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Brindisi, Un nuovo inceneritore si aggiunge al rigassificatore ed ai veleni



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Brindisi, 18/05/2004

Un nuovo inceneritore si aggiunge al rigassificatore ed ai veleni

Rigasificatore, centrali, inceneritori, controlli e bonifica del territorio sono problemi che impongono a tutti il dovere della chiarezza perché attraverso la soluzione che ad essi si intende dare passa la possibilità o meno di pensare ad un nuovo modello di sviluppo.
Il “Forum Ambiente Salute e Sviluppo" ha più volte chiarito le ragioni del suoi “no”, senza se e senza ma, alla costruzione di un terminal di rigasificazione a Brindisi, nel porto o fuori di esso. Una scelta scellerata ai cui interessi sembra sia stato piegato l’iter amministrativo seguito per la realizzazione dell’impianto.
Il Forum ha anche evidenziato la contraddittorietà delle informazioni fornite alla popolazione interessata circa il numero di navi (50 o 100 o addirittura 200?) da 140.000 tonnellate ciascuna che in un anno dovrebbero trasportare il gas naturale liquido da rigasificare (4, 8 o, addirittura 16 miliardi di metri cubi?) ed il numero di serbatoi per lo stoccaggio di GNL (2 0 4?).
Ci sono quindi da porre alcuni quesiti. L’Autorità portuale, il Comune di Brindisi ed il Comitato Tecnico Regionale per la valutazione dei rischi di incidente rilevante ed i Ministeri della Attività Produttive e dell'Ambiente e della Tutela del Territorio come hanno potuto localizzare un simile impianto a ridosso del molo Enichem, del già programmato deposito carburanti della Marina Militare, di civili abitazioni, del petrolchimico? Come è stato possibile rilasciare il nulla-osta di fattibilità nell'esame del rapporto di sicurezza preliminare in assenza dell'approvazione dei rapporti di sicurezza di tutte le altre attività ad alto rischio di incidente rilevante preesistenti?
Come è stato possibile autorizzare la costruzione su un'area non di proprietà o nel possesso della British Gas, non sottoposta preliminarmente a caratterizzazione, messa in sicurezza e bonificata (la deroga non era possibile per opere non realizzate prima dell'approvazione della direttiva CEE in materia) e, ancor più, dopo l'approvazione di varianti al piano regolatore del porto non sottoposte a procedura di valutazione di impatto ambientale?
Il fatto è che il procedimento autorizzativo è andato avanti perché ha ricevuto l’approvazione dell'Amministrazione Comunale e di quella Provinciale e l'aperto sostegno, il silenzio o l’indicazione di irrealistiche alternative (quale il trasferimento fuori dal porto) di molte forze politiche.
Sembra invero follia la scelta del rigasificatore e quella del potenziamento e dell’esercizio a carbone della centrale Brindisi Nord, progetto questo sul quale in questa stagione si sta mettendo un silenziatore, in una realtà inquinata ed a rischio di incidente nella quale peraltro, alcune informazioni hanno evidenziato che dalle caratterizzazioni in corso potrebbero emergere valori superiori ai limiti di legge per arsenico, mercurio, idrocarburi policiclici aromatici, toluene e diossina in diversi siti dell'area industriale sottoposti ad analisi. Significativa appare poi su questo versante la richiesta della Direzione del Servizio gestione rifiuti e bonifiche (RiBo) del Ministero dell'Ambiente e dalla Tutela del Territorio di far scaturire qualsiasi decisione in merito a nuovi insediamenti nell'area di Capobianco solo all'esito delle caratterizzazioni, messa in sicurezza e bonifica.
L’inquinamento dei siti sinora esplorati conferma il grave impatto subito dal nostro territorio in questi decenni e spiega anche i pochi ma preoccupanti dati epidemiologici che vedono concentrarsi nella nostra città e nell’area circostante gravi malattie. Dati questi che l’ARPA dovrebbe subito rendere di dominio pubblico per consentire una lettura da parte di esperti del settore impiantistico industriale in grado di correlarli con le produzioni passate e presenti.
L’arsenico e gli idrocarburi policiclici aromatici, che sono noti cancerogeni, potrebbero essere ben collegati con il massiccio impiego del carbone nel nostro porto.
Ed appare anche grave che in siffatta situazione il Commissario Prefettizio abbia fornito la disponibilità per la localizzazione a Brindisi di un inceneritore di rifiuti urbani (oltre quello già esistente per i rifiuti speciali del SISRI) con il suo noto carico di inquinanti per corrispondere ad un bando del Commissario Delegato per i rifiuti (la Puglia è commissariata da 9 anni per i rifiuti!) pur nella presumibile consapevolezza che il piano regionale dei rifiuti esclude la nostra città dalle possibili sedi di installazione in quanto riconosciuta area ad alto rischio di crisi ambientale.
Per quanto ci riguarda continueremo ad informare i cittadini e a denunciare le irregolarità convinti come siamo che la sensibilizzazione e la mobilitazione popolare sono la via maestra per opporsi ad uno sviluppo eterodiretto che ha provocato anche disoccupazione e per favorire un futuro migliore per la città di Brindisi ed il suo territorio.
Le recenti notizie provenienti da Venezia circa il rinvenimento da parte del giudice Casson di accordi intercorsi nel 1972 tra le aziende chimiche europee ed americane per tenere nascosta la capacità del CVM (prodotto anche nel petrolchimico di Brindisi) di provocare tumori confermano quanto andiamo da tempo sostenendo e che cioè il raggiungimento del massimo profitto, anche a discapito della salute e dell’ambiente, ha costituito l’idea guida dei grandi insediamenti industriali sul nostro territorio e questo spiega l’impegno con il quale si continua a porre tutti i possibili ostacoli sulla strada che porta ad un vero cambiamento di rotta.

COMUNICATO STAMPA FORUM AMBIENTE SALUTE E SVILUPPO


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