Brindisi, 04/08/2007
Nuovo PUG: il PRI elabora un atto d'indirizzo
L’idea di elaborare un atto di indirizzo per l’avvio del processo di formazione del Piano Urbanistico Generale della città di Brindisi non può che vedere concordi i repubblicani brindisini.
Appunto perché “atto di indirizzo”, però, tale documento propedeutico alla fase di pianificazione vera e propria non può limitarsi ad una analisi dell’esistente e alla individuazione delle metodologie da applicare, demandando ad un momento successivo la specificazione e puntualizzazione degli obiettivi programmatici che si intendono perseguire con quello che, a nostro giudizio, più che un atto di pianificazione urbanistica si configura, in questo momento storico, come un piano strategico a forte valenza economica.
Il Piano Urbanistico Generale può allora rappresentare, per complessità, estensione delle aree, ricchezza di temi, pluralità di soggetti pubblici e privati coinvolti, oltre che per il necessario rapporto funzionale con l’intero sistema urbano, la vera sfida di programmazione economica della città di Brindisi.
Nel programma politico di maggioranza si trovano le linee economiche – finanziarie, culturali e sociali da recepirsi in apposito atto di indirizzo da porre alla base del PUG.
I Repubblicani ne evidenziano gli 8 punti di seguito riportati:
• l’assunzione del concetto di territorio come “elemento finito”, operando quindi una scelta netta di riuso del territorio già compromesso, nella consapevolezza dell’esaurirsi di un lungo ed intenso ciclo espansivo della città, spesso alimentato con varianti al Piano Regolatore vigente,che hanno finito con lo svuotarne i principi ispiratori;
• l’ampliamento del perimetro dell’area da riqualificare, che non può identificarsi più nel solo edificato urbano entro le mura ma è da estendersi all’intero territorio cittadino, con la rifunzionalizzazione di alcuni “vuoti urbani” che hanno finito per accentuare la marginalizzazione di quartieri quali La Rosa, Sant’Elia, Perrino e Paradiso;
• il riuso di una parte importante e centrale per Brindisi, ossia quella delle fasce ferroviarie di prossima dismissione, con una particolare attenzione per gli effetti che ne potranno derivare nelle restanti zone della città ed, in particolare, nel centro storico, alle prese con i problemi di mobilità connessi con la creazione di una vasta isola pedonale;
• il rapporto città – porto, anche attraverso una attenta e ragionata riconsiderazione degli usi urbani compatibili: in primo luogo il riuso delle aree dismesse dalle Autorità Militari;
• il tema delle servitù (militari, demaniali, ferroviarie e aeroportuali) che hanno a lungo condizionato lo sviluppo armonico di Brindisi;
• lo sviluppo della fascia costiera e la sua valorizzazione a fini turistico – ricettivi, anche alla luce del programma “Valore Paese” varato con la Legge Finanziaria per l’anno 2007 e la possibile trasformazione urbana di aree militari dismesse in accordo con l’Agenzia del Demanio, mediante lo strumento della concessione a privati o quello delle Società di Trasformazione Urbana che vedono partecipi il Comune, l’Agenzia del Demanio e gli imprenditori del settore;
• il rapporto città – area industriale, senza cadere nel tranello di una nuova dicotomia post moderna, quasi un contraltare alla vecchia contrapposizione città – campagna di medioevale memoria;
• la diversa distribuzione sul territorio dei centri di erogazione dei servizi, specie di quelli pubblici, secondo una visione “policentrica” della città che contribuisca a rivitalizzare aree oggi destinate esclusivamente alla residenza e, in maniera speculare, i servizi di eccellenza che Brindisi dovrebbe attirare, potendo offrire contenitori di pregio storico culturale.
Ma ciò che più importa ai repubblicani brindisini è che la discussione sugli obiettivi cui indirizzare il nuovo processo di pianificazione non rimanga patrimonio esclusivo della classe politica e burocratica ma coinvolga l’intera città, nelle sue migliori componenti, come gli Ordini Professionali, le Associazioni Economiche, le Associazioni Culturali e le Associazioni Sociali.
A nostro giudizio, infatti, la chiave del successo di un possibile piano strategico di sviluppo per Brindisi è rappresentata non solo dalla corretta individuazione di strumenti e metodologie di progettazione urbanistica ma anche dalla concreta fattibilità economica – finanziaria, dove risorse pubbliche e private dovranno necessariamente concorrere alla realizzazione dei programmi di attività.
Si tratta, in sostanza, di non ripetere i recenti errori che hanno determinato la mancata partecipazione dell’Amministrazione Comunale di Brindisi ai bandi per i Contratti di Quartiere II e per i Programmi di Riqualificazione Urbana delle Periferie.
