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Roma, Tomaselli (PD): “il Governo Berlusconi vanifica l’efficacia del credito d’imposta sugli investimenti nel Mezzogiorno”



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Roma, 14/06/2008

Tomaselli (PD): “il Governo Berlusconi vanifica l’efficacia del credito d’imposta sugli investimenti nel Mezzogiorno”

E’ iniziata nella Commissione Finanze del Senato l’esame del Decreto Legge n. 97 del Governo recante “disposizioni urgenti in materia di monitoraggio e trasparenza dei meccanismi di allocazione della spesa pubblica, nonché in materia fiscale e di proroga di termini”.

     In particolare, all’articolo 2 si disciplinano le modalità procedurali per la fruizione del credito d’imposta riservato alle imprese che effettuano investimenti nelle aree svantaggiate mediante l’acquisizione di nuovi beni strumentali.

Con questo provvedimento il Governo Berlusconi, sostanzialmente, vanifica l’efficacia del credito d’imposta sugli investimenti nel Mezzogiorno, meglio noto come “Visco-Sud”. Insieme al taglio di quasi 2 miliardi di euro destinati ad opere infrastrutturali in Sicilia e Calabria, spostati a copertura dell’intervento sull’Ici, lo smantellamento della Visco-Sud conferma una linea di politica economica ostile al Mezzogiorno.

Registriamo con preoccupazione, insomma, come siamo di fronte al tentativo già in essere di smantellare le riforme realizzate dal Governo Prodi che avevano profondamente innovato le politiche di sostegno allo sviluppo. In particolare, con l’applicazione a regime del credito di imposta quale strumento di sostegno agli investimenti si andava nella direzione da più parti auspicata di una strutturale riorganizzazione dei sistemi di incentivazione, rendendoli sempre più svincolati da procedure e mediazioni amministrative, a volte foriere di inefficienza, guasti e sprechi se non di corruzione, per trasformarli in automatici e verificabili a seguito di veri investimenti.
In sintesi, il sostegno all’occupazione, agli investimenti ed alla ricerca era divenuto completamente automatico attraverso crediti d’imposta ottenuti dall’impresa con la semplice indicazione nella dichiarazione dei redditi delle spese effettivamente sostenute, sospendendo il meccanismo farraginoso previsto dalla L. 488/92.
In tale direzione unanimi sono stati nei mesi scorsi i commenti positivi da parte del mondo delle imprese, finalmente in grado di poter contare su strumenti di incentivazione agili, efficaci e certi e che avevano radicalmente semplificato gli oneri amministrativi a loro carico.

Invece, l’articolo 2 del DL 97 ripristina la vecchia e fallimentare logica discrezionale e i pesanti adempimenti amministrativi del passato. Infatti:

si riducono le risorse a disposizione dell’intervento, poiché lo stanziamento finanziario indicato in Bilancio non opera più come mera previsione di minore gettito, ma come un vero e proprio tetto di spesa. In tal modo, l’imprenditore non ha certezza sulle risorse pubbliche a sostegno dei suoi investimenti, quindi si vanifica l’effetto di incentivazione;

si irrigidisce e burocratizza la procedura, perché le imprese debbono prenotare il diritto alla fruizione del credito d'imposta inviando una documentata richiesta all'Agenzia delle Entrate a partire da domani 13 giugno ed attendere il nulla osta dell’Agenzia prima di poter avviare gli investimenti agevolati;

si restringono gli spazi dell’autonomia dell’impresa, in quanto il decreto detta i tempi dell’investimento da realizzare (almeno il 20% nel primo anno, ecc).

si limita al 30% della spesa sostenuta l’utilizzo nel primo anno del credito d’imposta autorizzato.

In sostanza, si viene a determinare una pesante ingerenza politico-amministrativa nelle scelte delle imprese e si reintroducono inutili oneri amministrativi rendendo di fatto inefficace il meccanismo.

Non si può, infine, non notare che, pur accogliendo con favore l’esclusione degli investimenti nel settore della ricerca e dello sviluppo dall’ambito di applicazione della normativa restrittiva proposta, tale esclusione, di fatto, interviene su una opportunità di cui si avvantaggeranno soprattutto le aziende del Nord del Paese.
Tale passo indietro è stato, peraltro, esplicitamente criticato nei giorni scorsi da diversi esponenti dello stesso PDL: dal relatore in Commissione Finanze del Senato Sen. Costa (“….appare innegabile l’intento di restringere o limitare la fruizione dell’incentivo”) al Sen. Ferrara (…il DL 97 opera innegabilmente una compressione delle risorse finanziarie stanziate a favore dell’Italia meridionale”).

   Insomma, siamo di fronte, come avevamo temuto e denunciato in campagna elettorale, ad un atteggiamento del Ministro Tremonti che, a cominciare dalla disciplina restrittiva introdotta dall'attuale Governo rispetto allo strumento agevolativo del credito d’imposta riproposto con la finanziaria per il 2007, unitamente alla prospettiva di una notevole riduzione degli investimenti infrastrutturali nel Mezzogiorno, punta esplicitamente ad una un’impostazione di politica economica contraria agli interessi delle regioni meridionali.

Nel corso dell’esame parlamentare del Decreto i parlamentari del Partito Democratico presenteranno emendamenti volti a ristabilire l’originaria opportunità per le imprese meridionali. L’auspicio è di trovare accanto a noi i parlamentari del PDL, a cominciare dal Ministro Fitto del quale ricordiamo gli strali contro il Governo Prodi (“si tagliano i fondi per il Mezzogiorno” era il grido di dolore….) nei giorni in cui tardava a giungere, come poi in realtà è regolarmente giunta, l’autorizzazione della UE alla applicazione retroattiva della cosiddetta “Visco Sud” anche nel sostegno agli investimenti sostenuti dalle imprese a partire dal 1 gennaio 2007, come era stato richiesto dal Governo italiano.

Un impegno concreto, quindi, per misurare davvero chi è coerentemente dalla parte del Mezzogiorno, della Puglia e delle imprese che investono e innovano.

Sen. Salvatore Tomaselli -PD


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