e del 14 % quella degli artigiani tra i 45 e 65 anni.

I comparti che dal 2007 possono avere ulteriore sviluppo

Potrebbero avere maggiore successo, se decollasse il turismo e se i centri commerciali si rifornissero dai produttori locali, il settore delle produzioni alimentari (i frantoi artigiani producono olio di qualità sempre più alta, i panifici prodotti da forno sempre più apprezzati sul mercato locale) ed il settore delle produzioni artistiche (laboratori di lavorazione del vetro, del cuoio, dell’oro, del legno, della cartapesta, del rame e del ferro); anche gli stabilimenti balneari (l’economia della costa romagnola si fonda su questi impianti) e il settore della nautica da diporto con le novità legate alla legislazione che favorisce il turismo nautico e vede la nascita di nuovi porticcioli turistici, specie in Puglia, potrebbero vedere crescere le presenze di turisti e le produzioni di piccole imbarcazioni dei nostri cantieri navali.
Cresceranno, grazie alle novità legate all’efficienza energetica ed alle fonti rinnovabili dell’ultima finanziaria, le attività legate all’energia; le imprese che costruiranno e installeranno impianti fotovoltaici, solari-termici, eolici e a biomasse (in quet’ultimo potranno svilupparsi i comparti collegati dell’agricoltura per le coltivazioni utili a produrre biocarburanti quali girasoli, colza o barbabietola) potranno utilizzare finanziamenti e agevolazioni consistenti.
Confermeranno la loro crescita, nonostante la lieve flessione negativa registrata a fine 2006, le imprese che offrono servizi per la cura del corpo e del look come gli acconciatori, le estetiste, le palestre e i centri benessere e solarium, e con il prossimo decreto collegato alle liberalizzazioni del Ministro Bersani si affacceranno nuovi tipi di aziende artigiane che, oggi in forma di associazione, svolgeranno attività artistiche : di teatro, di ballo e di musica.
Tiene ancora l’artigianato che offre manutenzione ai gruppi industriali brindisini; sopravvive in questo indotto nonostante la presenza di piccole e medie imprese che non appartengono al nostro territorio; di contro si registra la difficoltà delle nostre imprese di entrare a partecipare alle gare d’appalto delle pubbliche amministrazioni nelle tre province limitrofe.
Si può dire che l’artigianato si sta evolvendo e come sempre riesce a mantenere il suo ruolo trainante nella nostra Provincia che registra continue crisi negli altri settori. La forza di questo comparto è nella capacità di diversificarsi e di affrontare le crisi, anche in assenza di aiuti statali, ma soprattutto di possedere, nel tempo, la capacità di essere “la scuola dei mille mestieri” e di produrre nuovi occupati.
Dall’albo scompaiono antichi mestieri come i calzolai, i pellicciai, i sarti, i fabbri, gli scalpellini (questi ultimi per fortuna ritornano grazie agli aiuti regionali previsti per il recupero e ripristino dei vecchi muri a secco, degli antichi trulli, vero e proprio tesoro delle nostre campagne) ma se ne aggiungono di nuovi come i grafici, i centri stampa ed elaborazione dati, i centri fitness, manutentori del verde, produttori di biomasse, le aziende di facchinaggio e spedizione pacchi.

Alcune proposte della CNA di Brindisi per l’artigianato.

E’ necessario:

1. che il legislatore, a tutti i livelli, sia tempestivo nell’emanare leggi e regolamenti, adeguate ad anticipare oltre che a favorire la nascita di imprese nei nuovi settori.
2. raggiungere la semplificazione amministrativa per l’apertura e la gestione di una impresa – una P. A. più efficiente e con corsie preferenziali per gli imprenditori.
3. la riduzione della pressione fiscale, di INPS, di INAIL (i premi assicurativi INAIL già dal 2007 sono scesi), della tassazione comunale, dei costi di carburante e di energia elettrica.
4. un maggiore impegno dello Stato, a tutti i livelli per la lotta all’abusivismo; nella nuova Legge Regionale sull’Artigianato (Legge Reg.le n. 6 del 2005) sono previste sanzioni amministrative consistenti, sino a un massimo di 2580,00, per l’esercizio abusivo di attività artigiana, ma nessun Comune ad oggi ha adottato tali misure di controllo.
5. una maggiore attenzioni dei Comuni per la destinazioni di aree alle imprese.
6. un maggiore impegno dei Comuni per le attività di promozione delle imprese artigiane; i bilanci prevedono somme esigue per questo settore.
7. maggiori aiuti per incentivare la vendita delle nostre produzioni all’estero e nella grande distribuzione organizzata e nel mercato on-line.
8. costruire un maggiore rapporto tra gli Istituti tecnico-professionali e le imprese; gli studenti riteniamo che, almeno negli ultimi due anni scolastici, debbano avere una esperienza di impresa e quindi avere nei programmi scolastici un percorso di studi che li avvii alla creazione di una propria impresa e quindi del proprio lavoro autonomo (la percentuale così bassa di giovani artigiani dimostra che si fa impresa a meno di 25 anni solo se si è figli di artigiani)
9. incentivare il passaggio generazionale e cioè il trasferimento delle imprese da padre in figlio; spesso tanti patrimoni aziendali al pensionamento dell’artigiano vengono abbandonati.
10. una campagna di sensibilizzazione dei consumatori (già fatta per il settore dell’acconciatura con la stampa di una cartolina con il titolo “metti la tua testa in mani sicure”) troppo spesso spinti dalla disinformazione a scegliere produzioni o servizi di bassa qualità o di dubbia provenienza.
11. corsi di formazione per chi intende aprire una impresa; in tanti si avventurano nel mondo imprenditoriale senza conoscerne obblighi, doveri, regole, ecc.
12. migliorare l’accesso al credito.

Teodoro Piscopiello

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