Brindisi, 09/05/2007
Rapine in banca: tre proposte della FIBA-CISL
Ieri, la rapina all’interno della filiale locale della Banca di Roma di Squinzano.
Ieri l’altro, il tentativo di rapina presso la filiale del Credito Cooperativo di Ostuni a Carovigno; circa tre settimane fa la spettacolare rapina con scasso ai danni della succursale del Banco di Napoli-San Paolo (a Brindisi), solo per ricordare i più recenti.
Nel corso dell’anno un numero notevole di rapine ha funestato la nostra provincia generando allarme sulla questione sicurezza tra tutti gli operatori del settore.
In Italia il fenomeno delle rapine in banca e negli uffici postali è in netto aumento a dispetto di altri reati che registrano una generale stabilità. Nel sistema creditizio la politica delle banche volta a ridurre i costi in maniera sempre più marcata ha inciso in molti casi anche sui livelli di sicurezza fisica di lavoratori e clienti. Non ci sono più le guardie giurate davanti alle agenzie, le porte con metal detector o altri dispositivi per disincentivare l’intrusione sono sempre meno presenti, gli istituti bancari e le poste prediligono lay out di sportello più aperti, porte scorrevoli che danno libero e immediato accesso alle loro sedi. All’interno casseforti temporizzate e regolamenti sempre più restrittivi sulla quantità di denaro disponibile, fanno sì che il problema della perdita di contante risulti residuale per le banche, che peraltro sono assicurate contro le rapine.
Accade quindi che cambia la tipologia di rapina. Non più impresa memorabile di professionisti audaci alla Bonnie & Clyde, ma atto commesso da un individuo o gruppo che coglie un’occasione senza grosse difficoltà. Si sta sviluppando la tipologia di rapina “mordi e fuggi” da parte, a volte, di ladri seriali pendolari che, sconosciuti al territorio di azione, agiscono indisturbati a volto scoperto: arrivano fanno la rapina e tornano a casa. I pochi sistemi di sicurezza, i massimali bassi e il suggerimento di consegnare i soldi senza opporre resistenza, per ridurre al massimo il tempo di sosta dei rapinatori nei locali, fanno sì che effettuare una rapina risulti più facile, ma renda poco. Da ciò scaturisce l’incremento del numero degli episodi criminosi.
Il lavoratore è, e soprattutto si sente, fisicamente molto esposto. Con il diffondersi dei mini sportelli, con pochi dipendenti per unità lavorativa, aumenta il rischio pro-capite per ogni dipendente. Sempre più numerosi sono i lavoratori che più volte hanno subito rapine e che oltre allo choc, vivono il patema del potrebbe riaccadere e che hanno quindi un rapporto sempre più difficile e stressato con il loro lavoro. Il problema dell’effetto rapina sulla persona è relegato alla sfera individuale e chi lo subisce si sente privo di tutele, si trova da solo a gestirsi le ricadute post-traumatiche, la questione non può lasciarci indifferenti, né come sindacato né come istituzioni locali.
Il contratto dei bancari ha portato un bel valore aggiunto perché il rischio rapina è stato incluso nel documento di valutazione dei rischi previsto dalla legge 626. I Responsabili dei Lavoratori per la Sicurezza possono effettuare delle analisi rispetto al rischio rapina e quindi attivare la classica filiera prevista dalla 626.
In questo quadro resta strategica la prevenzione. Per ridurre il rischio di questi crimini è indispensabile un’azione combinata di tutte le organizzazioni di un certo rilievo, non ci si può affidare esclusivamente alle forze di polizia. In alcune regioni sono stilati dei protocolli promossi dai sindacati che avrebbero dovuto impegnare le parti, banche e forze dell’ordine, ognuno per le proprie competenze a mettere in atto comportamenti indirizzati alla prevenzione. Ma il più delle volte tali accordi sono rimasti solo sulla carta.
Il dati relativi alla crescita tendenziale del fenomeno sono preoccupanti.
E’ per questo che la FIBA-CISL chiede con forza – ancora una volta - alle Banche di non lesinare le spese per la sicurezza che, si badi bene, non sono costi, ma investimenti che portano migliori condizioni per i lavoratori bancari ed anche per i clienti che hanno tutto il diritto di svolgere le loro operazioni in assoluta tranquillità.
Il problema è grave e le Banche non possono continuare ad ignorarlo. Nell’ottica di contribuire ad uno tempestivo ridimensionamento del fenomeno la FIBA-CISL lancia tre proposte: richiesta alle banche presenti nel territorio e alle Poste se e come è stato riportato il rischio rapina nel documento della valutazione dei rischi previsto dalla normativa 626 (nel CCNL credito, tale valutazione è contrattualmente prevista); monitoraggio dei sistemi di sicurezza adottati nelle filiali delle banche e negli uffici postali; definizione di un piano di vigilanza delle forze dell’ordine negli orari di lavoro delle filiali.
COMUNICATO STAMPA SEGRETERIA PROVINCIALE
FIBA-CISL Brindisi
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