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Brindisi, Rigassificatore, Legambiente: "Studio SIA British Gas, giudizio nettamente negativo"



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Brindisi, 23/05/2008

Rigassificatore, Legambiente: "Studio SIA British Gas, giudizio nettamente negativo"

"Legambiente non ritiene che siano state offerte risposte formalmente e giuridicamente corrette in atti e procedure allo scopo di scongiurare gli effetti del procedimento per infrazione nell'ambito dell'iter autorizzativo di un terminale di rigassificazione nel porto di Brindisi - delle Direttive della Comunità Europea 85/337/CEE e sue successive modificazioni, e 96/82/CE. Non può infatti risultare esaustiva una valutazione di impatto ambientale che resta endoprocedimentale in un iter amministrativo palesemente viziato da gravi violazioni di leggi di riferimento fra cui la stessa L 340/2000 pure posta alla base del procedimento".

E' quanto si legge nel documento presentato mercoledì in conferenza stampa da Legambiente, per voce del dirigente nazionale Stefano Ciafani, presenti anche Doretto Marinazzo e Errico Favuzzi. La relazione contiene "Le osservazioni sul SIA relative all'impianto di rigassificazione di gas naturale liquido" presentato dalla "British Gas-Brindisi Lng". "Lo stesso iter è stato viziato" - si legge nel documento - "da comportamenti ed atti configurabili come reati penali che sono stati oggetto di provvedimenti della Procura della Repubblica di Brindisi".

Si contesta la "parcellizzazione" della valutazione di impatto ambientale (VIA), vista la decisione della Corte Europea di Giustizia che ha sancito: "anche opere previste in strumenti urbanistici precedenti alla promulgazione della Direttiva 85/337 vanno sottoposte a VIA".
Si contesta la colmata dello specchio d'acqua di mare a Capobianco "realizzata in violazione di legge" prima del sequestro giudiziario. Si contesta anche il nuovo molo, realizzato in variante al piano regolatore ma con caratteristiche poi risultate diverse, e non approvato nel pieno rispetto delle leggi vigenti.
Si contesta la mancata consultazione popolare prevista per gli impianti che ricadono nell Direttiva Seveso, affinchè la popolazione possa esprimere il suo parere, nonostante Consiglio Comunale e Provinciale di Brindisi abbiamo già espresso a più riprese parere contrario e mai favorevole. Si sottolinea anche che nessun mandato era stato conferito all'allora Sindaco o Presidente della Provincia ad esprimere un parere positivo, peraltro solo sulla base di un progetto preliminare, dato che non si sono mai trovate tracce di progetti definitivi presso gli uffici preposti degli Enti locali.
Il SIA presentato dalla società inglese non rispecchia quanto prescritto nella Direttiva poichè nel procedimento è stata negata la possibilità di diniego, di partecipazione, e l'elaborazione di un progetto definitivo ai fini della eventuale autorizzazione. Manca l'organicità del progetto, dato che colmata e molo non sono oggetto di puntuale elaborazione e di VIA, mentre la movimentazione di GNU su navi e le parti essenziali delle fasi successive sono descritte molto schematicamente.

