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Brindisi, Emergenza palme: il mutamento di un paesaggio



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Brindisi, 14/12/2007

Emergenza palme: il mutamento di un paesaggio

I giardini pubblici e quelli privati, i viali, in genere tutto il panorama cittadino che abbiamo quotidianamente e da decenni sotto gli occhi può cambiare radicalmente a causa di un piccolo insetto grande appena un paio di centimetri: il Rhynchophorus ferrugineus. Questo curculionide coleottero si insedia nelle palme, soprattutto del tipo Phoenix canariensis che in maggior numero adornano il nostro territorio, depone le uova e le larve si nutrono del tessuto tenero della pianta. Il suo proliferare ha dato il via ad una vera e propria situazione drammatica che non si può intendere limitata a questo o a quel territorio, è un emergenza che sta attaccando progressivamente aree sempre più vaste ed è un errore pensare che possa essere risolta con rimedi che ognuno, per lo più singolarmente, prende nella propria ristretta realtà e pensa siano efficaci ma che puntualmente si rivelano dei palliativi se non veri e propri fallimenti. È evidente che questa emergenza va combattuta con ben altra azione, sarebbe bene non sottovalutare nulla perché è molto probabile che fra non molto assisteremo alla completa scomparsa di questa specie in molte, se non in tutte le località.

È da rilevare innanzitutto, come è ben noto, che il commercio di piante ornamentali, soprattutto di quelle provenienti da aeree a rischio, possa costituire un importante mezzo di diffusione di organismi associati alle piante i quali, in questo modo, possono essere trasportati da un paese all'altro, anche al di fuori del loro areale di distribuzione originario.
Le norme fitosanitarie che regolamentano gli scambi commerciali e che dovrebbero assicurare la circolazione di materiale esente da malattie, purtroppo nel nostro Paese vengono spesso disattese, tanto che ogni anno si allunga la lista di organismi esotici (agenti patogeni e fitofagi) segnalati per la comparsa dei danni causati alle piante. È evidente come sia quanto meno necessario applicare severamente i controlli previsti se non inasprire la normativa per far fronte ai maggiori pericoli derivati da una più facile accessibilità di nuovi mercati.

Data la gravità del caso è conseguente ritenere che vi debba essere un coordinamento regionale, se non addirittura nazionale, che si confronti con altre realtà e dia precise direttive ai vari comuni. Casi del genere sono rapportabili a vere e proprie epidemie e come tali vanno affrontati, quindi occorre avere una situazione, il più possibile chiara e dettagliata, dello stato di fatto perché si possa intervenire nel modo più efficace possibile. Sarebbe il caso di procedere, ove non si sia provveduto, ad una urgente mappatura delle palme coinvolgendo anche enti, comprensori militari ecc.. Emanare precise ordinanze cui non si può sottrarre alcuno, non devono e non possono esserci zone franche. È del tutto ovvio che qualunque forma di terapia si intende perseguire, quand’anche fosse realmente efficace, a nulla vale se non si interviene in maniera capillare poiché tralasciando anche un solo giardino o un comprensorio militare questi diverrebbero pericolosi focolai, vanificando qualsiasi tipo di intervento sin lì fatto.

Non è dato sapere quanto si sia realmente in tempo per arginare utilmente questo flagello, ma relazionare con altre realtà potrebbe essere importante. Infatti pare, ad esempio, che si stia studiando un nuova forma di lotta questa volta biologica attraverso la Beauveria bassiana che ha una grande capacità di parassitare insetti attraverso lo sviluppo di un corpo ifale che provoca la morte dell’insetto con crescita saprofitica sul cadavere e dispersione di spore con capacità di svilupparsi nella palma senza conseguenze per la stessa.
Considerato che s Nematodi, funghi e batteri sono oggetto di sperimentazione, ma si rileva un non facile utilizzo e una certa differenza di risultati tra campo e laboratorio. Altri limitatori naturali sono indicati in certi roditori, acari e vespe. Sono numerosi i nemici naturali del Rhynchophorus spp., che possono essere patogeni o entomofagi. Questo rimedio anche se non di facile utilizzo in sede di sperimentazione ha fatto registrare significativi risultati anche se diversi a secondo della sua applicazione.
In ambiente protetto il nematode ha dimostrato una alta efficacia (100%) con larve da 7 a 10 giorni di vita, già a due giorni dal trattamento, in campo, su Phoenix canariensis, la contaminazione ha dimostrato una efficacia inferiore (67%) sulle larve, sebbene il risultato sia stato superiore ad un testimone trattato con prodotto chimico. Queste ultime notizie sono state apprese dal responsabile del Centro Studi e Ricerche per le Palme di Sanremo il dott. Claudio Littardi.

È auspicabile che si concretizzi una sistema sinergico che trovi quanto prima un efficace soluzione per combattere questa grave, e forse sottovalutata, emergenza.

Il Delegato Regionale per la Tutela Paesaggistica
Giorgio Sciarra

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