Bari, 28/11/2007
PEAR: se ne discute in Consiglio regionale
Questa mattina il Consiglio Regionale Pugliese si è riunito per
discutere del PEAR: il Piano Energetico Ambientale Regionale. Di seguito gli interventi dei consiglieri regionali:
Il confronto in Consiglio regionale sul Pear
Un dibattito senza voto in Consiglio regionale sul Piano energetico ambientale (Pear), perché lo Statuto della Regione non prevede approvazioni, ma un “confronto utile e importante”. È il giudizio con differenti precisazioni di tutte le forze politiche in Aula, nella riunione monotematica dedicata al documento di pianificazione energetica.
“Abbiamo ritenuto importante che il Consiglio regionale discutesse di politica energetica”, ha detto il presidente della Regione, Nichi Vendola. Appartiene allo stile di lavoro di questo governo regionale non blindare in Giunta discussioni che appartengono alla Puglia, ha aggiunto.
Vendola ha indicato i temi del confronto aperto con lo Stato: la bonifica integrale del sito inquinato di Brindisi (“è vicino un accordo epocale, da clonare per Taranto”). È partita la bonifica dei siti di Manfredonia e a Bari il concorso a scelte determinanti ha portato a mettere in sicurezza la Fibronit, la “più grande bomboniera amianto d’Italia”.
L’ambiente non è un vincolo, va considerato una risorsa strategica. Un risultato che si ottiene con la concertazione e “sentendo, incontrando tutti quelli che nel territorio hanno diritto di conoscere la direzione di marcia delle scelte. Abbiamo bisogno – ha aggiunto il presidente – di incrementare la discussione sull’energia e su altri nodi, da sottoporre a processi partecipativi”.
Si tenta una riconversione ecologica del sistema di imprese, ha dichiarato l’assessore allo sviluppo Sandro Frisullo, che ha ricordato i limiti della competenza regionale, in una materia concorrente con lo Stato. “La Puglia di Vendola mette in campo una linea che la Regione non ha mai avuto”, ha sottolineato. Punta al rapporto col territorio, con le popolazioni, sostiene battaglie su singoli insediamenti per ripristinare “democrazia e procedure corrette”. Non dice solo “no” ma anche dei “sì”. Si pone un obiettivo: sostituire il più possibile le fonti energetiche fossili con le rinnovabili.
“Vogliamo che la Puglia diventi uno dei più grandi parchi di energia rinnovabile d’Europa”, è stato uno dei passaggi dell’intervento del presidente Vendola.
Nel dibattito, un dato comune ha riguardato l’opportunità di una rivisitazione del Pear nelle commissioni consiliari. “Non per mettere in discussione gli indirizzi del piano – ha fatto notare il presidente della quarta (sviluppo) Dario Stefàno - ma per un supplemento di approfondimento, in tempo per recuperare una linea che dovrebbe contraddistinguere la maggioranza”. La stessa richiesta era venuta, oltre che da diversi consiglieri, dal presidente della commissione ambiente, Pietro Mita: una seduta congiunta dei due organismi, per un ulteriore confronto su un piano che consente alla Regione di entrare nel merito della programmazione degli insediamenti energetici, “finora appannaggio di potentati”.
Ad aprire gli interventi è stato Giammarco Surico (Gruppo Misto), per il quale la discussione andava fatta prima, in modo da recuperare le indicazioni del Consiglio in un piano che ora è già esecutivo e che, a suo avviso, dovrebbe investire su ricerca, nucleare pulito, carbone pulito e fonti rinnovabili.
Per il capogruppo di AN, Michele Saccomanno, l’ambiente come la sanità sono problemi troppo generali perché ci si divida, l’Aula dovrebbe cercare il giusto equilibrio e puntare ad una “programmazione forte”, altrimenti si finisce per “parlare solo ai ricchi” e ignorare “i poveri”.
D’accordo col passaggio nelle commissioni il presidente della terza (sanità), Dino Marino: ”il Pear è un atto di livello, segnerà lo scenario futuro dell’ambiente e sarà il motore di uno sviluppo che deve investire sulle fonti rinnovabili”.
