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Brindisi, Statue cattedrale: Italia Nostra scrive al al Ministero dei Beni culturali



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Brindisi, 07/09/2007

Statue cattedrale: Italia Nostra scrive al al Ministero dei Beni culturali

Il Consiglio Direttivo di Italia Nostra ha inviato una lettera al Ministero dei Beni Culturali - Direzione Generale dei beni architettonici e paesaggistici e per conoscenza al Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia, al Soprintendente ad interim per i beni architettonici e per il paesaggio e per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico per le Province di LE-BR-TA, al Funzionario Delegato per le Province di Brindisi e Taranto della Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio e per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico, all’Arcidiocesi di Brindisi - Ostuni Ufficio Edilizia di Culto, all’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti, Conservatori, al Nucleo C.C. Tutela Patrimonio Artistico e agli Organi di stampa.
Di seguito ne riportiamo integralmente il testo:

Oggetto: Lavori di restauro Chiesa Cattedrale in Brindisi

Portiamo a conoscenza di Codesto Spettabile Ministero una incresciosa vicenda occorsa in relazione ai lavori di restauro in oggetto, attualmente in corso di ultimazione.
Per maggiore chiarezza, riportiamo in ordine cronologico, qui di seguito, gli episodi che negli ultimi dodici mesi hanno caratterizzato il restauro della facciata del monumento:
23 settembre 2006: l’Arcivescovo di Brindisi - Ostuni, nell’inoltrare al Soprintendente una relazione tecnica (a firma di uno dei tre direttori dei lavori) sullo stato delle quattro statue sovrastanti la facciata principale, riteneva “fortemente opportuno smontarle e sostituirle con materiale adatto, più leggero ma resistente, perché la facciata non risulti monca di elementi che ormai appartengono all’immagine della Cattedrale e perché non venga turbata la devozione dei fedeli che in quelle immagini si ritrovano”. (n.b.: le statue - come di seguito evidenziato - erano già state, da oltre un mese, rimosse e distrutte). i manufatti sarebbero stati distrutti.
Il fatto destava molto scalpore anche perché l’intera facci 19 ottobre 2006: il quotidiano locale “Senzacolonne” dava ampio risalto alla rimozione delle statue riportando la notizia secondo la quale ata della chiesa, al momento della distruzione, era celata da un telo protettivo che nelle settimane successive, a causa di un forte temporale, si staccava dall’impalcatura svelando clamorosamente gli effetti di un’operazione a dir poco “maldestra”. Questo è il primo di una lunga serie di articoli.
24 ottobre 2006: sempre il quotidiano locale “Senzacolonne” pubblicava un articolo riportando la seguente dichiarazione di un responsabile della Soprintendenza “A noi non risulta che quelle vecchie siano state distrutte (…) ma è vero anche che non sappiamo dove siano al momento. Vorrà dire che ne chiederò conto molto presto”. 10 novembre 2006: il Soprintendente, facendo propria – con un motivato parere favorevole - la richiesta del committente avanzata in data 23/09/06, la inoltrava alla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia, non mancando di evidenziare che le quattro statue risultassero gravemente fessurate, “con scaglie prossime al distacco”.
E dimostrando di ignorare, dunque, quanto accaduto alle sculture già da circa tre mesi. è appena il caso di notare, infatti, che il 10 novembre era ormai acclarato - anche grazie ad articoli e fotografie a suo tempo pubblicate dal quotidiano “Senzacolonne” - che le statue fossero state ormai inopinatamente e arbitrariamente distrutte, come ammesso anche dallo stesso direttore dei lavori, arch. Fortunato Pignatelli, al “Nuovo Quotidiano di Puglia” il 21 ottobre 2006: “un mese fa, come i medici davanti alle radiografie di un ammalato, ci siamo resi definitivamente conto dello stato di disastro in cui versavano. E dell’inutilità dell’enorme spesa che sarebbe occorsa solo per sperare di poterle conservare ancora per poco”.

