Brindisi, 28/06/2008

Acque Chiare: il Sen. Saccomanno risponde al Giudice Di Schiena

Al giudice Michele Di Schiena e non solo, ma soprattutto al giudice, che ho conosciuto e stimato anche sul lavoro, incontrandolo per dovere d’ufficio prima, e poi per il suo diuturno impegno sociale nei ruoli che ho avuto l’onore e l’onere che mi fossero affidati dai cittadini, rispondo con alcune riflessioni che voglio avere la presunzione possano essere di serenità per tutti, non avendo mai la necessità, nemmeno per difesa di parte, di stressare le interpretazioni dei testi.

Il nostro piccolo-grande caso di “acque chiare” cade nel bel mezzo di un dibattito tra politica e magistratura che impegna istituzioni, personaggi e stampa a livelli sicuramente più alti, almeno del sottoscritto.
Io apprezzo, e modestamente condivido, il pensiero del Presidente Napolitano: una contrapposizione tra magistratura e politica sarebbe “deleteria”.
Nemmeno a Brindisi bisogna auspicare o favorire contrapposizioni.

Ma, c’è spesso un “ma”, come disse Nicola Mancino (vice del Presidente Napolitano al CSM) il politico può intervenire “senza rinunciare alla libertà di giudizio verso i provvedimenti giudiziari”. E nella stessa data del giudice Di Schiena il noto penalista Russo Frattasi, su altro quotidiano pugliese, commentando la decisone emessa sul caso “Fitto – Dinapoli”, ribadisce che “i giudici possono essere criticati”.
Forse una ulteriore riflessione proposta negli ultimi giorni può dare la misura di quanto chiaro e corretto fosse l’intervento fatto nell’ambito delle proprie competenze dal sottoscritto.
Un noto amico di Berlusconi, ma non “berlusconiano”, che non ha mai votato per Forza Italia, ma ha “votato per il Partito Popolare, per i DS, per L’Ulivo, per L’Unione e quindi per il Partito Democratico”, Francesco Cossiga, scrive nello stesso giorno del giudice Di Schiena: “Aborro il governo irresponsabile dei magistrati e concordo con il giudizio che un grande patriota repubblicano francese dell’800, giurista, politologo, storico e politico diede e ripetè più volte: essere il governo dei giudici il pessimo dei governi, ed egli non poteva immaginare che un giorno avremmo avuto il governo dei pubblici ministeri!”. Tutto ciò lo scrive commentando positivamente ciò che il 21 u.s. scriveva il “Financial Times” : “L’Italia fa bene a porre un freno ai suoi giudici” ed ancora parlava di “reggenza giudiziaria” e, concludeva, “uno dei motivi per i quali gli italiani non hanno più fiducia nella magistratura”.

Io ho fiducia nella magistratura. Io so bene che Brindisi, per parlare di fatti nostri, forse, è stata salvata attraverso una “reggenza giudiziaria” e, non solo Brindisi. E sulla attenzione e puntualità di una magistratura, che ha ottenuto importanti e vistosi risultati, io molto investo per continuare a crescere nella nostra comunità, ma, proprio perché non voglio che “la politica nostrana” continui “a sottovalutare la rilevanza dell’interesse della nostra comunità allo sviluppo del turismo”, e, proprio perché convengo che “la politica deve per sua natura tutelare e promuovere gli interessi generali”, non sono intervenuto “sugli atti dei diversi organi della Magistratura” né sulla “indagine conoscitiva esperita dall’Amministrazione comunale”. Ho solo trasferito a Roma, come mio dovere, il grido riportato dal direttore della redazione che ha ospitato la nota dell’amico giudice Di Schiena. Non vi è stata una sola parola a difesa di un villaggio che richiede ben altri interventi amministrativi concreti, se deve e se può essere in parte o totalmente salvato o meno. Non ho difeso la lottizzazione abusiva, non ho difeso alcuna violazione ambientale, non ho preso le parti di qualche indagato per corruzione.
Non si deve, sono certo, solo per distrazione e non per falsare le notizie, fare intendere virgolettando “evitare che possano ripetersi analoghi atteggiamenti”, che il sottoscritto lo abbia scritto a proposito dell’indagine. “L’atteggiamento messo in atto” per il quale chiedo chiarimenti conoscitivi a chi è deputato a fornirmeli, il Ministro, si riferisce solo a ciò che descrivo e, vale a dire, all’interpretazione restrittiva adottata nei confronti dei proprietari e, guarda caso, soprattutto di alcuni che oggi sono nuovamente lì, pur pagando l’affitto e senza che,pertanto, siano cacciate persone che non hanno altra casa o che, ancor peggio, abbiano una minaccia d’aborto in atto. Non sono interessi privati.
E’ un interesse generale, nella giusta e dovuta distinzione dei ruoli, interrogarsi, rappresentare e criticare, ritengo, con giusto equilibrio anche verbale. E per concludere, la politica nelle vicende delicate, non deve rimanere fuori, deve entrarci, non a gamba tesa ( siamo in periodo di grande calcio), proprio perchè l’interesse pubblico è primariamente della politica e, dopo, se si trasforma in interesse privato, in consiglio sussurrato, in manovre da segrete stanze, della magistratura.

Senatore Michele Saccomanno - PDL

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