Brindisi, 08/09/2008
Porto industriale, Musio (Comitato 8Giugno): “Cerano: fine pena mai?”
Cerano: fine pena mai? ovvero, Centrale a Carbone di 2640 MW + CDR, Dissalatore, Molo Carbonifero, Rigassificatore, mega Parco Eolico offshore, Porto Industriale…Peccato che non si possa trasferire lì anche la Centrale di Costa Morena!
Chiediamo scusa se non riusciamo a partecipare all’esultanza del coro “a una dimensione”, per l’ampliamento della circoscrizione territoriale di competenza dal limite di Capo Bianco fino a quello di Cerano, autorizzato dalla Giunta Regionale.
In verità è da tempo che la politica brindisina si è ri-orientata a utilizzare la “scorciatoia” del trasferimento a Cerano di tutti i gravissimi problemi ambientali che Brindisi subisce, e che non riesce a risolvere politicamente. Quella dell’allargamento dell’area portuale fino a Cerano somiglia tanto, come trovata, a quella dell’innalzamento della soglia di tollerabilità dell’atrazina nell’acqua, di anni fa!
Spiace che in soccorso del trasferimento delle attività industriali più inquinanti a Cerano, compendiate nel Porto Industriale –come pubblicamente dichiarato dal Sindaco di Brindisi-, dove insistono già gravissime sofferenze ambientali e sanitarie, sia intervenuta la Giunta Regionale. Del resto, il CDR nel P.E.A.R. insegna.
E già vediamo le lacrime di coccodrillo di tanti rappresentanti quando l’argomento verrà inevitabilmente riproposto dall’immaginario collettivo delle popolazioni a sud di Cerano, brindisine e leccesi.
L’ironia della storia vuole che, questo Comitato (del quale avvertiamo l’insufficienza propria di tutti i Comitati), sia nato proprio per contrastare l’ipotesi di un Porto Industriale a Cerano, avanzata nel 2006, e contro la quale furono raccolte in un battibaleno, 2.500 adesioni.
Ciò che oggi al nostro ottimismo dell’intelligenza preme, e che a quelle adesioni dobbiamo, è che, non ritenendoci iscritti alle Italie dei NO tout court, ma avendo sempre argomentato e proposto con rigore scientifico le nostre posizioni, come già accaduto circa la contrarietà al CDR o la sollecitazione a una diversa chiusura del ciclo dei rifiuti nell’area a rischio, così riproponiamo sinteticamente i motivi della “follia” di un Porto Industriale a Cerano:
Il Consiglio Nazionale delle Ricerche, nel 2006, ha rilevato che il 42% delle coste italiane, come la riviera di Cerano, è in stato erosivo e che tra le cause principali vi è “la costruzione di porti e strutture aggettanti che bloccano il flusso sedimentario della riva”.
Un’opera artificiale come un nuovo Porto Industriale, data la sua estensione in mare e il raggiungimento di fondali di profondità idonei, impedirebbe il trasporto solido a sud di Cerano, accelerando esponenzialmente l’erosione attuale delle coste fino alle marine di San Cataldo e oltre.
Già la sola opera di presa a mare dell’attuale centrale elettrica aveva interrotto il trasporto verso sud di 120.000 mc/anno di sabbia, impedendo il ripascimento naturale della spiaggia e obbligando a un ripascimento artificiale.
Immaginatevi cosa accadrebbe con una diga, quale un nuovo Porto, almeno dieci volte più grande!, e con una estensione degli effetti sin oltre le marine leccesi.
Una città che finora ha tollerato e continua a tollerare nel proprio cuore urbano uno degli insediamenti più inquinanti della storia energetica e industriale brindisina, non può trasferire, tramite i propri confini, ad altri incolpevoli territori i propri drammi ambientali.
Facciamo invece anche nostra la giusta esigenza di Brindisi di delocalizzare le attività produttive più inquinanti, ma in modo compatibile con il resto del territorio brindisino e gran parte di quello leccese, portando il nostro contributo in un’apposita Conferenza Permanente su Cerano, la cui istituzione oggi si rende utile e necessaria, e della quale dovrebbe, come chiediamo, farsene promotore l’istituzione elettiva della programmazione territoriale, quale è la Provincia, con il concorso di tutte le istituzioni pubbliche interessate, le associazioni imprenditoriali, sindacali, ambientaliste.
Il Coordinatore del Comitato “8giugno”: Ernesto Musio
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