Banditi del clima: il Tar annulla l'ordinanza del Questore
"L'attività dimostrativa (dei manifestanti di Greenpeace, n.d.r.) è stata attuata a difesa di valori costituzionalmente protetti quali l’ambiente e la salute della popolazione"... “la manifestazione trova apprezzabili e giustificati presupposti nella situazione di grave rischio ambientale dichiarata da tempo per il territorio di Brindisi”.
Questi sono due dei passi più significativi delle motivazioni della sentenza con cui il Tar di Lecce ha annullato l’ordinanza emessa dal questore di Brindisi che vietava a dodici attivisti di Greenpeace di rientrare in città per i prossimi tre anni.
Il Questore li aveva ritenuti “socialmente pericolosi” perchè il 30 novembre scorso entrarono nella centrale a carbone di Cerano e calarono lo striscione: “First Climate Killer in Italy” (“Primo killer del clima in Italia”).
Oggi l’ordinanza è stata annullata dalla prima sezione del Tar di Lecce (Aldo Ravalli presidente, Ettore Manca e Carlo Dibello) che si è pronunciata sull'atto di impugnazione all'ordinanza a firma di Giuseppe Onufrio, direttore della campagna di Greenpeace, difeso dei legali Luca Gaslini di Alessandria e Nicola Stefanizzo di Lecce.
I giudici del Tar hanno sospeso l'ordinanza del Questore considerando "che l’azione di Greenpeace appare reazione alla violenza inquinante cui è sottoposto il contesto ambientale". Ciò costituisce giustificazione al recesso del "significato eversivo" ed a "modalità ed intrusioni attuate diversamente non ammissibili" e quindi "nel contesto descritto, appare del tutto inconfigurabile la valutazione di persona “socialmente pericolosa”.