Bisogna, allora, mettere in campo un grande sforzo collettivo che deve precedere il momento progettuale vero e proprio, dando le gambe allo slogan elettorale di “una nuova idea di città”, secondo un modo di procedere metodologico, disciplinare, professionale ma anche imprenditoriale “diffuso”.
Occorre innanzitutto, infatti, superare ogni residua tentazione tecnicistica, se non tecnocratica, non così di rado presente anche nell’ultimo decennio nell’esperienza urbanistica brindisina, persino in quelle (limitate) iniziative in cui l’apporto del capitale privato era rilevante (PRU del quartiere Sant’Elia), se non preponderante (intervento ex Lege 203/92 nel quartiere Paradiso).
La tentazione, cioè, di sviluppare un’operazione progettuale dirigistica e normalizzata, nel senso di un eccesso di presenza della mano pubblica nel guidare dall’alto questo impegno di progettazione.
Si tratta piuttosto di avviare un processo di piano con un forte protagonismo dell’Amministrazione ma a molte voci, un disegno colorato con molte matite, di cui risultino evidenti i momenti di coordinamento, di convergenza pubblico – privato e di indirizzo essenziale, piuttosto che una ricercata e improponibile unitarietà linguistica e dei codici dell’architettura affidata ad un Ufficio per il piano costituito esclusivamente da professionalità interne all’Amministrazione.
Insomma, un sapersi rimettere in gioco in cui la parte economicamente sana della città possa svolgere un ruolo da protagonista, dimettendo i panni di realizzatrice di idee altrui e assumendo gli abiti ben più impegnativi di soggetto attivo del cambiamento, di questa “nuova idea di città” tutta da definire.
Il modello di riferimento per far uscire la città ed i suoi attori, istituzionali ed imprenditoriali, da quella periferia anche culturale in cui è rimasta confinata è, con tutta l’umiltà e la modestia necessaria, quello della città “borghese” di stampo europeo, capace di combinare insieme l’unità culturale ed il pluralismo delle iniziative, la presenza pubblica ed il gioco degli interessi imprenditoriali del mercato.
E’ certamente qualcosa di molto più semplice da dire che da fare; è il problema dei problemi, per una pianificazione di forte iniziativa pubblica, ma capace di operare pienamente in regime di mercato.
Del resto, a detta di molti degli analisti che si sono cimentati nell’affrontare i problemi connessi con il sistema economico brindisino, buona parte dei ritardi, anche di carattere culturale, che oggi la città è chiamata a colmare, sono direttamente riconducibili al repentino passaggio da una realtà prevalentemente agricola a quella industriale, senza che nel mezzo vi sia stata alcuna “rivoluzione borghese” a fare da cuscinetto alle spinte centrifughe provocate da un processo di trasformazione imposto dall’alto, fatto di grandi insediamenti produttivi, di cattedrali nel deserto che hanno sprigionato influssi negativi anche sullo sviluppo edilizio della città, con fenomeni di inurbazione forzata che hanno finito per lacerarne il tessuto connettivo.
Sulla scorta di queste scarne considerazioni preliminari, i repubblicani brindisini ritengono necessario far procedere l’adozione dell’atto di indirizzo in tema di pianificazione urbana da una serie di Consigli Comunali “aperti”, in cui il documento predisposto dall’Amministrazione, depurato dalla parte deliberativa, funga da base di discussione e la città, nelle sue espressioni organizzate (Ordini Professionali, Associazioni degli imprenditori, Organizzazioni Sindacali, Associazioni ambientaliste, mondo della cultura e del privato sociale), fornisca suggerimenti ed integrazioni, in modo che gli organi di governo cittadino possano assolvere al loro compito, in relazione alle aspettative, ai bisogni e alle disponibilità a collaborare, emerse nella discussione, non senza aver in parallelo avviato un confronto serrato con gli altri Enti territoriali ed economici, titolari di potestà di governo del territorio comunale.
Per parte loro, i repubblicani brindisini assumono l’impegno di illustrare in quella sede le proposte che intendono presentare sulle otto linee di indirizzo indicate, testimoniando ancora una volta la volontà di collaborare affinché l’idea nuova di città veda più rapidamente la luce.
E, comunque, il partito si impegna a fissare per il prossimo autunno un convegno sulle strategie di sviluppo economico – urbanistiche della città, che segni il passaggio dalla fase del mero diniego a quella ben più impegnativa del fare condiviso.
COMUNICATO STAMPA PARTITO REPUBBLICANO ITALIANO
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