Brindisi, 31/05/2008
Sequestro Acque Chiare, Rollo (Pdl): "soluzione politica"
La vicenda del sequestro del villaggio “Acque chiare” (Brindisi) merita ben altri approfondimenti rispetto alle esternazioni sbrigative e superficiali dell’assessore regionale Barbanente e dei suoi incitamenti alla demolizione dell’intero complesso turistico. Sento il dovere, in qualità di amministratore regionale, quindi, non solo di manifestare il mio profondo dissenso da quanto suggerito dall’assessore regionale all’urbanistica, ma, in più, di tentare una analisi diversa e più compiuta.
Personalmente ricordo almeno tre momenti in cui la mia attività politica ha inciso nella vicenda : il primo quando in consiglio comunale manifestai il mio assenso per quell’accordo di programma con Antonino sindaco di una coalizione di centro destra; il secondo allorché, a ribaltone concluso, reclamai una vigilanza ed esternai una preoccupazione per il pericolo che allora già c’era di una trasformazione di quell’accordo in una lottizzazione abusiva, il terzo, a cantieri ancora aperti, impegnandomi, su richiesta del signor Romanazzi, per richiamare l’attenzione ed il coinvolgimento dei maggiori tour operators su quella che sembrava una nascente iniziativa turistica in grado di cambiare definitivamente ed efficacemente il corso e lo sviluppo dell’intera nostra fascia costiera. Sono atti che ancora rivendico nel merito per la grande intuizione in essi contenuta e cioè dare l’avvio ad una nuova stagione di sviluppo dell’intera costa in chiave ricettiva e perciò stesso capace di creare occupazione, definire nuove professionalità, attrarre investimenti e, in qualche caso, rendere decorosa una delle più grandi risorse dell’intero nostro territorio.
Difendere ancora oggi quell’accordo di programma e prendere atto che le modalità con cui quell’accordo è stato attuato contengono atteggiamenti di illegittimità se non di criminalità, non deve necessariamente indurre nessuno alla superficialità.
Il problema che si pone oggi è complesso ed anch’esso va distinto su piani diversi che non devono prevalere uno sull’altro. Da un lato tutti attendiamo che anche sulla vicenda “Acque chiare” la magistratura chiarisca definitivamente il passato prossimo di questa città così come ha già intelligentemente fatto in altri casi ma vi sono almeno due altri aspetti della vicenda che meritano di essere considerati prescindendo dall’attività giudiziaria e dall’accertamento di reati.
Da un lato vi è il dramma delle famiglie che hanno investito negli acquisti di quelle case; un dramma vero e proprio che non può essere osservato in modo neutro, o peggio con ghigno di soddisfazione rivendicatrice, solo perché fra loro vi sono pochi agiati. E’ il dramma di chi ha investito tutti i propri risparmi in acquisti confortati da atti e delibere comunali, da atti notarili, da assicurazioni verbali e scritte che avrebbero potuto indurre chiunque di noi a stipulare mutui, dare fondo a risorse familiari, alienare altri beni, stringere la cinghia, insomma, pur di acquistare cinquanta metri quadri (nella maggior parte dei casi) vicino al mare. Sorvolo stupendomi sul silenzio del notaio presidente Errico dal quale pure mi aspetterei una parola nella sua duplice veste di presidente della Provincia ed estensore di oltre una ventina di rogiti. Già la prossima settimana comunque sottoporrò all’esame della commissione regionale urbanistica il caso di acque chiare per verificare, nel rispetto e senza intralcio dell’azione giudiziaria, la sussistenza di atti mirati alla risoluzione, magari temporanea, del problema. Necessariamente dovrà essere ascoltato sia il comune che il titolare di quell’accordo di programma per stabilire assieme percorsi comuni.
Il secondo aspetto che mi preme sottolineare mi induce ad una preoccupazione più generale sul futuro della nostra costa e sulla difficoltà delle scelte che d’ora in poi si adotteranno. La necessità, da me più volte manifestata, di attuare una grande stagione di ridisegno dell’intera costa, dall’ex collegio navale a Torre Guaceto, in chiave turistico-ricettiva e culturale, potrebbe oggi, con la vicenda del sequestro del villaggio, trovare uno stop per qualsiasi iniziativa di programmazione generale.
Un danno per lo sviluppo della nostra città e per il futuro delle generazioni che stanno per affacciarsi al mondo del lavoro, un danno per le aspettative cittadine, un danno di immagine che ci porta ancora più indietro rispetto ad un futuro collettivo regionale, un danno di immagine che massifica tutto e tutti in una visione generalizzata di illegalità diffusa.
Due quindi le strade da percorrere: la ricerca di una soluzione politica che risolva i disagi degli acquirenti sicuramente in buona fede, e la solidarietà massima all’azione della magistratura e degli uomini della Guardia di Finanza perché possano al più presto ricercare una soluzione che contemporaneamente risolva i problemi degli acquirenti facendo però piena luce su quest’altra brutta pagina cittadina.
Marcello Rollo
Vice Presidente Commissione Regionale Urbanistica
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