Brindisi, 19/07/2007
De Giorgio (Cisl): "la zona franca non serve"
In un sistema così frammentato è fisiologica la generazione continua di nuovi strumenti, di nuove sigle e slogan.
La politica per conquistare visibilità è costretta ad inventarsi una formula al giorno.
Zone Franche Urbane: uno strumento d’oltralpe. Una modalità per provare a rivitalizzare quartieri degradati di città medie e grandi. Interventi per ridurre disagio e marginalità sociale.
Una materia per il Ministro della Solidarietà Sociale piuttosto che per quello dello Sviluppo economico.
D’altra parte una zona franca urbana, forse non tutti lo sanno, finalizzata ad incentivare gli investimenti delle imprese, sarebbe incappata nella bocciatura di Bruxelles.
Per cui la CISL ritiene la zona franca urbana un annuncio, un espediente per provare a dire qualcosa di meridionale.
Per alimentare speranze e aspettative. Per dare l’impressione che il Mezzogiorno è al centro dell’attenzione e che inseguendo il Nord, il Governo non ha dimenticato il Sud.
La zona franca urbana non serve per lo sviluppo del Mezzogiorno, in particolare per Brindisi, servirebbero politiche e strumenti rivolti a migliorare attrattività e qualità sociale, se si vogliono trattenere e catturare imprese innovative ad alto valore aggiunto e ad alta intensità di ricerca e creatività.
Per le imprese conta poco qualche punto in meno di tasse, ma molto di più la qualità dei contesti di insediamento.
Sicurezza sociale, servizi eccellenti e diffusi, capitale umano qualificato, università imprenditoriale, certezza delle regole e affidabilità istituzionale sono i fattori chiave del marketing d’impresa odierno.
La zona franca urbana ha avuto un avvio risibile, una lista perentoria di 15 aree entro il 15 Maggio scorso, ma che ancora non si è vista, 100 milioni di euro in tutto.
Tanta parole sulla zona franca urbana e poco sul nuovo ciclo di programmazione 2007/2013 con una dotazione di 100 miliardi di euro.
Piero De Giorgio UST CISL BRINDISI
|