Il piano energetico è presente e futuro della Puglia anche per il capogruppo di Forza Italia, Rocco Palese, che sollecita il presidente della Regione ad assumere atteggiamenti più decisi: “in un branco di lupi la Puglia non può fare l’agnello. A Roma Vendola deve aprire un tavolo Puglia”.
C’è solo una strada, quella del dialogo, per far crescere i consensi sul documento – ha osservato Antonio Buccoliero (Udeur) – in un territorio interessato in passato da ricadute schizofreniche di un sistema che va razionalizzato”.
“Squallidi interessi sottobanco” si nascondono dietro l’energia, secondo Francesco Damone, capogruppo della Puglia prima di tutto. “Il business intorno all’eolico è spaventoso. Il piano va bene, ma le ruberie sono al’ordine del giorno e la corruzione dilaga”.
Il Pear è il “frutto di un lavoro importante”, nel quale, per Giuseppe Romano (DS), si legge una pluralità di orientamenti in materia ambientale e le prospettive sono chiare, puntano tra l’altro al risparmio economico nei vincoli stabiliti da Kyoto.
Apprezzabile lo sforzo di introdurre novità anche secondo Raffaele Baldassarre (FI). Ci sono una visione d’insieme ed obiettivi che potranno essere conseguiti se si saprà correggere prevedendo tempi più brevi per i risultati ed una maggiore dose di realismo.
Piero Manni (Prc) ha depositato agli atti del Consiglio documenti redatti da associazioni ambientaliste contrarie al Pear. “Non li condivido, ma ritengo che vada data una voce a soggetti non rappresentanti in Aula”.
Prima delle conclusioni dell’assessore Losappio, hanno preso la parola Mimmo Lomelo e Onofrio Introna. Il primo ritiene “paradossale”che vengano mosse contestazioni da destra e da sinistra a un documento che ribadisce soprattutto il “no” netto al nucleare, “che molti dovranno digerire, piaccia o no” e che deve porre la Puglia al riparo dalla logica del profitto ad ogni costo, “dell’economia del disastro”.
L’assessore Introna ha definito il Pear un atto coraggiose e avanzato di pianificazione, il “primo che la Regione si è data nel settore energetico”.Ha salutato la discussione aperta come “un nuovo approccio su una materia delicata. Non siamo chiusi al confronto: è il segno di una sensibilità ecologica, una nuova cultura con la quale la Puglia progetta il suo futuro.
Marino (presidente della terza commissione consiliare): “Nessuna speculazione sul nostro territorio.
Importante, nel Piano, lo stop alla centrale di San Severo”
“Il Piano energetico ambientale regionale va inteso come motore dello sviluppo sostenibile della Puglia. La scelta del governo è stata una scelta coraggiosa ed innovativa di tutto il centrosinistra a favore di una produzione energetica che riduce l’utilizzo di fonti fossili ed investe sulla produzione da fonti rinnovabili. Non dimentichiamo infatti i guasti prodotti dalle scelte del precedente governo di centrodestra, innumerevoli e devastanti. Dal potenziamento delle centrali a carbone che aggrediscono i territori al decreto Marzano, il cosiddetto decreto sbloccacentrali di tutto il Paese. La Puglia produce oltre il 60% in più di energia in più di quanto effettivamente gli possa servire. La centrale a carbone di Cerano, da sola, produce la metà dell’ossido di carbonio presente in tutta Italia. Da qui la necessità urgente di cambiare rotta e di mirare ad una profonda riduzione dell’utilizzo di queste tecnologie investendo sulla ricerca e sull’innovazione. Anche quando parliamo di solidarietà energetica nei confronti del Paese, non possiamo che affermare che il contributo della Puglia deve essere centrato sulla necessità di una diversificazione delle fonti di produzione rinnovabili, sul rispetto delle volontà delle popolazioni e sul risarcimento ai territori che hanno subito danni ambientali e alla salute ( vedi le aree di Brindisi e Taranto). Per quanto riguarda poi la produzione di eolico, il Pear prevede, nei prossimi dieci anni, di raggiungere la quota di 1.500 megawatt (oggi il dato si attesta invece su circa 600 megawatt).
