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Brindisi, Il Forum su "inquinamenti, processi e vigilanza democratica"



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Brindisi, 27/04/2004

Il Forum su "inquinamenti, processi e vigilanza democratica"

Il Forum Ambiente, Salute e Sviluppo parteciperà alla manifestazione che si svolgerà Mercoledì 28 aprile a Brindisi in Piazza Vittoria alle ore 18.00 promossa dal “Comitato delle Vittime del Petrolchimico” per tenere desta l’attenzione della collettività sui costi pagati dalle nostre popolazioni all’industrializzazione dei decenni passati che non ha peraltro in alcun modo risolto il cronico problema della disoccupazione.
L’inchiesta per i decessi e le malattie professionali che potrebbero essere collegate all’esposizione a cloruro di vinile (CVM) nel Petrolchimico fu avviata nel 1995 a seguito della trasmissione alla Procura della Repubblica di Brindisi delle informazioni rese al giudice Casson di Venezia da Luigi Caretto, dipendente Montedison/Enichem, poi deceduto per tumore al polmone. Dopo l’esperimento da parte della locale Procura di alcuni accertamenti anche peritali, nel gennaio del 2003 si apprendeva da diverse notizie stampa e dalle dichiarazioni rese da un magistrato della Procura di Brindisi durante la trasmissione “Ambiente Italia”, in onda su Rai3 il 25 dello stesso mese, che per i reati di omicidio colposo si sarebbe chiesta l’archiviazione.
Poiché a tutt’oggi non è pervenuto ai soggetti interessati avviso di tale richiesta, il 20 aprile scorso il “Comitato Vittime del Petrolchimico”, ricevuto dal Procuratore della Repubblica, ha sollecitato gli adempimenti necessari per pervenire alla udienza in cui sarà esaminata la richiesta di archiviazione con conseguente possibilità per le parti lese di esercitare finalmente il diritto di difesa.
In un’intervista che all’indomani dell’incontro il Procuratore della Repubblica ha ritenuto di rilasciare si afferma, a proposito della dilatazione dei tempi istruttori, che essa è stata anche determinata dal trasferimento di uno dei due magistrati incaricati dell’indagine e dagli impegni dell’altro per l’inchiesta sulle corruzioni ed altri affari giudiziari. Ci permettiamo rispettosamente di osservare a riguardo che, in termini di valore, una inchiesta avente ad oggetto decessi e malattie tumorali che potrebbero essere state originate da condizioni pericolose in ambienti di lavoro si dovrebbe considerare prioritaria o quanto meno alla pari rispetto ad altre indagini sia pure di notevole rilievo sociale. Né può ovviamente trovare spazio la tentazione – certo estranea al pensiero del Procuratore della Repubblica – di considerare la richiesta di archiviazione equivalente in pratica ad un accertamento definitivo sulla non sussistenza della responsabilità e comporti quindi una sorta di declassamento del valore dell’inchiesta.
Il tempo intercorso poi tra l’annuncio della richiesta di archiviazione e la predisposizione degli atti rivolti a consentire lo svolgimento del contraddittorio sulla richiesta medesima preoccupa anche per il riferimento che il Procuratore ha fatto a possibili prescrizioni dal momento che ignoriamo a quali reati queste prescrizioni si riferiscano, se si siano già verificate e se l’accelerazione delle procedure avrebbe potuto o potrebbe ancora scongiurarle. E ciò perché, specialmente in materia così delicata, la definizione di procedure giudiziarie penali per prescrizione costituisce un esito mortificante per le parti lese e deludente per la pubblica opinione.
Siamo d’accordo col Procuratore della Repubblica sul fatto che i giudici si devono attenere “a quello che prevede il codice” ma non ci sarebbe mai venuto in mente di chiedere o solo pensare il contrario. Osserviamo poi che l’esito (peraltro ancora sub iudice) del processo di Porto Marghera, citato dal Procuratore, può essere certo tenuto presente ai fini del processo brindisino ma sicuramente non può subire alcun trapianto perché ogni processo ha ovviamente la sua storia e le sue specifiche caratteristiche. Nel merito, dall’esterno del procedimento ma interpretando sensibilità diffuse nella pubblica opinione, le notizie stampa apprese dalla stampa sulle conclusioni di alcune indagini peritali ci inducono a ribadire, come già abbiamo fatto in un documento diffuso il 16 maggio del 2003, che nel caso delle morti dei lavoratori al petrolchimico di Brindisi esposti al CVM debba essere rigorosamente accertato per ogni singolo caso se vi è stata tale esposizione e, in caso positivo, quale