Brindisi, 01/11/2008
Rigassificatore, Associazioni ai Min. Scajola e Prestigiacomo: "fare giustizia e liberare Brindisi da un incubo che la condiziona"
Le Associazioni che si battono contro la costruzione dell'impianto di rigassificazione nel porto di Brindisi ad opera dell'azienda inglese British Gas-Brindisi Lng hanno inviato un "ESPOSTO PUBBLICO" al Ministro dello Sviluppo Economico On. Claudio SCAJOLA e al Ministro dello Ambiente On. Stefania PRESTIGIACOMO circa gli sviluppi penali della vicenda ed il rinvio a giudizio dei vertici aziendali, unitamente all'ex Sindaco di Brindisi Antonino, di seguito il testo:
Signori Ministri,
con decisione del 13 ottobre 2008 il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Brindisi ha rinviato a giudizio la Britihs Gas Italia Spa (Brindisi LNG), società costruttrice del rigassificatore progettato a Brindisi, con la seguente accusa: «illecito amministrativo di cui all’art. 25, comma 2, del D.L.vo 8.6/2001 nr. 231, in relazione agli artt. 81, 110, 112, 319, 321 c.p. per non avere adottato modelli di organizzazione idonei a prevenire» i reati di corruzioni contestati «commesse da persone che rivestivano, all’epoca della commissione dei fatti, funzioni di rappresentanza» e di dirigenza, traendo dalla loro condotta illecita «un profitto di rilevante entità, consistito nell’ottenimento dell’autorizzazione ministeriale alla realizzazione e all’esercizio di un rigassificatore in Brindisi e nel rilascio da parte della locale Autorità Portuale della concessione demaniale».
Con lo stesso provvedimento sono stati rinviati a giudizio, per reati di corruzione, alcuni dirigenti e rappresentanti della citata società che avevano avviato l’operazione riguardante l’impianto. Così il rinvio ha riguardato, tra gli altri, il sindaco di Brindisi dell’epoca ed alcuni funzionari pubblici. L’udienza dibattimentale è stata fissata per il giorno 4/2/2009.
Confidiamo che il procedimento possa concludersi, rapidamente e senza incorrere in cause estintive di prescrizione, con una sentenza definitiva che faccia piena luce sulle responsabilità personali dei soggetti coinvolti. Ma non vi è dubbio che l’inchiesta penale ha già messo in rilievo abusi ed irregolarità che hanno deviato la volontà della pubblica amministrazione inducendola per errore ad emettere il provvedimento di autorizzazione alla costruzione dell’impianto. E ciò perché il procedimento penale ha fatto emergere comportamenti ammessi dai loro autori e realtà documentate e pacifiche che, come fatti storici, devono essere autonomamente valutate in sede amministrativa a prescindere dal definitivo accertamento penale delle responsabilità personali. Ne è autorevole conferma un passo del provvedimento di rinvio a giudizio nel quale si parla testualmente di “dichiarazioni auto ed eteroaccusatorie di alcuni imputati”. Un’espressione questa che, con lo specifico riferimento a dichiarazioni autoaccusatorie (praticamente ammissioni e confessioni), mette in risalto la fondatezza della nostra richiesta di procedere subito alla rimozione, in sede di autotutela, del provvedimento autorizzativo, vistosamente viziato “eccesso di potere”.
Da quanto esposto risulta evidente che la procedura di revisione del procedimento autorizzativo non può esaurirsi con la Valutazione di Impatto Ambientale postuma e al suo interno con la consultazione delle popolazioni interessate, ma deve essere estesa sino ad investire l’intero procedimento amministrativo che, come affermano i magistrati, è stato alterato da comportamenti rivolti ad ottenere l’ingiusto profitto “consistito nell’ottenimento dell’autorizzazione ministeriale”. In merito alla consultazione delle popolazioni interessate, va poi rilevato che essa deve essere operata ai sensi dell’art. 23 del D.L.vo nr. 334/99 “con le modalità stabilite dal Ministero dell’Ambiente” e che nel caso di Brindisi, siffatta consultazione non può essere effettuata che prendendo atto delle deliberazioni dei Consigli Comunale e Provinciale nonché del Consiglio Regionale i quali si sono tutti all’unanimità espressi per l’assoluta incompatibilità ambientale (perché nel porto e a ridosso della città in un area a rischio di incidenti rilevanti) e sociale (perché in contrasto con il locale progetto di economia locale) dell’impianto.
La pretesa di costruire un rigassificatore a Brindisi ha dato luogo ad una vicenda gravissima rifiutata dalla nostra comunità e censurata dalla magistratura penale. Una vicenda, sfociata nel sequestro giudiziario del cantiere e nella sospensione amministrativa della autorizzazione ministeriale che deve essere ora rapidamente conclusa per fare giustizia e per liberare Brindisi da un incubo che ne condiziona la vita e lo sviluppo.
Italia Nostra, Legambiente, WWF, Fondazione “Dott. Antonio Di Giulio”, Fondazione “Prof. Franco Rubino”, A.I.C.S., ARCI, Forum ambiente salute e sviluppo, Medicina Democratica, Comitato per la Tutela dell’Ambiente e della Salute del Cittadino, Comitato cittadino “Mo’ Basta!”, Comitato Brindisi Porta d’Oriente.
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