Brindisi, 10/12/2008
ConfCommercio: anticipo saldi non aiuta i consumi
“Un’ipotesi che non porterebbe ad alcun aumento dei consumi e che, peraltro, non sarebbe nemmeno tecnicamente praticabile”. Questo il commento del presidente di Confcommercio Brindisi e vice presidente Camera di Commercio Brindisi, Alfredo Malcarne, alle proposte avanzate da alcune associazioni dei consumatori di anticipare i saldi invernali prima di Natale.
“In una fase di grave crisi economica, quale quella attuale, e con una domanda di beni e servizi così debole che si protrarrà anche nel 2009 – prosegue Malcarne – questa ipotesi determinerebbe esclusivamente uno spostamento, da gennaio a dicembre, di consumi che sono fortemente programmati dalle famiglie. Inoltre, si chiederebbe ai negozi di sacrificare quasi totalmente i margini perché gli sconti si aggirano ormai intorno al 40% , senza considerare che la merce, appena consegnata agli esercizi, è stata acquistata dai fornitori a prezzo pieno.
Non si puo’ andare in soccorso e sostegno alla domanda sacrificando liquidità alle imprese e trasferendole in blocco alle famiglie.
Non mutando la liquidità complessiva del sistema la curva di domanda rimane inalterata senza subire alcun cambiamento, danneggiando tutte e due le componenti (domanda e offerta) e amplificando le distorsioni di un mercato ridotto “all’osso” che subirà l’aggressione di offerta “speculativa”.
In ogni caso è un’ipotesi impraticabile perché le imprese hanno già programmato per tempo sia la calendarizzazione degli acquisti, sia le campagne pubblicitarie che i turni di riposo e le ferie dei loro addetti”.
E’ necessaria una risposta forte da parte del nostro comparto, che non puo’ subire una deliberazione vessatoria e unilaterale del Consiglio Regionale, senza tener conto delle esigenze di carattere economico finanziario del sistema produttivo portante del nostro territorio.
“Altra questione – conclude il presidente di Confcommercio – è, invece, quella di una revisione complessiva del sistema di regole delle vendite straordinarie e su questo abbiamo già espresso la nostra disponibilità ad aprire un confronto anche in relazione alla liberalizzazione dei saldi”.
Da una considerazione statistico-analitica sull’andamento dei consumi elaborata dal Censis si rileva che l'allarme collettivo secondo il quale una famiglia su due è a rischio default è preso seriamente in considerazione non già come ipotesi “scolastica” ma come probabilità reale.
La riduzione dei consumi è sotto gli occhi di tutti.
Dopo otto segni meno consecutivi dal marzo 2008 non abbiamo segni tangibili di inversione di tendenza.
L’unico segnale in positivo è quello relativo ai Beni e Servizi Ricreativi che è confortato dagli introiti relativi al Superenalotto da 100 milioni di euro,
… e basta questo dato per fornire lo stato della nostra economia.
Il quarantaduesimo Rapporto annuale del Censis, offre come di consueto, una fotografia precisa di quella che è la situazione economico-sociale del nostro Paese. E quest’anno, ovviamente, non poteva non registrare le conseguenze della crisi mondiale che sta investendo le famiglie italiane e le mette a rischio di un vero e proprio “fallimento economico”. “Il 71,7% degli italiani pensa che il terremoto in corso nei mercati possa avere delle ripercussioni dirette sulla propria vita, mentre solo il 28,3% dichiara di poterne uscire indenne”, sottolinea il rapporto. “Una sensazione che colpisce trasversalmente il corpo sociale: giovani e anziani, uomini e donne, al Nord come al Centro e al Sud del Paese. Ma che risulta avvertita più profondamente da quei segmenti già duramente messi alla prova in questi ultimi anni, come le famiglie a basso reddito e con figli”. “Il 62,2% degli italiani teme di doversi trovare nelle condizioni di non poter far fronte alle esigenze di cura personali o di un familiare”. “Più della metà (60,5%) indica, al terzo posto tra i possibili effetti del credit crunch, la perdita dei propri risparmi. E, a seguire, la paura di non riuscire a pagare il mutuo per l'abitazione (il 44,5% degli italiani che hanno contratto un mutuo) o le rate per acquisti effettuati tramite forme di credito al consumo (il 43% di quanti hanno effettuato acquisti rateali)”. Anche l'idea di doversi indebitare nel futuro “è fonte di angoscia, se ben il 32,6% degli italiani teme di essere costretto a farlo nel breve periodo. Infine, preoccupa l'idea di perdere il lavoro, considerato che il 38,8% degli occupati considera la propria occupazione a rischio: una percentuale che sale al 64,7% tra i lavoratori flessibili, al 54,1% tra gli operai e al 44,3% tra chi ha meno di 30 anni”.
COMUNICATO STAMPA CONFCOMMERCIO
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