S. Pietro V.co, 08/02/2008
Smaltimento rifiuti: la proposta del comitato 8Giugno
Il Comitato 8giugno, per lo sviluppo sostenibile e la tutela della salute, ha inviato una lettera aperta al Presidente Nichi Vendola, al V.-Presidente Sandro Frisullo, all’Assessore Michele Losappio, all’Assessore Alberto Tedesco, al Presidente Michele Errico, ai Sindaci di Brindisi, S.Pietro Vernotico, Torchiarolo, Cellino San Marco, ai Presidenti dei Gruppi Reg.li, ai Segretari Regionali ed ai Segretari Prov.li di Brindisi.
Oggetto del documento è una proposta per lo smaltimento dei rifiuti urbani nell’area a rischio di crisi ambientale di Brindisi.
Di seguito il testo integrale della missiva:
Illustri Personalità,
principio di precauzione, validazione scientifica e condivisione democraticamente conseguita, sono le coordinate ispiratrici che orientano il Comitato 8giugno, la cui mission è il rispetto del Decreto Presidenziale della Repubblica del 23 aprile del 1998, il quale stabilisce il risanamento, mediante un piano di disinquinamento, di quella parte del territorio brindisino dichiarato “area ad elevato rischio di crisi ambientale” con soli due milioni e mezzo di tonnellate di carbone, previsti nella Convenzione del 1996 stipulata tra Enti Locali, Enel e Governo, disinvoltamente “superata” la quale sono divenuti 8 milioni!
Non appartiene a questo Comitato la cultura del No preconcetto a iniziative nel giardino di casa propria, ma neppure quella del Sì accomodante piegato a esigenze puramente aziendali o a “ragioni di Stato”, delle quali pare debbano continuare a farsene carico sempre quelle popolazioni ritenute “figlie di un dio minore”.
Difatti, la nostra contrarietà alla “sperimentale” co-combustione del cdr nella centrale elettrica di Cerano, efficacemente sostenuta dal Presidente della Provincia, Michele Errico, e istituzionalmente rappresentata dal consigliere regionale di San Pietro Vernotico, Giuseppe Romano, si fonda anche sulle risultanze dello studio comparato tra impianti dedicati e non, condotto dai ricercatori del Politecnico di Milano –Dr.Consonni, Grosso, Giugliano e Rigamonti-, i quali hanno evidenziato, per gli impianti non dedicati (centrali elettriche e cementifici), una base di dati validati molto meno robusta della combustione in impianti dedicati (incerenitori e termovalorizzatori).
Inoltre, è un elementare principio precauzionale che ci induce a escludere in un’area a rischio che va risanata, e non ulteriormente stressata con aggiunta di altre sostanze inquinanti, quegli impianti dedicati come i termovalorizzatori, che restano comunque la naturale chiusura di un ciclo dei rifiuti basato sulla raccolta differenziata, che condividiamo.
Ricordiamo che qui da noi, la raccolta differenziata è ancora ai primordi, e che se fosse già sufficientemente avanzata, depriverebbe d’importanza lo smaltimento del cdr residuo che ne risulterebbe (75.000 tonnellate), in una provincia piccola come quella di Brindisi, che produce solo 200.000/220.000 tonnellate di rifiuti annui, obbligandoci paradossalmente a ospitarne da fuori provincia in quantità tale da poter mantenere in esercizio continuo, soddisfacendone la portata minimale, un impianto dedicato al suo smaltimento.
Riteniamo invece che l’area a rischio brindisina avrebbe bisogno, per il fatto di produrre il 75% del fabbisogno energetico pugliese, ospitando uno dei poli energetici più grandi d’Europa, con tutte le conseguenze ambientali, clima alteranti e sanitarie note, di quella solidarietà regionale, se non proprio nazionale, che non desterebbe scandalo se prevedesse l’invio del cdr presso impianti di termovalorizzazione presenti nel territorio regionale, che già smaltiscono quello proveniente perfino da altre regioni, anche assai lontane, per ottimizzarne funzionamento e redditività! o l’invio in altre zone della provincia che non hanno le criticità ambientali e sanitarie, universalmente note nel mondo –per ultimo leggasi il numero di febbraio del Nazional Geographic italiano-, delle le città poste a sud di Brindisi, come ad esempio Torchiarolo –il mitico Comune “dei camini” che fumano.
In virtù di queste premesse, avanziamo una proposta alternativa per un’autonomo, sostenibile e innovativo smaltimento dei rifiuti dell’area a rischio, al quale i Comuni potrebbero congiuntamente candidarsi.