Importante la scelta compiuta, all’interno del Piano, di stoppare le centrali a turbogas (Modugno e San Severo), anche alla luce dell’accordo Prodi Putin sul gas naturale e sul ruolo della Puglia. In qualità di rappresentante del territorio della Capitanata posso affermare che la centrale prevista a San Severo è osteggiata, in tutte le sedi legali e politiche, dalla stragrande parte della popolazione, dall’amministrazione comunale, provinciale e dalla stessa regione Puglia. La centrale, ribadisco, rappresenta una violenza al territorio, alle sue vocazioni agricole ad un ostacolo allo sviluppo industriale così come definito nelle diverse pianificazioni elaborate per il prossimo decennio. Tra l’altro è una vera e propria minaccia alla salute delle popolazioni, confermata anche dai dati recenti sulla presenza di polveri sottili nei luoghi dove queste centrali sono presenti. L’autorizzazione ministeriale, inoltre, è da ritenersi scaduta perché alcune prescrizioni, contenute nella stessa autorizzazione, non sono state soddisfatte prima della cantierizzazione dell’impianto, così come certificato dal Ministero dell’Ambiente. Sembrano paradossali ma purtroppo sono assolutamente vere, le strategie in campo energetico della Enplus, l’attuale titolare dell’autorizzazione della centrale di San Severo che attraverso il suo vice presidente ha affermato ‘di promuovere iniziative solo da fonti rinnovabili in provincia di Belluno, da fonti tradizionali invece fuori..a San Severo per esempio dove realizzeremo una centrale da 400 Mw..’.
Maniglio (Ds): “Il Pear copre un vuoto decennale nel governo della Puglia”
Una nota del capogruppo dei Ds, Antonio Maniglio, sul piano energetico ambientale regionale.
“Per la prima volta la Puglia si dota di un piano energetico e ambientale regionale (PEAR). E già questo rappresenta una forte discontinuità con un passato contrassegnato da scelte fatte senza alcuna programmazione e senza alcun rispetto per i beni ambientali e la salute dei cittadini.
L’altra direttrice strategica, da condividere e da sostenere, è quella di puntare sulle energie rinnovabili (solare, eolico, biomasse). E tuttavia è necessario porre una questione di fondo.
La Puglia è una regione che produce molta più energia di quanta ne consumi. Ed è giusto, in nome degli interessi nazionali, e con uno spirito solidale che in altri campi reclamiamo alle altre regioni, non avere atteggiamenti egoistici. Ma questo significa una sola cosa: che l’incentivazione delle fonti rinnovabili deve procedere di pari passo con la riduzione dell’uso delle fonti inquinanti, prima fra tutte il carbone. Questa è la prima e vitale esigenza della Puglia e dei pugliesi: ridurre l’emissione di anidride carbonica. Le ultime indagini dell’Arpa fanno riferimento a 15 milioni di tonnellate di Co 2 a Brindisi e 21 milioni di tonnellate a Taranto. E’ indispensabile pertanto che il Pear preveda azioni operative per sostituire la produzione energetica da fonti fossili con quella da fonti rinnovabili.
Questa è anche la strada per intervenire su due realtà ad alto rischio ambientale come Taranto e Brindisi. Per quest’ultima città, ad esempio, vanno accolte le proposte avanzate da Provincia e Comune che, in coerenza con il piano nazionale delle emissioni, chiedono una riduzione del 30 per cento dell’uso del carbone entro il 2012, quale condizione per ridurre le emissioni.
Ci pare, in definitiva, che il Pear copra un vuoto decennale nel governo della Puglia e che fornisca indirizzi innovativi con una forte caratura ambientale; ma la serietà delle questioni ambientali nella nostra regione – nonché le potenzialità di uno sviluppo fondato sulle nostre risorse naturali - richiede un supplemento di coraggio e determinazione per tutelare la salute dei cittadini, garantire uno sviluppo sostenibile, valorizzare i beni paesaggistici della Puglia”.
