Brindisi, 27/10/2008
Porto industriale, Legambiente: "opportuno attivare la Vas"
Il recente Decreto d’ampliamento della competenza dell’Autorità portuale sull’area compresa fra punta Cavallo e Punta Contessa-Cerano (Brindisi), della lunghezza di circa 12 Km, ha creato perplessità e dubbi circa gli obiettivi che tale ampliamento si propone.
Obiettivi che rimangono a tutt’oggi non ben definiti e chiari e, presumibilmente, racchiusi nelle segrete stanze del Comitato Portuale. A noi non rimane che esprimere ipotesi e perplessità limitandoci a quanto letto e sentito dai media locali.
A ragione, questi obiettivi non chiari e non dichiarati ufficialmente, vengono interpretati negativamente dalle popolazioni dei Comuni posti a Sud di Brindisi che verrebbero ad essere interessati dalla eventuale realizzazione di nuovi moli e porti.
L’ipotesi di realizzare un nuovo “porto industriale” nell’area suddetta rimane del tutto vaga, in quanto non è ben definita la localizzazione di quelle nuove strutture, che destinerebbero l’utilizzo del porto medio ed esterno alle sole attività di movimentazione turistica.
Ancor maggiori perplessità sorgono nel momento in cui il citato ampliamento delle competenze viene ad interessare, per gran parte, l’area delle Saline di Punta Contessa, dichiarata e vincolata dalla Unione Europea come zona “SIC” e ZPS e quella dei Parchi Regionali Ambientali Saline di Punta della Contessa e di Cerano-Tramazzone, nel quale per di più sembra volersi realizzare un dissalatore.
Quali spazi utili rimarrebbero allora, se non quelli relativi alla porzione di mare antistante il petrolchimico e quello di Cerano?
Fatto salvo, quindi, che nulla potrà essere realizzato nelle aree vincolate dalla Comunità e dalla Regione, caratterizzate da specificità ambientali uniche per biotopo marino e salmastro e per l’avifauna presente e migratoria, cosa si intenderebbe effettuare nelle due aree residuali ? L’ipotesi di realizzare a Punta Cavallo solo il nuovo molo, con interramento di circa 100 ettari di mare, da destinare a “porto containers” cozza sostanzialmente con quella di realizzare a Punta della Contessa-Cerano tutto il resto della movimentazione dei combustibili fossili per le due centrali a carbone e del presunto GNL.
In particolare:
si vuole realizzare il molo destinato alla movimentazione dei circa 11 milioni di tonn. di carbone a Cerano evitando con ciò l’utilizzo del nastro trasportatore ?
come si concilia ciò, con la volontà di chiedere la riduzione del consumo di carbone ?
si vuole realizzare, sempre a Cerano, il terminale del GNL, accontentando le necessità dell’azienda proponente?
come verrebbe alimentata la centrale a carbone di Brindisi nord, fatto salvo che lo scarico del carbone avverrebbe a Cerano?
come verrebbero utilizzate i moli e le banchine che verrebbero a liberarsi nel porto medio ed esterno, per giunta in carenza di servizi?
E’ evidente che non tutto possa concentrarsi su Cerano, non fosse altro che non si farebbe altro che trasferire l’inquinamento ed i danni oggi prodotti da tale movimentazione, dall’area del porto medio ed esterno di Brindisi al nuovo “porto industriale” di Cerano.
Se ciò fosse corrispondente ai citati obiettivi che, sostanzialmente, hanno portato all’ampliamento delle competenze, non si intravedono benefici ambientali tali da rendere l’ipotesi attraente.
In particolare, in merito all’eventuale movimentazione del GNL a Cerano, che non potrà avvenire prima di 3-4 anni a causa dei tempi tecnici dovuti all’approvazione del nuovo strumento regolatore del porto e delle autorizzazioni necessarie, perché viene esclusa l’ipotesi di una rigassificazione “on board”, con boa di ormeggio ad alcune miglia dalla costa e “pipe line” di collegamento a terra?
Perché viene ignorata l’oggettiva realtà della realizzazione del metanodotto della dorsale Est che porterà a Nord di Otranto circa 10 miliardi di mc. di GN dalla Grecia?
Il cumulo d’attività di movimentazione che verrebbe a realizzarsi nel nuovo “porto industriale” di Cerano renderebbe, a nostro avviso, del tutto impossibile il “giudizio” di compatibilità della cosi detta “opzione zero”; infatti sarebbero indimostrabili i benefici che il territorio potrebbe avere nel caso di non realizzazione dell’opera.
Con la totalità dei dubbi riportati in questa nota, che costituiscono solo una piccola parte di quelli reali, non è forse opportuno attivare una sorta di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) che, nello specifico dell’area di interesse dei comuni di Brindisi, S. Pietro Vernotico, Torchiarolo e Cellino e delle popolazioni amministrate, possa definire le reali opportunità di una crescita compatibile?
Con tale spirito, senza voler apporre paletti pregiudiziali all’ampliamento delle competenze richiamate, s’intende operare lanciando un sollecito all’Autorità Portuale perché si faccia promotrice di un confronto pubblico che possa portare alla definizione di un percorso democratico e condiviso che, al contempo, possa tenere nel giusto conto quelle che sono le riconosciute pertinenze ambientali e le volontà delle popolazioni residenti.
Solo attraverso tale percorso conoscitivo e di studio potranno essere individuati i più adeguati e compatibili obiettivi sia di sviluppo che ambientali, in un contesto finalizzato al miglioramento della qualità della vita e della crescita economica.
COMUNICATO STAMPA LEGAMBIENTE BRINDISI CIRCOLO TONINO DI GIULIO
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