Brindisi, 15/01/2008
Rifiuti, Legambiente: "provincia e città hanno già dato e già fatto"
Legambiente prende atto dell’indisponibilità manifestata dal Presidente della Provincia, dott. Michele Errico, di autorizzare la riapertura della discarica per ricevere i rifiuti campani, ma stigmatizza la ventilata disponibilità alla costruzione di un termovalorizzatore, che è priva di qualsiasi ragionevole motivazione.
Nella provincia di Brindisi, qualora fossero rispettati gli obiettivi di raccolta differenziata, e qualora si procedesse alla separazione corretta della frazione umida da quella secca, quest’ultima non supererebbe le 70 mila tonnellate annue, e da essa – dopo ulteriore selezione, biostabilizzazione ed igienizzazione – il processo di produzione del CDR ne fornirebbe meno di 60 mila tonnellate annue.
Un termovalorizzatore richiederebbe viceversa non meno di 100 mila tonnellate all’anno, per cui non esiste nessuna emergenza per giustificare l’impianto. Anzi si correrebbe il rischio di attirare costantemente rifiuti da altre zone per sopperire al fabbisogno di combustibile.
Il CDR potrebbe essere più fruttuosamente impiegato per sostituire i combustibili fossili altamente inquinanti nei cementifici o – in parte – il pet-coke sequestrato a Taranto per l’alto contenuto di zolfo.
Legambiente non è in assoluto contraria ai termovalorizzatori, che però non rappresentano la chiusura del ciclo dei rifiuti laddove esiste un utilizzo più corretto del CDR.
Tali impianti sono giustificati dalla presenza di adeguate quantità di CDR, che – pur restando un rifiuto speciale – abbia le caratteristiche qualitative rispondenti alle prescrizioni dell’Unione Europea. Oggi il basso livello della raccolta differenziata e delle fasi di selezioni non offrono nessuna garanzia in tal senso e per giunta i tanti termovalorizzatori ipotizzati per il futuro potrebbero abbassare il livello di qualità e provocare la combustione dei rifiuti “tal quale” con ancore maggiore emissione di sostanze inquinanti, diossina compresa.
Il termovalorizzatore di Terni, ed il suo recente sequestro, sono l’emblema di una estremamente scorretta gestione dei rifiuti.
Questa provincia e in primo luogo questa città hanno già dato e già fatto:
- due discariche di rifiuti speciali già colme di rifiuti provenienti da tutta l’Italia
- un inceneritore di rifiuti speciali
- un impianto di raccolta di rifiuti riciclabili
- impianti di selezione, compostaggio, biostabilizzazione e produzione di CDR
- un impianto di smaltimento e frantumazione di inerti
- discariche di rifiuti del petrolchimico
- discariche di RSU
- diffusi fenomeni di abusivismo e malaffare
Oggi le Istituzioni hanno il dovere di implementare in maniera significativa la raccolta differenziata e far funzionare al meglio gli impianti già disponibili e ad essa conseguenti. Questi sono una ricchezza che può produrre significativi guadagni per le istituzioni, benefici per l’occupazione e riduzione dei costi per i cittadini.
Il termovalorizzatore – in altri casi e altre situazioni “plausibile” – non ha alcuna ragion d’essere in questa provincia, se non quella di legittimare le cattive abitudini e alimentare i peggiori interessi.
LEGAMBIENTE BRINDISI – CIRCOLO TONINO DI GIULIO
|