Chiarelli (La Puglia Prima di Tutto) sul Piano Energetico Ambientale Regionale
Per Gianfranco Chiarelli (La Puglia prima di Tutto) il PEAR è “uno strumento inadeguato rispetto alle aspettative ed alle necessità di tutela del nostro territorio, non è in sinergia con le nuove politiche energetiche comunitarie ed è privo di risposte organiche e sostanziali. Inoltre, non è credibile nella sua impostazione che privilegia la volontà di perpetuare e potenziare la produzione elettrica - poco efficiente e di enorme impatto socio sanitario – che rappresenta oggi il maggior punto di debolezza del nostro sistema.”
Il presidente della VII Commissione salva solo gli obiettivi finali che il Piano si propone di raggiungere: riduzione della produzione di CO2 da conseguire con il blocco di qualsiasi nuovo impianto che produca CO2; aumento della produzione di energia attraverso le fonti rinnovabili; risparmio energetico. Non si intravedono però soluzioni, considerato che in esso sono contenute solo generiche enunciazioni di principi e non si fa alcun riferimento concreto agli strumenti operativi per promuovere il risparmio energetico e la promozione del sistema delle fonti rinnovabili. “E’ una relazione che non considera il problema delle emissioni di gas serra, risolto con la semplicistica previsione di una modesta riduzione degli inquinanti nel polo brindisino destinato a divenire capitale dei rifiuti così come anticipato nei giorni scorsi dalla stampa. Gli sforzi enunciati per limitare le emissioni di CO2 sono inadeguati: ad un obiettivo di riduzione del 25% nelle centrali brindisine si oppone la volontà dei produttori di bruciare in quegli impianti anche combustibile da rifiuti, con la conseguenza che le diossine si aggiungeranno alle altre sostanze nocive già prodotte. Per quanto riguarda la produzione di energia elettrica, sostiene Chiarelli, si sta pagando lo scotto di scriteriati indirizzi di governo del territorio su cui insistono impianti termoelettrici per circa 5000 megawatt a cui se ne aggiungeranno altri già autorizzati per 2300, con una previsione di esubero di produzione energetica che sfiora il 60%, con la concreta prospettiva di passare nei prossimi anni, secondo le previsioni del PEAR, ad una produzione tripla rispetto al fabbisogno. La scelta di aumentare ulteriormente la produzione di energia elettrica regionale comporta pesanti conseguenze per il territorio, oltre a quelle connesse con la realizzazione degli impianti di produzione, denuncia Chiarelli. Infatti, gli enormi flussi di energia elettrica derivanti da nuove centrali richiederanno a loro volta nuove infrastrutture per esportare la produzione.
Una politica energetica efficace deve prevedere un modello di produzione dell’energia decentrato, basato su impianti di piccola produzione, alimentati con fonti rinnovabili, localizzati in modo diffuso sul territorio, vicino ai centri di consumo. Il PEAR, invece, sancisce la volontà di una sovra produzione di energia elettrica ed impone alle realtà territoriali la realizzazione di grandi generatori di energia eolica. Nonostante sostenga il contrario, la Regione ha seguito la politica dell’accentramento e sfruttando l’assenza di precise disposizioni e di limitazioni in materia, ha trasformato le fonti rinnovabili, eolico soprattutto, in un grande affare.
Diversamente è stato perso di vista l’obiettivo di contenere gli sprechi di energia e limitare l’impatto ambientale. L’economia pugliese, il sistema delle imprese, le istituzioni, i cittadini, ha concluso Chiarelli, devono farsi promotori di un nuovo modello di sviluppo che deve evitare speculazioni e garantire una riconversione seria della nostra economia. Non è più possibile lasciare al caso lo sviluppo delle politiche energetiche: il danno sarebbe grave ed irreversibile”.
Mita (Prc) sul Piano Energetico Ambientale Regionale
Il consigliere regionale del Prc, Pietro Mita, presidente della V commissione consiliare (Ambiente) ha diffuso una nota sulla questione Pear all’esame del Consiglio regionale.
