S. Pietro V.co, 26/11/2008
Porto Cerano, 8 Giugno:"scomode verità, istruzioni per l'uso e ultimo miglio"
Il Porto Industriale a Cerano è un progetto “calato dal basso”, promosso dall’Autorità Portuale e dal Comune di Brindisi, con il nulla osta della Provincia.
Ora, ’”ultimo miglio” resta il tentativo di convincere le popolazioni salentine a digerirlo.
La Giunta Regionale e il Governo hanno preso atto di una volontà bipartisan.
Mortifica vedere come il centrosinistra di Brindisi –lo dico da uomo di quel campo politico- si sia adagiato all’idea egoistica e “campanilistica”, da curva sud, che ha del porto il dimissionario Mennitti, e a quella provincialistica di novelli boiardi.
Il progetto obiettivamente esonerebbe Enel e Edipower a dare seguito all’accordo del Protocollo del 2001, recepito dal Piano Operativo Triennale 2003/2005 dell’Autorità Portuale, nel quale è definita la realizzazione, a loro spese, di un unico pontile nel porto esterno, dedicato esclusivamente alla movimentazione del carbone, delle ceneri e dei gessi. Questo autoannullamento del centrosinistra, ma anche del centrodestra, sulle posizioni del Sindaco di Brindisi, tradisce l’elaborazione sviluppatasi negli anni, intorno all’idea di polifunzionalità del porto esistente.
E’ evidente che non ci sarebbe bisogno di tale allargamento, se non si volesse perseguire l’idea di delocalizzare su Cerano tutte le attività e i traffici più inquinanti e pericolosi di Brindisi, magari realizzando il contesto ideale per allocarvi pure un rigassificatore. Questo retro pensiero potrebbe ora realizzarsi, se non ci fosse la motivata contrarietà della LNG.
Comunque, con le autorizzazioni non contrastate e le carte in regola, l’Autorità Portuale, in combinato disposto con il Comune di Brindisi, potrà fare di Cerano, ciò che più gli aggraderà, da qui all’eternità. Viene ancora una volta a galla la cronica debolezza e la non autonomia della politica brindisina. Le uniche voci di contrarietà, in un’oceano di silenzio, sono state quelle di Forum Ambiente, Legambiente e del consigliere regionale Romano. Si attendono recuperi.
Il dramma di Cerano, -da fine pena mai!-, capito fino in fondo dal Sindaco Lorenzo Maggi, che resta una delle personalità più limpide e affidabili della storia energetica e politica brindisina, protagonista com’è stato della Convenzione dei “ragazzi del 96”, è questo: lungi dal ridurre drasticamente le quantità di carbone ai limiti compatibili previsti dal piano di risanamento dell’area a rischio -oggi essa deve temere che, in qualunque momento lo si vorrà, vi si potrà bruciare il CDR nella Centrale “policombustibile”, previsto dal Pear, e/o addirittura di dover subire l’attacco mortale di un Porto Industriale.
Certamente incoraggia, caricandosi di futuro, l’annuncio di Vendola che, dopo la giusta battaglia contro le diossine di Taranto, si apre la battaglia sul carbone di Cerano, non essendo Cerano, per tasso di inquinamento, meno uguale di Taranto!
Il Consiglio Nazionale delle Ricerche ha rilevato che il 42% delle coste italiane è in stato erosivo, e che, tra le cause principali, vi è “la costruzione di porti e di strutture aggettanti che bloccano il flusso sedimentario della riva”.
Un’opera artificiale come un nuovo Porto Industriale, data la sua estensione in mare e il raggiungimento di fondali di profondità idonei, impedirebbe il trasporto solido a sud di Cerano, accelerando l’erosione attuale delle coste, fino a San Cataldo e oltre…
E c’è chi ancora, dinnanzi a questi scenari, crede di poter convincere gli “indiani”di San Pietro, Torchiarolo, Squinzano, Lecce…con il totem di qualche mefitica roialty. Ma vaffa…va! E’ questa la “filosofia piccola piccola” dell’Area Vasta?
Già la sola opera di presa a mare dell’attuale centrale elettrica ha interrotto il trasporto verso sud di 120.000 mc/anno di sabbia, impedendo il ripascimento naturale delle spiagge e obbligando a un ripascimento artificiale e a costosissime opere, che tentano di far raggiungere nuovi equilibri naturali.
Si immagini cosa accadrebbe con una diga, quale un nuovo Porto, almeno dieci volte più grande, e con una corrispondente estensione degli effetti!!
Che fare, arrivati a questo punto? Avanziamo le seguenti proposte: 1) Si pretenda una moratoria delle decisioni sui destini portuali di Cerano, a dopo le elezioni amministrative di primavera, che coinvolgeranno Brindisi e la Provincia; 2) Si formi la platea istituzionale e sociale di una urgente Conferenza Permanente su Cerano, visto l’accumularsi dei tanti progetti configuratisi, compreso quell’eolico offshore, le cui proposte sono ancora alla Valutazione ministeriale di Incidenza Ambientale; 3) Ci si prepari a organizzare, come estrema ratio, un Referendum Popolare Consultivo delle popolazioni del Salento; 4) Si riprenda con vigore e più convinzione la sacrosanta battaglia sul carbone. Si può fare!
Ernesto Musio
Coordinatore del Comitato “8giugno”
e uomo del centrosinistra
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