Il 9 gennaio del 2007, questo Comitato venne a conoscenza di una interessante e innovativa sperimentazione di riciclaggio ”indifferenziato”, prendendo visione del relativo progetto, basata su una tecnologia di raffinazione e “riciclaggio completo del rifiuto” solido urbano (Total HOuse-waste Recycling), promossa dall’Istituto per lo Studio dei Materiali Nanostrutturati del Consiglio Nazionale delle Ricerche, in collaborazione con l’Assing spa, che opera anche presso la Cittadella della Ricerca di Brindisi.
Da allora siamo in contatto con il responsabile del progetto, denominato appunto sistema THOR, il dr.Paolo Plescia, e recentemente abbiamo sentito i responsabili della sperimentazione per avere ragguagli più aggiornati sulle prove di caratterizzazione dei materiali, effettuate presso l’Area delle Ricerche del CNR situata a Roma, dove CNR, ISMN e Assing hanno realizzato congiuntamente un importante laboratorio.
Attualmente, il sistema THOR, il cui primo impianto pilota è nato a Sidney, in Australia, nel 2003, e la cui sperimentazione è stata finanziata dal Ministero Istruzione Università e Ricerca, sta passando al vaglio della certificazione scientifica e della validazione dei dati e dei risultati dell’impianto installato in Sicilia.
Ci viene assicurato che tra pochi mesi si possa procedere alla realizzazione e alla commercializzazione del primo impianto industriale.
Le caratteristiche del Sistema THOR, con altri sistemi comparato, riteniamo che ben si attagliano, per dimensioni d’utenza e risultati conseguibili in termini di sostenibilità ambientale e sanitaria, a un’area a rischio come quella brindisina.
Il sistema THOR prevede la produzione di un ottimo combustibile (micronizzato solido o addirittura liquido, con le caratteristiche di un bio-diesel), partendo dai rifiuti “tal quali”, bruciabile in qualsiasi impianto termico, caldaie, motori, termovalorizzatori, centrali, altro.
L’impianto, che si autoalimenta con parte dell’energia ricavata, e che può anche essere mobile e intermittente nel funzionamento, produce un combustibile stabile, inerte, sterile e con assenza totale di idrocarburi policiclici, e quindi, bruciando, non emette alcuna diossina o altri composti clorurati.
Ciò accade in quanto il processo di raffinazione produce, partendo da 50 tonnellate al giorno di rifiuti solidi urbani, nel caso esemplificativo di un’area urbana di 5.000 abitanti, 30 tonnellate di combustibile, 3 di vetro, 2 di metalli ferrosi e non ferrosi e una tonnellata di inerti, nei quali si concentrano tutti i prodotti del cloro, responsabili, se comunque bruciati, della emissione di sostanze cancerogene, e che invece possono essere tranquillamente avviati in una discarica di servizio. Il resto è acqua sotto forma di vapore.
Gli impianti del Sistema THOR possono essere diffusi nel territorio, avendo bisogno di poco spazio (circa 300 mq), un investimento ragionevole, costi di esercizio molto ridotti (circa 40€ a tonnellata a fronte di 100€ di una discarica e di 250€ per un inceneritore di uguali dimensioni), con tariffe enormemente più vantaggiose per l’utenza.
Tali impianti sono infine esenti da odori, non sviluppano gas nè flora batterica.
Riteniamo, per quanto esposto, che sia utile verificare, ovviamente con tutto il rigore necessario, tale Sistema, soprattutto da parte dei Comuni dell’area a rischio di crisi ambientale brindisina e, se i riscontri di quanto qui esposto risultassero rispondenti a verità, candidarsi a esperire questa innovativa, interessantissima e sostenibile possibilità, ospitando un impianto pilota industriale, il cui combustibile, depurato di qualunque sostanza inquinante e tossica, potrebbe essere tranquillamente bruciato anche in una centrale…
Si ricordi sempre che stiamo parlando di un territorio che già reclama la riduzione delle enormi quantità di carbone prodotto, insostenibili dall’ambiente e dalla condizione sanitaria delle popolazioni, come periodicamente rilevano ARPA e OMS.
Nell’antica Grecia,la civile Atene, quando stava per soccombere contro la forte Sparta, internazionalizzava il conflitto, facendolo divenire un problema per il resto del mondo…
Naturalmente siamo a disposizione per ogni utile contributo, e in attesa di un cenno di risposta, inviamo i più cordiali saluti.
Il Coordinatore del Comitato: Ernesto Musio
Il Responsabile Tecnico: Ing.Pietro Matarrese
COMUNICATO STAMPA COMITATO 8GIUGNO
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