“La discussione del PEAR in Consiglio Regionale segna un punto di svolta per un territorio abituato da decenni a scorrerie di grandi imprese - ieri della chimica e della siderurgia, oggi dell’energia - a utilizzare il nostro territorio senza programmazione alcuna e senza controlli da parte dei soggetti istituzionali a ciò preposti: Regione, Province, Comuni.
Meglio sarebbe stato se questa discussione fosse avvenuta ancor prima nelle Commissioni di competenza (Ambiente, Attività Produttive).
Il Piano contiene indicazioni strategiche.
Intanto non si prevedono altri investimenti con fonti tradizionali; si punta a ridurre drasticamente il carbone e a sostituirlo con eolico, fotovoltaico solare, biomasse e residui da combustione industriale esistenti sul territorio.
Viene espresso un “altolà” al nucleare: per soddisfare i bisogni di una generazione non possiamo addossarle nei secoli a venire conseguenze irreversibili come quelle rivenienti dalle scorie nucleari.
Nella direzione del risparmio energetico la Regione Puglia è impegnata a favorire le potenzialità della bio-architettura.
Il governo regionale sta preparando un provvedimento legislativo sulla bio-edilizia; i Comuni, con i loro PUG e regolamenti edilizi, e le Province, con i PTCP, possono individuare indirizzi, azioni adeguate e vincoli per il risparmio energetico.
In Puglia, con la scelta della differenziazione delle fonti energetiche, si può produrre più energia e al contempo ridurre in maniera consistente le emissioni di anidride carbonica.
Il CDR da utilizzare nella centrale di Cerano deve essere solo e soltanto quello prodotto a Brindisi, nella direzione della chiusura del ciclo dei rifiuti.
Al Governo regionale, all’Assessore all’Ambiente chiedo:
1. Di utilizzare questa seduta del Consiglio regionale, assumendo gli obbiettivi scaturiti da esso, per il miglioramento del Piano.
2. Tempo per migliorare il consenso intorno al PEAR di movimenti ed autonomie locali.
D’altro canto, a Brindisi e a Taranto non si potrebbero ottenere risultati concreti (penso alle convenzioni con le società elettriche) se Comune e Provincia marciassero separati dalla Regione.
Il disegno strategico del PEAR, e l’assunzione di una forte responsabilità nei confronti degli interessi nazionali mettono la Regione Puglia nelle condizioni di aprire con il Governo centrale un confronto vantaggioso per il territorio e le popolazioni pugliesi”.
Saccomanno (AN): “Sul Pear indispensabile definire i tempi e rafforzare i controlli”
Intervenendo nel dibattito sul Piano Energetico-Ambientale Regionale, il presidente del Gruppo di Alleanza Nazionale in Consiglio regionale, Michele Saccomanno, ha evidenziato che di esso è giusto comunque discutere anche nella prospettiva di una sua rilettura concreta e che esso non nasce oggi, ma ha vissuto nelle anni passati una fase profonda e qualificata di elaborazione, a partire dalla raccolta e dallo studio di dati e di ipotesi di lavoro di cui si è ampiamente avvalso. D’altronde le stesse problematiche ambientalistiche sono state alla base di una profonda trasformazione culturale, che la ha trasferite nel tempo dai margini al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica e della politica. Valga per tutti l’esempio della forte accentuazione che esse hanno registrato nella definizione a tutti i livelli delle politiche di governo. Quanto alle questioni di contenuto, il capogruppo di AN respinge una politica che discrimini tra ricchi e poveri, caricando soltanto sui secondi il peso degli oneri che dovrebbero essere invece equamente ripartiti, e segnala nella mancanza di un rigoroso crono-programma il limite più grave del Piano all’esame. Se, infatti, si devono ridurre le emissioni (e lo si dovrebbe fare subito e -con riferimento al carbone- meglio al 30% che al previsto 25%), si deve anche sapere non soltanto entro quando lo si deve fare, ma anche le scadenze dei passaggi intermedi per pervenire a tale risultato in tale data, anche perché i fatti dimostrano che una reale buona volontà di ridurre tali emissioni in realtà non c’è in chi dovrebbe concretamente garantirlo. Altrettanto deve dirsi per le nuove fonti che giustamente si vogliono introdurre, come il carbone pulito.
