Brindisi, 25/09/2008
Buona sanità: al Perrino unità specializzata per la cura del tumore alla mammella
Approccio interdisciplinare, grazie alla presenza di tutte le competenze necessarie per affrontare al meglio il tumore al seno, tecnologie di altissimo livello e competenza scientifica. Questi i componenti del “cocktail” dalla parte delle donne realizzato nell’ambito della “Breast Unit”, unità specializzata per la cura di questa forma tumorale. L’importante iniziativa sanitaria, messa a punto grazie all’appoggio dell’azienda Sanitaria Locale, è un’unità multidisciplinare e multidipartimentale coordinata dal dottor Saverio Cinieri, direttore della Divisione di Oncologia Medica della Asl Brindisina, che coinvolge tutte le figure che hanno attinenza con il pianeta cancro alla mammella.
Il punto sulla situazione verrà presentato domani, presso l’Ospedale Sen. Antonio Perrino di Brindisi nell’ambito del progetto “Fermare il Tumore”, durante un convegno aperto al pubblico dal titolo: “Il Tumore al seno. Conoscerlo per sconfiggerlo”. Nel corso dell’incontro si evidenzierà come l’informazione e la prevenzione dedicata alle pazienti rappresenti un fondamentale passaggio per far comprendere questi mutamenti ed agire di conseguenza. A tutti i partecipanti saranno distribuiti un opuscolo informativo di 70 pagine ed un DVD, realizzato con le interviste di alcuni dei relatori che trattano i principali argomenti oggetto dell’incontro.
In Italia, con 300.000 pazienti colpite da tumore al seno e 32.000 nuovi casi diagnosticati all’anno, si registrano annualmente 12.000 decessi per questa malattia. Nell’area brindisina, e quindi anche nel Salento, l’incidenza di cancro alla mammella è sicuramente più bassa che al nord della penisola. Purtroppo però in queste zone si muore di più per cancro alla mammella perché la diagnosi, spesso, è tardiva. “Ciò avviene – sottolinea il dottor Saverio Cinieri - perché ci si scontra con un problema culturale che si evidenzia con scarsa informazione da parte di larghi strati di popolazione di nozioni relative alla diagnosi precoce e anche perché vi è una carenza di realtà medico sanitarie che indirizzino il paziente globalmente”. Una risposta importante a questa situazione verrà proprio dalla Breast Unit della Asl a breve operativa, che permetterà alle pazienti un facile accesso e una serie di servizi di altissimo valore. Le modalità per le pazienti per entrare in contatto con l’unità sono semplici. Se una donna osserva un nodulo alla mammella deve telefonare alla segreteria della Breast Unit: in seguito, secondo il tipo di patologia, sarà indirizzata al chirurgo alla diagnosi radiologica e alla biopsia. Dopo che il chirurgo avrà visto la paziente il caso verrà discusso collegialmente e in questa sede si prenderanno le decisioni sulle terapie da adottare. Così la paziente non sarà lasciata sola al cospetto delle diverse figure professionali, ma saranno queste ultime che ben raccordate tra loro avranno al centro la paziente che potrà così contare su di una valutazione corale da parte dei diversi specialisti. Questo approccio innovativo viene dall’esperienza del dottor Cinieri, che ha lavorato con questo sistema all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano da cui proviene. “Abbiamo cercato di fare in modo che tutti i protocolli dello IEO fossero utilizzabili anche a Brindisi – fa sapere Cinieri-. Così una nostra paziente deve sapere che può ottenere di essere sottoposta ad un trattamento terapeutico a Brindisi esattamente come a Milano, riducendo così i disagi logistici per il malato ed i suoi familiari che hanno ovvie ripercussioni anche dal punto di vista economico.”
Il convegno di Brindisi offrirà anche informazioni positive sulla cura di questo tumore, che appare sempre più “personalizzata” in base alle caratteristiche della paziente. Sempre più tra le diverse terapie disponibili, che vanno dalla chirurgia alla radioterapia per giungere fino ai farmaci, appare attualmente di grande interesse la terapia ormonale, che mira al controllo delle cellule tumorali che vengono stimolate proprio dagli ormoni presenti nel corpo della paziente. Nelle pazienti in cui questo approccio è indicato sono ampiamente utilizzati gli inibitori dell’aromatasi, tra cui letrozolo che ha dimostrato un’efficacia superiore rispetto al tamoxifene (terapia standard da oltre 30 anni) ed un ottimo profilo di tollerabilità. Non basta. “Noi osserviamo neoplasie sempre più piccole con linfonodi sempre meno coinvolti e questa è una evidenza molto positiva perché è noto che un tumore piccolo ha una prognosi meno complessa di uno grande - è il parere di Cinieri. Ma sono cambiate in questi anni le caratteristiche dei tumori e quindi vi possono essere tumori piccoli e molto aggressivi e grandi con profili biologici molto più tranquilli.” Insomma: le neoplasie alla mammella vanno considerate non come una sola malattia ma come un’insieme di malattie da trattare diversamente a seconda delle caratteristiche del tumore. La scommessa culturale che viene lanciata da Brindisi è quella quindi di lavorare sui diversi tumori, e non più solo su un’unica entità patologica che fa ancora tanta paura, ma può essere controllata con la diagnosi precoce e il giusto approccio terapeutico.
Echo Comunicazione d'Impresa
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