Brindisi, 18/09/2007
Colonna, Mennitti scrive a Perrone: "Ti informo che Brindisi chiede la restituzione"
Il Sindaco di Brindisi Domenico Mennitti ha scritto a Paolo Perrone, Sindaco di Lecce, chiedendo la restituzione della colonna romana trasferita a Lecce. DI seguito il testo integrale:
Caro Sindaco,
in questi giorni la città di Brindisi riavrà finalmente, dopo un’assenza decennale, la colonna che affiancava quella trasferita nella città di Lecce, originariamente costruite entrambe nell’ambito della politica imperiale di riorganizzazione delle strade pubbliche. Il capitello troverà una nuova collocazione all’interno della “sala della colonna”, appositamente allestita nell’ex Corte d’Assise della città, edificio adiacente al Palazzo Nervegna–Granafei del 1500 e che presto sarà sede anche degli uffici di rappresentanza del Comune.
Si tratta di un evento di grande rilevanza che mette in risalto il ruolo sostenuto da Brindisi fin dall’antichità come principale polo di collegamento tra l’Oriente e l’Occidente. E’ importante considerare che oggi lo sviluppo di una città passa attraverso la cultura, un processo che però non può neppure avviarsi senza che sia definita la propria testimonianza “storica e materiale”, che assume il significato di valore di civiltà, come è ben definito nella prima nozione di bene culturale adottata dalla Commissione Franceschini con un decreto legislativo del 1998.
Questa nuova caratterizzazione dei beni storici, deve indurci a riflettere sul diritto di poter reinserire tali opere nel tessuto in cui sono state prodotte ed è per questo che Ti informo che Brindisi chiede la restituzione della colonna romana donata alla tua città, perché si è privata dell’immagine che ancora oggi continua a rappresentarla nel mondo: le “due colonne gemelle terminali della Via Appia”. Attraverso questa iniziativa Brindisi rilancia la propria storia, che non vuole essere solo il racconto di un antico passato, ma il punto di partenza di un nuovo percorso che muova dal simbolo che più la rende riconoscibile.
I tanti studi degli storici che si sono interessati alla vicenda della colonna trasferita a Lecce si sono sempre rivelati “infruttuosi”, perciò la storia in merito è piuttosto controversa. Ma poco importa oggi se Brindisi a quel tempo si oppose o meno al trasferimento. Certo è che quella colonna, che è possibile ammirare nella splendida piazza di S. Oronzo, appartiene a Brindisi, dove le “colonne gemelle” sono state simbolo della vita marittima della città. Ora le rivendichiamo come simbolo di Brindisi “Città d’acqua”.
E’ molto importante che ogni città riesca a trasferire la propria cultura attraverso segni tangibili come i monumenti storici. Per consentire tutto questo è fondamentale che ci sia cooperazione e collaborazione fra comuni di una stessa Regione ( nel nostro caso di una stessa specifica area all'interno della Puglia) per poter garantire il reinserimento e soprattutto la giusta collocazione di opere memorabili nel loro contesto originario. Lecce, città dotata di propri alti valori storici ed artistici, potrà trovare un’adeguata collocazione per la statua di Sant’Oronzo, contando – se lo vorrà – anche sulla nostra partecipazione. E questa potrà essere senz’altro l’occasione giusta per permetterle di dare maggiore risalto alla figura del Santo patrono e al suo legame con la città .
Domenico Mennitti
La vicenda della colonna romana
Il 20 novembre del 1528 accade qualcosa che segnerà fino ai nostri giorni il percorso storico della città di Brindisi e che influirà notevolmente sulla nostra identità culturale. A quella data una delle due colonne poste sulla piazzetta antistante la scalinata virgiliana, crolla senza apparente motivo. L’opinione comune pensò all’accaduto come ad un segno di sventura. I rocchi distrutti della colonna rimasero a terra per 132 anni fino al momento in cui tra il 1657 e il 1658 il sindaco di Brindisi Carlo Stea decise di concederli alla città di Lecce, dove si pensò di erigere un monumento a Sant’Oronzo; un gesto questo che onorava il santo per aver liberato il Salento dalla peste che in quegli anni lo colpì. Ma in realtà cosa successe effettivamente in quel periodo? Perché la colonna romana è stata consegnata a Lecce?
Fondamentale per la ricostruzione dei fatti è la Cronaca dei Sindaci di Brindisi (1529-1787). Si tratta di un’opera importantissima, quasi unica fonte principale sulla vicenda. Secondo quanto emerge dal manoscritto possiamo affermare che :
- il 24 luglio 1526 inizia la peste;
- il 20 novembre 1528 cade una delle colonne;
- nel settembre del 1529 Brindisi è saccheggiata.
Dall’ uno settembre 1528 al 31 Agosto 1529 Giacomo de Napoli è il Sindaco in carica a Brindisi. Il crollo della colonna romana avviene durante la sua legislatura.
Passano 132 anni, i rocchi rimangono lì, non sono spostati fino al momento in cui il sindaco Carlo Stea ( in carica dall’uno settembre 1657 al 31 Agosto 1658 ) in un momento di forte esaltazione religiosa decide di offrirli alla città di Lecce, per onorare il patrono S. Oronzo il quale avrebbe liberato la nostra Provincia dalla peste del 1656. A questo proposito, sempre in base alla già citata Cronaca il canonico Pasquale Camassa nella sua opera “ La romanità di Brindisi attraverso la sua storia e i suoi avanzi monumentali”, edito a Brindisi nel 1934, afferma quanto segue : “L’idea per quanto lodevole dal lato religioso, trovò una forte opposizione nella cittadinanza, la quale non sapeva adagiarsi all’idea di essere privata di quei marmi, muti testimoni della sua antica grandezza.
Quei blocchi marmorei, dicevano i Brindisini, dovranno essere rimessi sulla loro antica base. Il sentimento religioso non deve distruggere l’altro pur nobile sentimento della conservazione dei patrii monumenti. I sindaci Cuggiò, Monticelli e Vavotico non vollero mai ratificare l’atto di cessione compiuto dal loro precedessore Stea. Dopo anni di opposizioni il Vicerè Conte di Castrillo, ordinò che i pezzi della colonna fossero ceduti a Lecce. Se è vero che Brindisi si oppose alla cessione della sua colonna, per il rispetto che sentiva per i suoi monumenti, non è più conforme alla verità storica il sostenere che l’abbia donata. A tal proposito Andrea della Monaca nella sua “Memoria Historica” (1674) a proposito dell’elezione del Sindaco, elenca i compiti demandati all’amministrazione ed evidenzia come nelle deliberazioni egli non abbia voto; illustra le incombenze e l’esercizio del Sindaco, il quale, in atti, non poteva concedere né donare senza deliberazione decurionale del Pubblico Reggimento ( cioè il Consiglio Comunale).
Nessun Sindaco avrebbe potuto autonomamente emanare un atto di concessione (quello che secondo il Camassa non fu mai ratificato, ma esisteva) perchè ciò era severamente vietato dallo statuto.
La città di Brindisi non avrebbe mai ceduto ciò che aveva in animo di conservare. Le colonne sono sempre state simbolo cittadino della vita marittima di questa città. Tutelare i nostri monumenti significa tutelare le nostre origini e quindi anche la nostra identità, ma per fare questo è importante inserire tali opere nel tessuto in cui sono state prodotte.
COMUNICATO STAMPA AMM.NE COMUNALE DI BRINDISI
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