Brindisi, 22/09/2008
Italia Nostra invita a spingere sul fotovoltaico
L’associazione Italia Nostra, attraverso il delegato regionale alla tutela paesaggistica Giorgio Sciarpa ed il presidente del C.R. Puglia, Enza Rodio, ha scritto agli uffici della Regione Puglia e ai presidenti di tutte le provincie pugliesi sollecitando l'insediamento di pannelli fotovoltaici sugli edifici pubblici ed industriali.
Di seguito il testo della missiva
Apprendiamo che su iniziativa dell’Assessorato ai lavori pubblici della Provincia di Brindisi è stata realizzata la copertura di alcuni edifici scolastici (liceo scientifico “Epifanio Ferdinando” di Mesagne; istituto tecnico industriale statale "G. Giorgi" di Brindisi; istituto professionale industria artigianato "G. Ferraris" di Brindisi, il nuovo liceo scientifico di San Vito dei Normanni e l’istituto alberghiero di Ceglie Messapica) con pannelli fotovoltaici e, approfittando di lavori di manutenzione, si è migliorato l’isolamento termico (con conseguente risparmio energetico) di una scuola di Francavilla Fontana.
Valutiamo queste scelte, che immaginiamo e auspichiamo comuni anche in altre provincie della nostra regione, un passo importantissimo verso la direzione giusta, un percorso corretto e lungimirante che a nostro avviso dovrebbe essere compiuto a tappeto e non frutto di una episodica buona volontà.
L’energia è divenuta, ormai, l’affare del secolo. Essa è contraddistinta da alcune anomalie e contraddizioni, da una parte vi sono i grandi impianti alimentati con combustibili fossili che determinano un notevole inquinamento ambientale, dall’altra quelli che producono energia da cosiddette fonti rinnovabili. In quest’ultimo settore, causa le notevoli agevolazioni messe recentemente in campo, regna una grande confusione, un affollamento di iniziative che spesso creano danni equiparabili agli impianti tradizionali. Investimenti che non tesi ad alleviare il territorio dalla produzione di energia prodotta dal carbone e da altri combustibili inquinanti, ma si aggiungono a quelli già esistenti. In pratica si somma al guasto prodotto dal carbone e da combustibili inquinanti, la beffa dei danni causati dall’energia cosiddetta verde. Una corsa sfrenata che non può far sorgere il legittimo sospetto della presenza di una forte speculazione e, come sempre più spesso si adombra, l’infiltrazione in questi affari della malavita organizzata. Ma c’è anche il pericolo di un “consumo” irrazionale del territorio, sfregi permanenti al paesaggio che è una delle nostre maggiori risorse economiche, il grave pericolo di veder sostituire, con conseguente aumento incontrollato dei prezzi, importanti colture agricole basilari per l’alimentazione.
Sono questi i pericoli principali cui si va incontro con regole che inducono alla speculazione e non ad una doverosa lungimiranza, una necessaria e oculata programmazione e uso delle risorse da destinare alla produzione di energia da fonti rinnovabili.
Riteniamo che prima di compiere scelte dagli esiti irreversibili, di svendere il nostro patrimonio paesaggistico e ambientale si debbano percorrere con decisione e convinzione altre strade come, ad esempio, quella sopracitata. Scelte che forse non saranno eclatanti e non avranno gli onori della cronaca come, ad esempio, la costruzione di imponenti, quanto devastanti, parchi eolici, ma non v’è dubbio che produrranno nel tempo stabile beneficio e quindi un ottimo investimento per il “nostro” futuro. Riteniamo che il solare/fotovoltaico sia la fonte energetica più interessante, quella con più potenzialità di miglioramento per innovazione tecnologica e soprattutto quando viene risolto il problema della localizzazione degli impianti fotovoltaici. Come nei casi sopramenzionati, destinando a questi spazi inerti e non produttivi, inutilizzati e altrimenti inutilizzabili. Si ha idea di quante centinaia di migliaia di metri quadrati sarebbero disponibili se si prendessero in considerazione le coperture dei capannoni industriali e i tetti di tutti gli edifici pubblici (scuole, caserme, pensiline e posteggi coperti)? Quanta energia si riuscirebbe a ricavare dall’utilizzo di queste superfici, quanto combustibile sporco si risparmierebbe e soprattutto quanto CO2 in meno immetteremmo in atmosfera? È ovvio che non è la soluzione del problema energetico ma è certo un contributo consistente e lo sarà maggiormente se opportunamente affrontato, disciplinato e fortemente incentivato.
Occorre quindi che si intraprenda questa strada come convinta scelta politica, anche urbanistica, nel dettare regole che, non lesinando mezzi e risorse, tengano conto delle nuove esigenze energetiche per le nuove costruzioni e per l’uso degli spazi inutilizzati citati. Se questi saranno recuperati a questa funzione sarebbero una voce importante nella produzione energetica senza procedere ad un dissennato “consumo” del territorio.
Augurandoci che questa nostra induca alle dovute riflessioni si inviano cordiali saluti.
COMUNICATO STAMPA ASSOCIAZIONE ITALIA NOSTRA
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