Brindisi, 05/04/2007
PdCI: "la politica riprenda la funzione di ascolto, comprensione e soluzione dei problemi"
L’ipermercato Carrefour doveva portare centinaia di posti di lavoro a Brindisi: prima 400-500, poi 300, adesso 180.
Sempre meglio del nulla, hanno pensato in molti. Ora Brindisi ha scoperto che quei posti di lavoro sono dei contratti a termine, cioè precari, e a rischio di licenziamento, settimana dopo settimana. A questo dato di fatto si è aggiunta l’amara vicenda che interessato in questi giorni otto giovani assunti dal Carrefour, tramite la società di lavoro interinale Worknet, a sette dei quali sono stati “annullati”, per usare un eufemismo, i contratti regolarmente firmati utilizzando, in una estemporanea selezione avvenuta in un parcheggio scoperto, criteri e metodi poco degni di una società civile.
La Carrefour si è scusata in un comunicato stampa parlando di un “errore di comunicazione” con la Worknet. Il fine settimana per cui erano stati “affittati” non era quello, bensì il successivo. Per cui i ragazzi sono stati assunti per il fine settimana di Pasqua; lavoreranno per ben tre giorni!
La sezione dei Comunisti Italiani di Brindisi condivide e si unisce alla posizione assunta dai DS e dalla CGIL di Brindisi nel contestare e contrastare duramente un simile comportamento. Questa è una brutta vicenda che testimonia l’abisso in cui è sprofondata da diversi anni la città e la sua popolazione. Brindisi è sempre più terra di conquista da parte di interessi negativi.
Il terribile ricatto occupazionale a cui sono costretti i cittadini, i giovani e le donne di questa città ha consentito, e consente, di scaricare sul territorio gli impianti più pericolosi e inquinanti a livello europeo oppure una serie di imprese commerciali che utilizzano a piene mani i vari contratti precari introdotti nel mercato del lavoro dalla nota legge 30, la cosiddetta Legge Maroni, sfruttando la povertà e illudendo i giovani e le donne. Queste iniziative economiche non assicurano uno sviluppo organico e non producono una occupazione stabile e duratura.
E non si può scollegare da questa vicenda le questioni del rigassificatore, delle centrali a carbone, del porto e delle bonifiche nella zona industriale. Perché la logica di fondo è la stessa: spostare a Brindisi produzioni altamente pericolose e che nessuno in Europa vuole; oppure aprire nuove attività commerciali con modalità di assunzione, tipologie di lavoro e comportamenti che in altri territori non sono così massicciamente utilizzati.
Per questo il comportamento del Carrefour lascia perplessi e va contrastato con determinazione. La dignità dei nostri giovani va difesa e non svenduta per un posto di lavoro precario, mal pagato e con una minima contribuzione previdenziale. D’altronde è la stessa cattiva qualità che si instaura in un rapporto di lavoro precario, in cui c’è un rapporto di forza squilibrato tra datore di lavoro e dipendente, a mortificare la dignità e la personalità del lavoratore.
Detto questo però non si può fare finta di non considerare l’oggettivo stato di crisi del territorio e la difficoltà di costruire un nuovo percorso di sviluppo economico.
Le vicende di queste settimane (il sequestro del cantiere di Capo Bianco e l’intera indagine sulla LNG, l’indagine pubblicata da “L’Espresso” sull’inquinamento di Brindisi e Taranto, le polemiche sull’apertura del Carrefour, la crisi commerciale del Centro Storico, la minaccia che incombe sui lavoratori dell’Arsenale e così via) devono stimolare una riflessione approfondita sul ruolo della politica in questo territorio.
Perché la politica a Brindisi in questi anni ha abdicato alla Magistratura il proprio ruolo progettuale e la risoluzione delle questioni più critiche. E’ venuta meno alla sua funzione di analisi, di gestione, di progetto e di soluzione dei conflitti e dei bisogni dei cittadini e del territorio.
Non è più accettabile che qualsiasi tipo di attività impiantata nel territorio sia distinta da un pur minimo progetto complessivo di sviluppo economico e sociale. Non è possibile che i giovani, le donne, i disoccupati dell’intero territorio di Brindisi siano costretti a subire la perenne mortificazione della propria dignità e l’incertezza lavorativa come unica prospettiva.
I giovani hanno diritto ad un posto di lavoro stabile che consenta loro di pensare, e costruire, un futuro sereno e ricco di aspettative nella loro terra e non siano costretti invece a emigrare per realizzarlo.
La politica, però, deve avere la capacità di guardare lucidamente alla situazione che incombe su Brindisi. L’attenzione va ricalibrata sul complesso delle politiche energetiche: va ridotta al più presto e in modo deciso la quantità di carbone che circola a cielo aperto nel porto e che, di fatto blocca uno sviluppo diverso incentrato sulle naturali vocazioni turistiche, sul porto cittadino, e sul sostegno deciso al tessuto industriale della città sfibrato dalla profonda crisi degli anni scorsi, in cui le “politiche” del governo di centro-destra hanno abbandonato a se stesse le regioni del Mezzogiorno d’Italia.
Ma, soprattutto, va bloccata la logica del posto di lavoro qualunque esso sia, perché quella è un’occupazione che dura lo spazio di qualche stagione e non consente di affrontare in modo strutturale una crisi profonda. Ecco perché ci schieriamo con determinazione e chiarezza al fianco di chi vuole avviare questo percorso iniziando dal punto più importante: la difesa della dignità dei tanti giovani in cerca di prima occupazione senza però mai dimenticare tutti i lavoratori che hanno perso o che rischiano di perdere il loro posto di lavoro e con esso vedono minacciato il loro futuro.
Brindisi ha bisogno che la politica riprenda al più presto la sua vera funzione di ascolto, comprensione e soluzione dei problemi del territorio.
COMUNICATO STAMPA COMUNISTI ITALIANI BRINDISI
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