Brindisi, 03/08/2007
Crisi industriale, UIL: "siamo arrivati al capolinea"
Il periodo di vacanze sta per iniziare e le soluzioni allo stato di crisi in cui versa l’economia ed i settori produttivi del territorio brindisino tardano ad avere risposte da parte delle Istituzioni, a partire da quelle locali, seguite dalle regionali e nazionali.
La UIL di Brindisi, ancora una volta, denuncia una situazione davvero al limite della comprensione, con uno stato di impasse, di assoluta confusione e mancanza di iniziative da parte di tutti coloro che hanno responsabilità politiche ed istituzionali che hanno deciso la fine di interi comparti industriali, senza avere nessuna alternativa da proporre, se non quella degli annunci e delle chiacchiere, riducendoli ad una sorta di terreno arido e senza prospettive.
Noi siamo dell’avviso che, dopo tre anni, non è più sufficiente solo parlare delle varie problematiche presenti nella nostra provincia, considerate le poche possibilità di essere ascoltati. Dobbiamo, invece, mobilitarci con azioni di protesta, così come è stato deciso nell’assemblea generale che si è svolta nel petrolchimico, per coinvolgere ed ottenere un incontro con il Ministero delle Attività produttive, di concerto con gli altri Ministeri interessati.
Il sit-in che si è svolto il 1° agosto nei pressi della Prefettura, su proposta delle confederazioni CGIL, CISL, UIL e della UGL, è una iniziativa a sostegno delle questioni riguardanti tutti i settori produttivi in crisi che hanno bisogno di essere rivitalizzati.
La chimica che è stato uno dei pilastri portanti dell’economia, attualmente si trova in una situazione di secondo piano rispetto a quello di eccellenza presente in altri stabilimenti.
La scarsa attenzione delle Istituzioni e la politica del NO! l’ hanno relegata in questa situazione.
Bisogna ricondurre in termini positivi tutto ciò che è stato presentato negativamente fino ad oggi, per ridare fiducia e tranquillità alle aziende chimiche che vogliono investire nel nostro territorio consentendo, finalmente, il risanamento delle aree e dei terreni sottoposti a bonifica con costi e tecnologie adeguate.
Le prospettive di rilancio e di sviluppo sono intatte.
Il ruolo dell’Osservatorio Chimico Nazionale e Provinciale diventa strategico per la valutazione dei progetti presentati.
Essi devono diventare il collegamento tra i Ministeri interessati per promuovere l’avvio ad intese locali per l’inizio dei lavori concordati.
Questo sarebbe un segnale, finalmente concreto, di volontà e disponibilità!
Anche l’ENEL si è dimostrata interessata a rispondere al recupero dei lavoratori ex EVC e DOW, ma ultimamente si è bloccata perchè in difficoltà a capire cosa chiedono le istituzioni locali.
Per quanto riguarda, invece, la riduzione dell’uso del carbone, il presidente della provincia manifesta, ancora una volta, la sua incoerenza politica perchè non accetta alternative diverse di combustibile e di quantità di produzione.
Ne è la prova l’avversità dimostrata nei confronti dell’ investimento del rigassificatore e di altre possibili alternative.
Continueremo, perciò, a subire il degrado ambientale senza avere nessun tipo di contropartita realizzabile, vedi il progetto del fotovoltaico.
Ogni scusante è buona per non accettare nessun investimento industriale: una volta per difendere l'ambiente, senza considerare i posti di lavoro, un'altra mettere in evidenza i pochi posti di lavoro, senza valutare la questione ambientale!
Mentre invece se ci fosse un serio confronto sulle Convenzioni, allora saremmo in grado di discutere le problematiche ambientali e le ricadute occupazionali, utilizzando tutte le altre fonti alternative, come anche il CDR.
Un altro settore in crisi è quello aeronautico di antica tradizione brindisina, un tempo fiore all’occhiello della nostra economia, mortificato dai continui disimpegni ed attenzioni delle industrie di eccellenza che preferiscono investire in altri territori, mettendo in discussione gli attuali livelli occupazionali. Temiamo che le aziende passeranno a breve dalla comunicazione giornalistica alle vie di fatto creando un altro fronte di difficoltà che il Sindacato dovrà affrontare.
Anche il comparto tessile, ormai, sta per scomparire nella nostra provincia.
Si sono persi migliaia di posti di lavoro, è aumentato il lavoro nero, le Imprese ed il Sindacato sono stati lasciati soli, senza che nessuno dei nostri rappresentanti istituzionali si sia preoccupato, se non con il solito impegno di facciata, di capire perché sia accaduto tutto questo e quali siano state le cause del fallimento di tante società che, nella nostra provincia, negli anni passati erano di riferimento alle grandi griffes nazionali.
Siamo arrivati al di là capolinea: oltre c'è il baratro!
La UIL richiama tutte le forze sane della città e della provincia a mobilitarsi per aprire, in tempi rapidissimi, il tavolo di confronto ministeriale che possa affrontare e dare risposte immediate a queste e, non solo a queste, vertenzialità.
COMUNICATO STAMPA SEGRETERIA PROVINCIALE UIL
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