Roma, 10/03/2008
"Sindaco ciarlatano": la Cassazione condanna cittadino di Villa Castelli
E' reato dare del ciarlatano al Sindaco, specialmente se fatto in campagna elettorale con volantini offensivi. Chi esprime in tal modo il proprio malcontento rischia una condanna per diffamazione e può essere chiamato a risarcire il danno.
Lo ha affermato oggi la Corte di Cassazione che, con sentenza n. 10732, ha reso definitiva la condanna per diffamazione inflitta in primo grado dal tribunale di Brindisi, a maggio del 2005, e confermata dalla Corte d'Appello di Lecce nel 2007.
I tribunali regionali avevano condannato un uomo di Villa Castelli ritenendo che le critiche, benchè dirette verso l'operato dell'uomo pubblico, costituivano contumelie alla persona.
Nel volantino diffuso da Donato S. l'allora sindaco della cittadina era stato apostrofato come "miserabile ciarlatano, fanatico del potere, mestierante della politica, immorale presenza politica".
Secondo la suprema corte anche se l'intenzione è quella di criticare l'operato dell'uomo pubblico le frasi rappresentano "vere e proprie contumelie scorrette e volgari" anche perché accompagnate da avverbi come "ignobilmente e viscidamente". Le esternazioni "anche se in un contesto di critica all'operato dell'uomo politico, finivano per essere notazioni di mero disprezzo della persona avversaria, come tali non compatibili" con un corretto esercizio del diritto di critica.
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