Brindisi, 30/11/2007

PEAR: Romano (Ds) sulla politica energetica regionale

Una nota del consigliere regionale dei Ds, Giuseppe Romano.

“La discussione in Consiglio regionale sul Piano Energetico Ambientale (PEAR) della Regione Puglia e le conclusioni operative cui si è giunti, avvia la concertazione con i territori. Importante e innovativa la scelta del centro-sinistra pugliese di dotare la nostra Regione, per la prima volta e pur in presenza di legislazione concorrente con lo Stato, di uno strumento di programmazione di medio periodo per le scelte da compiersi in materia energetico-ambientale.
Sono sostenuti da una corretta validazione scientifica i dati sul fabbisogno energetico complessivo, e condivisibili le strategie sul risparmio energetico quale priorità politica dei prossimi anni.

Anche le risorse finanziarie da impegnare per il raggiungimento degli obiettivi enunciati sono concrete perché ancorate ai fondi comunitari del piano strategico 2007-2012. Certo, ora bisogna adeguare agli indirizzi gli strumenti attuativi territoriali (PRG, Regolamenti).

Col Pear la Puglia recepisce le direttive comunitarie ed il protocollo di Kyoto, a partire dalla riduzione dell’impiego del combustibile fossile e dall’aumento considerevole della produzione energetica da fonti alternative. Quindi, non si mette in discussione il principio solidaristico della Puglia col sistema Italia, ma si punta a collocare la produzione energetica che la Puglia garantirà negli anni, dentro le stringenti problematiche dei cambiamenti climatici e delle emissioni concausa dell’attuale effetto-serra. Il tema della solidarietà, ed aggiungo io anche della sussidiarietà tra territori, rimane il filo conduttore delle scelte a compiersi, che va espresso attraverso una cultura di governo oggettiva e priva di qualsivoglia pregiudizio.

E veniamo al dissenso da me manifestato in aula: a)la percentuale di riduzione delle emissioni di CO2 proposta (25%) è insufficiente; b)no all’impiego di CDR, prodotto nel brindisino, nella Centrale di Cerano.

Sulla prima, se l’obiettivo è riportare i parametri delle emissioni a quelle del 1990, tale risultato, da conti molto semplici, si può raggiungere soltanto con una riduzione del 30% ed ancora tale percentuale, a regime dal decimo anno, deve avere una graduazione di rientro già a partire dal prossimo anno: questo ci dice Kyoto.
Sulla seconda non ho notizie di impiego di CDR quale combustibile nelle centrali italiane; questo mi fa propendere per l’ipotesi di intervenire sull’impianto per adeguarlo al nuovo combustibile anche se resta il dubbio se esso potrà funzionare soltanto con le quantità di CDR prodotte nella Provincia di Brindisi. Se il CDR dovrà sostituire il 5% del carbone (sulle quantità del 1990, del 1996 o del 2004?), ritengo che Brindisi potrà produrre al massimo decimali di punto di differenziata di qualità. Non ho motivo di dubitare delle garanzie prodotte in Aula dall’Assessore Losappio, ma ritengo lecito pensare che si propone un investimento sicuramente antieconomico, atteso che, tra l’altro, il CDR non dispone più di certificato verde. La proposta chiude solo formalmente il ciclo del rifiuto, perché la soluzione pare poco praticabile.

Questa mia posizione, rassicuro l’Assessore e lo invito a rimuovere pregiudizi, non intende introdurre dalla finestra il tema del termovalorizzatore; intende soltanto sostenere che riduzione delle quantità del fossile impiegato ed impiego del CDR sono strade diverse. Richiamo il principio della solidarietà dei e tra i territori, chiedendo al Governo Regionale di applicare ciò che egli stesso, nel Pear, ritiene strumento a valenza generale e cioè l’accordo volontario.
La Regione porrà particolare attenzione, nell’apertura del ‘Tavolo di concertazione’, nel coinvolgimento di tutti i soggetti a qualsiasi titolo interessati agli interventi proposti. La solidarietà dei territori brindisino e tarantino, è talmente acclarata che sono classificate, purtroppo, come aree di crisi ambientale e non più a rischio di crisi.

Ma un modello di sviluppo che corregge gli errori del passato, a fatica, viene avanti. A Brindisi viene confermata la vocazione di ‘polo energetico’; ma se il piano parla di riequilibrio tra le fonti mantenendo inalterata la quantità di produzione energetica, per Brindisi ho qualche dubbio che nei fatti sia così.
Però la “vocazione” rimane, per la qual cosa si presentano progetti per una centrale da biomassa, una fotovoltaica (la più grande d’Europa), una eolica, un gasdotto proveniente dall’Albania e poi un impianto di dissalazione.
La biomassa, sarà tutta prodotta a Brindisi o, visto anche la riforma della PAC, il mondo agricolo pugliese potrebbe ricevere una boccata di ossigeno?

Ecco, il “tavolo della concertazione” dovrebbe discutere delle opportunità con tutti i soggetti istituzionali interessati, non solo quelli competenti per territorio.
Sarà faticoso trovare una quadratura, ma la programmazione concertata rimane uno dei mezzi più efficaci per le iniziative nel settore energetico”.

Giuseppe Romano
Vice capogruppo alla Regione

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