Brindisi, 14/11/2008
Riforma Gelmini, UDU:" Il sistema universitario subisce un attacco frontale"
Gli investimenti sull’istruzione e sulla ricerca sono l’indicatore principale della capacità di sviluppo e della maturità di un paese. In un mondo globalizzato rinunciare ad investire sulla ricerca significa condannare il paese ad una lenta decadenza che lo porterà nei prossimi anni a competere con paesi molto più poveri nella fornitura di manodopera a basso costo. Il sistema universitario subisce un attacco frontale subendo dei tagli crescenti fino al 2013 per un toltale di 1441,5 milioni di euro. Questo significa che le università saranno costrette a divenire fondazioni di diritto privato nel giro di pochi anni e che le facoltà non scientifiche saranno sostanzialmente prive di finanziamenti.
Investire sulla ricerca significa dare la possibilità ai più meritevoli di dare un contributo al progresso di un paese; significa investire sull’istruzione in quanto i ricercatori stessi saranno coloro che diffonderanno la cultura ai più giovani; significa garantire il progresso ad una società.
Il sistema universitario subisce un attacco frontale subendo dei tagli crescenti fino al 2013 per un toltale di 1441,5 milioni di euro. Questo significa che le università saranno costrette a divenire fondazioni di diritto privato nel giro di pochi anni e che le facoltà non scientifiche saranno sostanzialmente prive di finanziamenti.
Discreti gli interventi sul Diritto allo Studio. Verranno stanziati 135 milioni di euro per le borse di studio e 65 milioni di euro per gli interventi per alloggi e residenze universitarie. La straordinaria e spontanea mobilitazione studentesca di questo mese ha ottenuto i primi risultati, costringendo il Governo ed in particolare il Ministro Gelmini ad una battuta d’arresto. Provvedimenti minimi rispetto alle richieste che pervengono dal mondo accademico riunito nelle assemblee studentesche di tutta Italia, e che non rispondono ancora alle istanze di fermare lo smantellamento dell’Università Pubblica che rimane tale finché gli art. 16 e 66 della L. 133 non verranno abrogati. Nonostante tutto il governo ha deciso di non fare retromarcia sulla possibilità per gli Atenei di diventare Fondazioni di diritto privato e sui tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario.
Non possiamo di certo ritenerci soddisfatti vista la necessità, già espressa al Min. Gelmini, di ritirare le parti riguardanti l’Università della L. 133 prima parlare di un miglioramento del sistema universitario che è e deve rimanere pubblico. Continueremo pertanto a contribuire e ad appoggiare le mobilitazioni del mondo accademico che non si fermeranno fino a quando non verranno abrogati gli art. 16 e 66 e che passano attraverso la manifestazione nazionale dell’Università del 14 Novembre a Roma.
Chiediamo soprattutto trasparenza ad iniziare dalle università pugliesi Il funzionamento di un grande ente pubblico, come l’università, deve essere trasparente e limpido. Le modalità di selezione per i dottorati di ricerca e l’impiego di denaro pubblico devono essere assolutamente visibili a tutti.
Garantire una maggiore diffusione e quindi partecipazione ai bandi di finanziamento per le iniziative degli studenti ad oggi all’80% conosciute e realizzate solo dai rappresentanti degli studenti. La commissione per responsabilità e struttura deve essere composta solo da membri del C.d.A., visto che all’interno dello stesso è garantita la più ampia presenza di rappresentanti di garanzia del controllo e dell’analisi delle richieste. La presidenza, nel momento della nomina, deve essere delegata dal rettore ad un membro non studente individuato a garanzia della puntuale osservanza del bando e dell’uniformità di metro di giudizio.
Gli atenei compositi o federati come l’università del Salento, così come sono strutturati attualmente, non sono funzionali allo sviluppo economico culturale del territorio né hanno sufficiente autonomia finanziaria e decisionale: vanno assolutamente ristrutturati ponendo attenzione alle competenze didattiche e formative, alla loro capacità di predisporre corsi di laurea o di studio integrati, alla possibilità di attrarre investimenti privati e di offrire servizi agli studenti, una grande università del Salento che non veda più solo Lecce come polo centrale è difficile da realizzare senza valorizzare il polo di Brindisi ed includere anche le facoltà dislocate a Taranto.
COMUNICATO STAMPA UNITA' DEGLI UNIVERSITARI BRINDISI
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