Nella SIA vengono presentate una valanga di documentazione generica su beni ambientali e culturali, dati statistici su salute e malattie, mentre nulla viene detto sulle interazioni con gli altri impianti in zona a rischio di incidente rilevante. Nessun accenno ad un eventuale effetto domino, sugli impatti che tutte le opere che fanno parte del rigassificatore possono avere sul territorio, sulla zona industriale e petrolchimico e sul vicino centro cittadino.
Pare certo che gli inglesi hanno sorvolato su più punti, ad esempio non hanno "fornito alle autorità competenti le informazioni che permettano loro di prendere le decisioni in merito all'insediamento di nuove attività o alla costruzione di stabilimenti attorno a stabilimenti già esistenti" (Direttiva 96/82/CE comma D).
Nel SIA presentato nel 2002 dall'azienda non si faceva alcun riferimento a:
- ai depositi di Carburante della Marina Militare di prossima costruzione a Capobianco
- compatibilità delle gasiere con i fondali del porto (8 metri nei pressi della colmata contro i minimo 18 richiesti dalle gasiere da 140mila mc)
- metodiche di rilevazione delle aree critiche
- interazioni delle gasiere con le altre navi in transito nel porto (mercantili, passeggeri, navi militari, pescherecci, diportisti)
- analisi sistemica
- effetto domino su altri impianti già esistenti e dichiarati a rischio di incidente rilevante
- previsioni incidentali di esplosione dovuta a perdita di gas
- previsione di incidente connesso al cedimento dei serbatoi di etilene del Petrolchimico, distanti alcune centinaia di metri
- tipologia della torcia
- collisioni con altre navi
- presenza del cono d'atterraggio dell'aeroporto
- presenza del poligono di tiro dell'Aeronautica Militare Italiana a qualche chilometro a sud della Zona industriale.
- eventualità di attacchi terrostici.

Gli inglesi insomma "non hanno fatto nessuno sforzo per presentare lo studio specifico richiesto dalla Commissione Tecnica del 2002".
Leggendo lo studio di Legambiente si nota come l'arrivo di una nave gasiera in realtà paralizzerà l'intero ingresso del porto, ne sono previste 100 all'anno da 140.000 mc. Una nave gasiera al suo arrivo in porto avrà la precedenza assoluta, visto il carico pericoloso. Un divieto bloccherà qualsiasi altra movimentazione di imbarcazioni nel raggio di diverse centinaia di metri (0,6 miglia dal pontile).
Avendo scelto Capobianco è intuibile che qualsiasi nave dovesse trovarsi ad uscire o ad entrare dal porto brindisino durante l'arrivo di una di queste mega-navi dovrà attendere i tempi tecnici. Quali sono i tempi di attracco?
La gasiera trainata da quattro rimorchiatori entrando nel porto esterno dovrà compiere una manovra verso destra e poi ruotare di 90° per essere trainata ad un ormeggio di poppa. Tutto questo potrebbe essere ancora più complicato se vi dovesse essere mare mosso o vento da Nord-Ovest, la nostra tramontana. Dopo una serie di calcoli pare appropriato parlare di 48 ore come tempo necessario ad una gasiera per compiere tutte queste operazioni, ma non basta. C'è il rischio, serio, che la nave tocchi il fondo, visto che la profondità media di aggira sugli 8-12 metri contro i 18 richiesti. Infatti la stessa Bg-Lng sostiene della necessità di un "dragaggio" per la presenza di fondali bassi.

Per ciò che riguarda gli scenari di possibili incidenti la società anglosassone minimizza su eventuali esplosioni, sversamenti, accensioni e rilascio generico di sostanza tossiche e combustibili, non vengono presi in considerazione le distanze di sicurezza da merci e/o passeggeri in transito sulle navi, le distanze dal molo Enichem del Petrolchimico, la distanza dal deposito carburanti.
Ma le lacune del progetto non finiscono qui, Legambiente contesta che sul SIA presentato è carente la stima sul salto termico dovuto all'immissione delle acque fredde (il rigassificatore prende calore dall'acqua di mare), alla direzione del flusso delle acque di scarico, nulla poi sull'effetto del cloro per il trattamento delle acque che verrebbe scaricato in mare.

Insomma gli inglesi vogliono far passare due palazzotti di 68 metri di altezza all'entrata del porto di Brindisi come due semplici contenitori sicuri e perfetti. Ma allora non si spega come mai la LEGGE sia così precisa e puntuale a riguardo, insomma serve che qualcuno si assuma la responsabilità di ciò che si autorizza, sempre nel massimo rispetto della legge.

Ma se una novola di metano fosse sospinta dalla tramontana verso una delle 6/7 torce del petrolchico, cosa accadrebbe?
La British Gas, alias Brindisi Lng, non ci vuole neanche pensare e Legambiente ha sentenziato: "giudizio nettamente negativo".

Va.Ga.

Scarica le Osservazioni di Legambiente: clicca qui

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