Oria, 08/05/2008
Domenica "Chiese Aperta - Madonna della Scala"
Domenica 11 Maggio, alle ore 9.00, presso la Chiesa della Madonna della scala, l'Assessorato ai beni culturali della città di Oria (Brindisi) e la locale sede dell'Archeoclub d'Italia, in collaborazione con la Parrocchia di S. Domenico ed il Museo Diocesano, hanno organizzato la XII edizione della manifestazione "Chiese Aperte" - Madonna della Scala.
Interverranno:
- Don Franco Marchese - Parroco della Chiesa di San Domenico;
- Rubino Angelo - Archeoclub Nazionale
-S.E. Mons, Michele Castoro - Vescovo di Oria;
- Cosimo Ferretti - Sindaco di Oria;
- Giovanni Guida - Assessore ai Beni Culturali;
- Barsanofrio Chiedi - Presidente Archeoclub Oria.
Cenni sulla chiesa della "Madonna della Scala":
Sulla vecchia strada per Manduria, poco distante dalle
appendici periferiche del centro urbano, è ubicata una
chiesetta dalle origini medievali denominata Madonna della
Scala, singolare edificio di notevole interesse storico ed
architettonico, finora poco apprezzato o addirittura
sconosciuto, se è stato consentito che le incessanti ingiurie
del tempo e degli uomini abbiano determinato una
situazione di degrado tale da porre
improrogabilmente il problema del suo restauro.
La sua origine è da correlare all’insediamento rupestre,
nelle immediate vicinanze, costituito da diverse grotte del V
– IV secolo a.C. adattate a dimora dai monaci basiliani
provenienti dall’Oriente tra l’VIII e il IX secolo, in seguito
alla persecuzione iconoclasta di Leone III l’Isaurico (l’editto
è dell’anno 727). Esse erano, e forse alcune, sepolte sotto lo
strato di terreno di riporto, lo sono ancora, prevalentemente localizzate lungo un tratto del cosiddetto “Canale Reale”, tra
la Chiesa e la masseria Salinelle, fatto scomparire con le
grotte quasi del tutto da circa venticinque anni.
Questo insediamento rappresentava uno dei più vivi
documenti della storia del territorio oritano, essendo ancora
ben visibile la sistemazione di ambienti limitati all’essenziale,
con i giaciatoi e le nicchiette ricavati nella roccia, i piccoli
focolari, oculi naturali come pozzi luce. Ad esso sono da
attribuire la genesi, la singolarità e la particolare ubicazione
di questa chiesetta, che va quindi interpretata come
espressione di un insediamento e di una cultura che,
esplicandosi anche nelle nostre contrade in seguito ad
eventi in terre vicine, osservando le regole di povertà e
preghiera, nel definirsi territorialmente identificano nella
costruzione di S. Maria della Scala un comune punto di
riferimento.
La sua singolarità è dovuta ai caratteri di chiesa–eremo,
tipologia alquanto insolita nelle nostre zone, almeno per
edifici di così piccole dimensioni. L’ampiezza dei vani e
l’illuminazione essenziale, affidata a semplici feritoie (prima
delle successive aperture di finestre) rimandano alla
necessità di creare un ambiente idoneo al tipo di vita che vi si conduceva, senza escludere non improbabili necessità di
sicurezza.
Costruita in pietra di carparo mostra una pregevole
fattura, nella nitidezza delle sue semplici linee e dei dettagli
(vedi le arcate, le cornici e la scala a chiocciola che porta sui
lastrici), talvolta offuscati dagli effetti del degrado e da
opere di adattamento, chiaramente distinguibili.
Il vano chiesa, di pianta regolare e con volta a sesto
acuto, il primo ad essere costruito, presenta sedili laterali in
pietra (ascrivibili alla ritualità greca?) ed ai lati alcuni vani,
costruiti successivamente, articolati su due piani e con volta
a botte, ad eccezione di uno, al piano terra e databile
almeno XVIII secolo, con volta a stella.
Sulle pareti del vano chiesa sono visibili, dopo lavori di
scrostatura degli strati di calce eseguiti dalla Soprintendenza
in tempi piuttosto recenti, affreschi rappresentanti scene
della Passione di Gesù Cristo (anche se non tutti i dettagli,
al momento, sono comprensibili). Si riconoscono Le nozze di
Cana e Gesù nel Sinedrio, raffigurazioni di monaci e,
probabilmente, di una Madonna.
I vani laterali del piano terra non presentano pitture,
ma uno di essi, l’unico ancora con tratti superstiti di vecchie
imbiancature a calce, non è stato ancora oggetto di
intervento analogo.
Nei vani laterali del piano superiore sono ancora
evidenti gli adattamenti funzionali eseguiti probabilmente
dai loro abitatori (un camino ed una canna fumaria ricavati
all’interno dello spessore murario). Nella parte rivolta a sud
si notano in particolare un angusto vano delle dimensioni di
una cella, tratti di un’iscrizione in latino, di resti di affreschi
e di pitture murali, nei quali si può scorgere una grande
croce ed una rappresentazione di non agevole lettura,
comunque espressioni della formazione e del tipo di vita
condotto da quanti vi hanno dimorato.
Tutti questi elementi rivelano la funzione insieme
abitativa e religiosa che dovette assumere il piccolo edificio,
per l’appunto di chiesa-eremo, nella quale ancora alla fine
del XIX secolo viveva un eremita.
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