6 dicembre 2006: il Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia, con D.D.R. n°493, autorizzava la sostituzione delle sculture, subordinando però l’atto alla seguente prescrizione: “siano recuperate e musealizzate le statue che si intendono rimuovere; al riguardo, si ritiene opportuno che il progetto di restauro delle predette statue sia sottoposto alla valutazione della Soprintendenza di Lecce […], tenuta a vigilare sul corretto svolgimento dei lavori […]”. Valutazione e vigilanza che, viste le modalità di esecuzione e gli esiti infausti, avrebbero dovuto improntare i lavori sin dall’inizio.

22 dicembre 2006: la scrivente sezione di Brindisi di Italia Nostra inviava una lettera alle Soprintendenze della Puglia, all’Arcidiocesi, all’Ordine degli Architetti denunciando tale situazione e ritenendo opportuno che il presunto responsabile della vicenda “nell’impossibilità oggettiva di adempiere a quanto prescritto - riconoscesse le proprie responsabilità e si facesse da parte, non prima di ammettere, se del caso, di aver dato corso senza alcuna autorizzazione alla distruzione delle sculture, ignorando precisi obblighi di carattere amministrativo, metodologico, e se vogliamo deontologico.

Non è nostra intenzione – aggiungevamo - animare aride polemiche, ma vorremmo contribuire alla soluzione di un problema che – a voler approfondire le indagini nelle sedi opportune - rischia di assumere dimensioni ben maggiori. Ciò che auspichiamo per il futuro, viceversa, è un diverso approccio metodologico verso il delicato problema del restauro dei nostri beni monumentali, attesa la loro importanza storica, sociale ed economica. Visti gli accadimenti, dunque, e considerato che le statue realizzate nel 1957 da Alessandro Fiordegiglio avevano costituito un’aggiunta relativamente recente al prospetto principale della chiesa, sarebbe opportuno riportare la facciata alla sua originaria architettura, senza manufatti posticci in “materiale adatto” - ovviamente sintetico - né alcuna “croce luminescente” (di cui si è pure appreso attraverso la stampa), che svilirebbero il valore dell’edificio. La qual cosa, siamo certi, non turberebbe affatto la solida devozione dei fedeli, il cui discernimento è ben maggiore di quanto qualcuno non creda. Poiché non si è stati in grado, per presunti motivi tecnici, di recuperare le statue – anche se con diversa destinazione, come istituzionalmente prescritto - non riteniamo vi sia motivo alcuno di realizzare delle repliche (cosa obiettivamente difficile in mancanza degli esemplari autentici) e di collocarle al posto degli originali perduti, operazione che suonerebbe due volte “falsa”: architettonicamente e storicamente.
Chiediamo perciò al Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia che, preso atto dell’accaduto, tra i provvedimenti che vorrà adottare, prescriva il ripristino della facciata settecentesca dell’importante edificio di culto.

6 agosto 2007:
1) dopo lunghi silenzi il “Nuovo Quotidiano di Puglia” pubblicava ampiamente la notizia del montaggio di nuove statue sul prospetto della chiesa cattedrale.
2) la scrivente sezione di Brindisi di Italia Nostra inviava alla Soprintendenza Beni Architettonici BAP – PSAE di Lecce e Taranto, all’Arcidiocesi di Brindisi e Ostuni e al Nucleo Carabinieri - Tutela Patrimonio Artistico di Bari un telegramma dal seguente contenuto “constatiamo che è stata avviata la collocazione di nuove statue e di una croce sul prospetto principale della chiesa cattedrale in Brindisi. Precedente vostro decreto regionale autorizzava tale operazione alla sola condizione che fossero prima recuperati i manufatti originali rimossi. Dal momento che non risulta alla scrivente associazione l’esistenza di permessi per tali lavori e al fine di tutelare l’integrità dell’importante monumento chiediamo l’immediata sospensione dei lavori in corso nelle more di verificare l’esistenza delle autorizzazioni per la collocazione di nuovi manufatti in materiale sintetico.”