ne sia stata la durata e l’intensità. E debba essere altresì accertato se i decessi sono avvenuti per malattie tumorali o per altre gravi patologie legate da rapporto di causalità alla suddetta esposizione nociva, sempre che vi sia assenza di concause “sopravvenute...da sole sufficienti a determinare l’evento”. E per quanto attiene le concause ci sembrano convincenti le autorevoli opinioni secondo le quali per attribuire ad una di esse la forza di privare l’esposizione a CVM del ruolo di “causa” occorre accertare se l’evento-morte o l’evento-malattia si sarebbe verificato ugualmente senza l’antecedente costituito appunto dall’esposizione del lavoratore alla sostanza tossica.
E facciamo questo approssimativo e sintetico riferimento confidando che tali considerazioni siano state tenute presenti e possano ancora esserlo, se necessario dopo ulteriori indagini, dai magistrati interessati al caso nelle varie fasi della procedura.
Con non minore convinzione riteniamo debba essere seguito dall’opinione pubblica il processo per le morti da esposizione ad amianto nel petrolchimico che si sta celebrando nel Tribunale di Brindisi e le cui prossime udienze sono fissate per il 29 e 30 aprile 2004.
Pensiamo, infatti, che il far chiarezza su quanto può essere drammaticamente accaduto ai lavoratori in danno della loro vita e della loro salute non sia soltanto necessario per fare giustizia anche attraverso le possibili riparazioni ma sia anche indispensabile perché le scelte che riguardano la nuova industrializzazione ed il mantenimento di quella esistente non ignorino i costi umani pagati dalle nostre popolazioni.
L’accurata ricerca di eventuali responsabilità per le morti e le malattie rilevate per cause di lavoro costituisce un debito di civiltà nei riguardi tanto delle vittime che dei loro familiari e si pone in stretto parallelismo con la doverosa bonifica dei suoli inquinati anche perché è giusto che chi ha danneggiato l’ambiente e la salute non si sottragga al dovere della pulizia e del risarcimento.
D’altro canto le preoccupazioni che in questi anni abbiamo espresso e che con questa nota riproponiamo trovano conferma nelle stesse dichiarazioni dell’attuale Procuratore dott Cosimo Bottazzi il quale l’8 maggio 2002 così si esprimeva in una dichiarazione resa ad un giornale locale: “E’ un paio d’anni che abbiamo focalizzato la nostra attenzione sulle aziende del polo chimico limitandoci naturalmente agli episodi più consistenti dal punto di vista dei pericoli per l’ambiente e la salute...La zona industriale di Brindisi è altamente inquinata.....Il dato preoccupante è che nonostante la mia segnalazione di due anni fa alla Commissione Parlamentare sui Rifiuti, Brindisi non ha ancora un registro tumori né un sistema di monitoraggio ambientale”.
Nello stesso periodo la stampa locale infatti pubblicava la notizia che la Procura della Repubblica aveva aperto inchieste anche su fughe di fosgene, gas impiegato dalla Dow Chemical per la produzione di poliuretani, e sullo sversamento in mare di alcune decine di tonnellate di isocianati. Tali dichiarazioni e tali indagini, da una parte, dimostrano come l’autorità giudiziaria abbia seriamente valutato la gravità dei fenomeni di inquinamento presenti nella nostra città e dall’altra determinano nell’opinione pubblica la legittima attesa di conoscere l’esito di tutti gli accertamenti avviati, compresi quelli sollecitati da alcuni esposti della nostra associazione.
A conclusione di tali considerazioni osserviamo, sempre con riferimento alle morti del petrolchimico, che, per le informazioni in nostro possesso, nello stabilimento potrebbero aver agito sui lavoratori diversi cancerogeni e non solo il cloruro di vinile monomero e che il gran numero di tumori sinora giunti a conoscenza del “Comitato Vittime” non può certo rimanere senza una spiegazione.
Il Forum fa appello a tutte le responsabilità, politiche, sindacali, sociali e religiose, perché, nel pieno rispetto dell’autonomia delle decisioni giudiziarie in materia, si facciano carico di tali gravi problemi così decisivi per il futuro di Brindisi e squarcino il velo di silenzio esprimendo solidarietà a chi ha subito lutti e danni e dimostrando avvedutezza e lungimiranza nelle scelte che riguardano il futuro.

COMUNICATO STAMPA FORUM AMBIENTE E SVILUPPO

Annino Baroni – Giovanni Caputo – Carlo De Carlo – Michele Di Schiena – Raffaella Guadalupi – Teodoro Marinazzo - Achille Noia – Mario Panessa – Michele Polignano – Maurizio Portaluri


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