Dopo aver condiviso la scelta del Governo regionale di difendere in tutte le sedi la volontà espressa dal Consiglio in ordine al rigassificatore previsto a Capobianco, Saccomanno ha insistito sul ruolo degli Enti Locali, il cui coinvolgimento nelle scelte relative al loro territorio deve essere pieno e determinante.
Non meno importante la questione dei controlli, con il necessario rafforzamento dell’ARPA e non con soluzioni estemporanee come la prossima assunzione di un bibliotecario, che dovrebbe rafforzarsi in relazione a tutte le leggi di tutela ambientale, come quelle sull’inquinamento acustico e luminoso rimaste allo stato lettere morte.
Quanto alle politiche di smaltimento dei rifiuti, su cui AN chiede insistentemente una seduta consiliare ad hoc e che sono fortemente interconnesse con quelle energetiche, il capogruppo di AN chiede una rivisitazione delle posizioni preconcette contro gli impianti di termovalorizzazione, che nelle loro ultime generazioni producono di gran lunga meno diossina, per esempio, degli impianti di Brindisi, ai quali pertanto si potrebbero anche in qualche misura sostituire attraverso un’equa e razionale distribuzione sul territorio. Di tutto questo si può e si deve continuare a discutere, anche in vista di utili modifiche alle scelte già operate”
Alla luce di queste considerazioni, mi sembra importante ribadire quanto il nostro territorio non debba essere asservito a nessuna speculazione, quanto sia necessario contribuire alla solidarietà energetica, ma solo attraverso l’utilizzo di fonti di produzione naturali e rinnovabili e quanto sia necessario puntare ad uno sviluppo sostenibile per la creazione di un distretto industriale capace di coniugare innovazione tecnologica, utilizzo delle risorse e prospettive di crescita dell’economia e dell’occupazione”.
Surico (Misto): “Discussione postuma
su un Piano che lascia troppe questioni aperte”
Una nota del consigliere regionale del Gruppo Misto, Giammarco Surico.
“La sinistra pugliese, come del resto quella nazionale, non è in grado di affrontare serenamente le questioni energetiche che continuano a pesare troppo economicamente sui bilanci delle famiglie e delle aziende italiane. Come ieri hanno chiarito autorevoli scienziati come Rubbia e Veronesi, sono tre le strade da seguire per mettere in atto una strategia seria: energie nucleare pulita, carbone pulito, energie alternative ma solo in minima parte, posto che si calcola che tra dieci anni queste copriranno solo il 3% del fabbisogno del nostro Paese.
Questo Pear, che peraltro giunge in Consiglio solo adesso che è già esecutivo, non fa nessuna di queste tre cose. Scontato quanto puramente ideologico il No al nucleare, anche a quello sicuro e di nuova generazione verso il quale stanno invece puntando l’Europa e il resto del mondo. Non si chiarisce come si ridurranno in Puglia le emissioni del Co2 e questo è un grosso rischio per i cittadini, visto che il protocollo di Kyoto prescrive che entro il 2012 le emissioni di anidride carbonica dovrebbero ridursi del 6,5 per cento e se così non sarà i cittadini pugliesi pagheranno multe salate per il mancato rispetto di quelle prescrizioni.
Non c’è alcun riferimento nel Piano all’utilizzo di carbone pulito né a situazioni estremamente rischiose per la salute pubblica, come quella di Brindisi dove i residui del carbone continuano a provocare serissimi danni ai cittadini. Il Pear non è minimamente correlato con il Piano Paesaggistico e Ambientale né per quanto attiene all’impatto che i nuovi insediamenti di eolico e fotovoltaico hanno sul nostro paesaggio, né per le politiche sui rifiuti.
In sostanza ci viene dato oggi il contentino di discutere un Piano che poteva benissimo non venire in Consiglio, essendo un atto di Giunta, ma che invece viene portato senza alcuna possibilità di essere modificato. Eppure, noi come alcune frange della sinistra, riteniamo che andasse non solo modificato ma praticamente riscritto”.
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