7 agosto 2007: la Soprintendenza, a seguito della segnalazione e verificata la totale assenza di autorizzazioni, ordinava “la sospensione dei lavori in corso in assenza della preventiva autorizzazione ai sensi dell’art. 21 del D. Lgs. 42/2004 e il ripristino dello stato dei luoghi”. Ma lo stesso 6 agosto giorno in cui è apparsa la notizia, in pochissime ore, con inusuali solerzia velocità, i manufatti erano stati già montati.

28 agosto 2007: si apprende dal quotidiano “Senzacolonne” che la Curia, a firma dell’Arcivescovo, in data 10 agosto 2007 risponde alla Soprintendenza adducendo, a giustifica dell’operazione, motivazioni che nulla hanno a che vedere con le norme di legge che tutelano i beni artistici ed architettonici ribadendo in sostanza la volontà di non rispettare l’ordinanza del 7 agosto emanata dalla Soprintendenza.

Di seguito alcuni dati storici sul monumento in oggetto:

Della vecchia costruzione originaria del XII secolo consacrata da Urbano II non rimane che l’abside esterna che reca nel cornicione una caratteristica mensola romanica a testina di elefante. Dopo il terremoto del 1743 fu ricostruita sull’originario perimetro secondo un progetto dell’architetto salentino Mauro Manieri, prendendo l’attuale aspetto. In seguito, negli anni ‘20 del secolo scorso, fu aggiunto un timpano che durante i lavori di restauro del 1957 fu eliminato perché pericolante; in sostituzione, per volere dell’allora arcivescovo, furono collocate quattro statue in materiale cementizio (San Teodoro, San Lorenzo, San Leucio e Pio X) dello scultore Alessandro Fiordegiglio. All'interno sono visibili i pochi frammenti del pavimento musivo del 1178, il pregevole coro ligneo del 1594 ad opera di intagliatori locali, il fonte battesimale del XVI secolo e molte interessanti tele di varie epoche, raccolte nelle diverse cappelle, nella sacrestia, e sugli altari. Una cappella è dedicata alle reliquie di san Teodoro d’Amasea, patrono della città insieme a San Lorenzo da Brindisi.
Si allega, per una migliore lettura delle varie “evoluzioni” storico-architettoniche appena scritte, una documentazione fotografica di immagini d’epoca sino all’attuale collocazione dei nuovi manufatti con la sostituzione di Pio X che cede il posto a San Giustino de Jacobis:
A) da cartolina dei primi del ‘900; B) da cartolina anni 30; C) da cartolina del 1963; D) foto dopo i recenti restauri, prima e dopo il montaggio dei nuovi manufatti e loro particolari. Si allega altresì copia dell’intervista rilasciata in data 21 agosto 2007 al “Nuovo Quotidiano di Puglia” dal critico d’arte prof. Massimo Guastella docente di Storia dell’arte contemporanea presso l’Università di Lecce.

Per tutto quanto sin qui esposto, la scrivente sezione di Brindisi di Italia Nostra, stigmatizzando l’accaduto, ribadisce con estrema convinzione l’opportunità di riportare la facciata dell’edificio alla sua originaria architettura, senza manufatti posticci in materiale sintetico; ciò, nella comune convinzione che le regole valgano per tutti e che non debba passare il principio del non rispetto, da parte di chicchessia, delle norme di legge che oltre a rappresentare un pessimo esempio potrebbe costituire un pericoloso precedente. 

Certi dell’interessamento, e fiduciosi nell’accoglimento della richiesta di questa associazione – portatrice di istanze provenienti dalla collettività: comuni cittadini, studiosi e larga parte dell’opinione pubblica – ringraziamo in anticipo e porgiamo distinti saluti.

COMUNICATO UFFICIO STAMPA ITALIA NOSTRA ONLUS


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