Brindisi, 07/07/2007
STP, Gianfreda (Prc): "Friolo e Ciraci' non diano lezioni sul movimento operaio"
Non mi sono mai sognato di stupire gli esponenti di AN e FI, Friolo e Ciracì. Sinceramente, non mi sembra un esercizio molto appagante. Tuttavia, loro che provengono da una tradizione fascista e clerico-conservatrice, non possono darmi lezioni intorno alla storia del movimento operaio. Né dirmi come dovrebbe comportarsi un esponente di sinistra.
Mi piacerebbe, in questo contesto, discutere dell’analisi leninista sul sindacato, che ebbe modo di sviluppare attraverso il noto pamphlet “estremismo malattia infantile del comunismo”. Ma forse sarebbe tempo sprecato.
Dico questo per stabilire che sono profondamente convinto che un sindacato non deve necessariamente avere una cultura “rivoluzionaria” per raggiungere i propri obiettivi e, cioè, migliorare le condizioni di vita e di lavoro della classe lavoratrice.
Conosco bene la differenza tra l’azione sindacale e quella politica (soprattutto di un partito comunista), della autonomia dell’una rispetto all’altra. Né credo alle cinghie di trasmissione tra il mondo sindacale e quello politico. Uno come me, consapevole di questo convincimento, si aspetta che il sindacato, anche quello non di riferimento di sinistra, faccia tutto il possibile per difendere i propri rappresentati.
Come disse Lenin nello stesso pamphlet “noi non rinunceremo mai a lottare contro l’aristocrazia operaia”, ossia contro quel gruppo che, invece di difendere le condizioni di lavoro e di vita del lavoratore, si fa casta ed il proprio fine diventa solo quello di difendere i propri privilegi.
Badate bene, cari Signori, io non ho utilizzato il termine “aristocrazia operaia” nel definire certi sindacalisti. Ho dato loro il nome di “Borghesia sindacale”, poiché volevo considerare loro alla stregua dei Sindacati Gialli (le company unions, per intenderci). Ossia sindacati creati e controllati dagli stessi imprenditori per contrastare i sindacati autenticamente operai. Il fatto è che ora mi accorgo che anche questa definizione non è corretta. I Sindacati gialli rispondevano ad una idea, ad una funzione, pur se travestiti da lavoratori facevano gli interessi del padrone. Ma a degli interessi terzi rispondevano. Nel nostro caso, invece, quello a cui ho accennato nel precedente intervento, sono elementi che non rispondono né al padrone, né alla “classe” che rappresentano, ma solo ai propri e molto particolari interessi.
Scopro, senza stupirmi, che i post fascisti ed i clerico-conservatori sono diventati i difensori dei diritti del lavoro. Al governo si inventano scalini e scaloni per costringere i lavoratori a rimanere a lavorare, qui a Brindisi diventano i difensori della casta pseudo sindacale della STP. Ma che eravate riferimento politico di alcuni sindacalisti lo sapevamo bene!.
Vorrei ricordare, inoltre, che gli azionisti di riferimento non sono degli sporchi capitalisti, quindi la controparte, ma è il pubblico. Il consiglio di amministrazione di una azienda pubblica, perciò, soprattutto se composto da esponenti di sinistra, non sono la controparte dei lavoratori, e credo che lo abbiano abbondantemente dimostrato.
Invece di augurarsi conversioni sulla via di Damasco, gli esponenti di Forza Italia ed AN farebbero bene a preoccuparsi sulle risultanze del lavoro di indagine che il Consiglio di
Amministrazione sta conducendo sul precedente Consiglio di Amministrazione.
In ultimo, anche perché sino ad ora mi sono sempre astenuto dal farlo, voglio parlare della nomina del membro del consiglio di amministrazione della Stp, in quota PRC.
Abbiamo indicato quale consigliere di amministrazione un lavoratore della stessa azienda, il quale per l’incarico che riveste non avrà alcun beneficio per la propria carriera, anche se lo meriterebbe. A differenza di altri partiti politici, abbiamo deciso di indicare un lavoratore che conosce bene l’Azienda, che ha una memoria storica, che ha vissuto sulla propria pelle decenni di malgoverno e privilegi. Abbiamo preferito un lavoratore ad un trombato, ad uno a cui dare un contentino, ad un colonnello o generale di Partito. Nel farlo, prima di farlo, ci siamo accertati che nella sua condizione non vi è alcuna posizione di incompatibilità. Al principio, gli è stato impedito di mettersi in aspettativa; invece, per molto tempo ha continuato a svolgere il suo incarico in azienda e quello di lavoratore dipendente, versando al partito, come per statuto quasi il 50% del proprio compenso. Lo so che queste cose vi sembrano obsolete e di ostacolo, ma nella nostra comunità queste sono regole ferree a cui tutti si devono conformare.
La scelta di nominare un lavoratore nell’ambito del consiglio di amministrazione fu accolta dagli stessi lavoratori con entusiasmo e con una nota di novità. Ebbene, il ceto politico nel caso di Rifondazione Comunista riesce a lasciare spazio ai lavoratori; diversamente, voi, e lo abbiamo assistito in questi anni, vi siete letteralmente azzannati per occupare quelle poltrone. Alla fine, senza alcuna conversione, né rischiando derive borghesi, a cui non ho mai fatto cenno, posso tranquillamente affermare che è stata una scelta giusta e un segnale di rinnovamento per tutto il mondo della politica e del lavoro.
Luigi GIANFREDA
Responsabile Dipartimento Enti Locali del Prc
COMUNICATO STAMPA PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA - FEDERAZIONE PROVINCIALE DI BRINDISI -
DIPARTIMENTO ENTI LOCALI
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