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Brindisi, Incendi, black out e fughe di ammoniaca: le Associazioni sui pericoli della zona industriale



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Brindisi, 19/08/2008

Incendi, black out e fughe di ammoniaca: le Associazioni sui pericoli della zona industriale

Nella notte di ferragosto una fuga di ammoniaca dall’impianti della Peritas, siti nella zona industriale di Brindisi, ha messo in allarme la cittadinanza.

Il successivo 18 agosto nella stessa zona due incidenti hanno gettato nel panico la città: nella mattinata è stato distrutto da un incendio un deposito di materiale plastico dell’azienda “Adriatica Maceri” con il rischio che le fiamme si potessero estendere ai vicini serbatoi di gas della IPEM;
nella serata fumo e fiamme altissime si sono elevate nello stabilimento Basell all’interno del petrolchimico a seguito – secondo quanto si è detto – di un black out dell’erogazione di energia elettrica dall’ignota origine che avrebbe potuto avere gravissime conseguenze. Fiamme e fumo causate – sempre secondo le voci raccolte – dall’entrata in funzione del meccanismo di protezione dello stabilimento.

Si sarebbero insomma fermate le pompe di raffreddamento con il conseguente rischio, per fortuna, scongiurato di surriscaldamento generale. Un impianto di sicurezza sarebbe quindi intervenuto per fare in modo che il propilene fosse bruciato in torcia e conseguentemente trasformato in anidride carbonica e vapore acqueo. Ci chiediamo cosa sarebbe potuto avvenire con questi inneschi (incendio del deposito e fiamme elevate delle torce) se in uno scenario simile, con l’ipotetica esistenza del rigassificatore, vi fosse stata una fuga di gas.

A fronte di tutto questo la UIL emette una nota con la quale non trova di meglio che esaltare la efficienza del sistema di sicurezza elevando un inno a tutte le aziende che operano nel petrolchimico. E lo fa senza spendere una parola sul rischio al quale sono esposti i lavoratori che operano nella zona industriale, sull’esigenza che incidenti del genere vengano prevenuti prima di ricorrere ai sistemi di protezione e sull’incubo che come ha ricordato la stampa locale grava su Brindisi da quando con lo scoppio del P2T, che causò vittime nonostante la grande professionalità degli operatori, acquisì “la consapevolezza di vivere con una bomba sotto il cuscino”.

Per parte nostra, gli incidenti di questi giorni ci inducono ad avanzare le seguenti richieste:

1. Che le forze politiche e sociali prendano piena coscienza della frequenza con la quale si verificano incidenti industriali e ne tengano conto nelle loro scelte e nei loro programmi;

2. Che le competenti autorità amministrative procedano agli opportuni accertamenti per far conoscere le cause e le dinamiche degli incidenti verificatesi dal momento che i cittadini hanno il diritto di essere informati da fonti ufficiali su quanto accade e mette a rischio la propria incolumità. Così come sarebbe giusto far conoscere quale entità e quale effetto inquinante avrebbe prodotto la asserita trasformazione del propilene in anidride carbonica

3. Che la autorità giudiziaria valuti se ricorrono le condizioni per l’apertura di inchieste penali rivolte all’accertamento di eventuali responsabilità dolose o anche solo colpose;

4. Che venga quanto prima diffuso il manuale informativo predisposto dall’amministrazione comunale sugli allertamenti che, in caso di incidenti industriali, vanno dati alla popolazione e sui comportamenti che i cittadini devono assumere per sottrarsi ai pericoli.

Italia Nostra, Legambiente, WWF, Fondazione “Dott. Antonio Di Giulio”, Fondazione “Prof. Franco Rubino”, A.I.C.S., ARCI, Forum ambiente salute e sviluppo, Medicina Democratica, Lipu, Comitato per la Tutela dell’Ambiente e della Salute del Cittadino, Comitato cittadino “Mo’ Basta!”, Comitato Brindisi Porta d’Oriente.


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