Brindisi, 17/12/2008
La Uilcem sulla crisi industriale nel territorio brindisino
Viviamo ogni giorno di più, sempre più drammaticamente sulla nostra pelle, gli effetti di quella che è stata definita, da autorevoli economisti, la peggiore crisi economica internazionale dal dopoguerra in poi.
Crisi economica con pesanti ripercussioni anche sul nostro paese confermata dallo stato di “recessione” oramai riconosciuto da tutti a partire da Confindustria.
E’ ben noto, tra l’altro, come questo disastro ha coinvolto non solo le piccole e medie aziende, ma anche tutte le più grandi aziende che per anni nei vari settori hanno trascinato le economie dei territori.
E’ indubbio quindi, che il collasso del sistema industriale, già di per sé mortificato per una mancanza nel corso dell’ultimo decennio di una seria politica industriale del nostro paese, ha causato la perdita di milioni di posti di lavoro riversando di conseguenza la crisi sull’economia reale.
Da qui, il logico aumento delle famiglie che si trovano in condizioni di povertà relativa, circa 15 milioni di persone che vivono al di sotto o vicinissimi alla soglia di povertà. Questi numeri parlano di un fenomeno davvero allarmante che, per quanto ci riguarda, è ancora più preoccupante se consideriamo che esso è molto più diffuso nel nostro Mezzogiorno dove l’incidenza di povertà relativa è quattro volte superiore a quella del resto del paese, parliamo del 22,5% nel Mezzogiorno e del 20,2% nella sola Puglia.
Se a questi dati associamo quelli relativi al ricorso della Cassa Integrazione, (20 mila lavoratori entro l’anno nella sola Puglia) che è lo strumento con il quale le aziende tutte tentano di alleviare le loro sofferenze e quelle dei loro dipendenti, abbiamo il quadro completo, casomai ce ne fosse ancora bisogno, di quanto siano gravi e drammatici gli effetti economici e sociali che l’onda lunga della crisi ha fatto ricadere sul nostro territorio.
La Uilcem di Brindisi, nel suo Direttivo Provinciale del 15 dicembre scorso, ha analizzato attentamente la realtà produttiva e le conseguenze che questa crisi comporta nel nostro territorio.
L’economia dell’intera provincia, e non solo, è stata per circa 50 anni letteralmente trascinata dal settore Industriale composto da diverse grosse aziende internazionali del settore chimico e farmaceutico (Exxon Mobil, Sanofi Aventis), ma in particolare da un Petrolchimico dove insistono diversi grandi gruppi (Eni, Basell), quindi è facilmente intuibile come questa crisi stia improvvisamente gettando nello sconforto più assoluto migliaia di famiglie, che da un giorno all’altro si ritrovano senza un posto di lavoro o, nella migliore delle ipotesi, con uno strumento sociale che gli consenta almeno di non perdere la dignità.
Complessivamente ad oggi sono circa 500 i brindisini che sono già finiti nella roulette della Cassa Integrazione o peggio ancora in quella del licenziamento, facenti parte di aziende importanti tra le quali, la Europlastic Sud, la Sif, la TF Plast, la Gse ed altre.
E non è ancora finita, soprattutto se consideriamo che la Basell ha congelato un investimento da 35 milioni di euro, la Exxon Mobil ha fermato una linea di produzione, l’Eni ha bloccato l’investimento della pipe-line con la Raffineria di Taranto, la Polimeri Europa in questi giorni ha ridotto notevolmente la produzione, la EniPower è alle prese con grossissimi problemi di affidabilità dei nuovi impianti a Ciclo Combinato, la EdiPower invece con seri problemi di relazioni sindacali, un quadro non proprio confortante che necessita, secondo il nostro parere, di una attenzione particolare ai massimi livelli Istituzionali, Sindacali e Aziendali.
E’ chiaro che in tutta questa vicenda chi fa la voce del padrone e in particolare chi paga scelte azzardate e scellerate è senz’altro il settore chimico: l’Eni per dare un nome e cognome.
Noi crediamo che non si possa assistere inermi a questa politica di ridimensionamento della chimica in Italia. Tutti noi dobbiamo avere almeno l’orgoglio morale di tentare, fino all’ultimo, di far comprendere ai nostri politici e ai nostri interlocutori aziendali che solo con progetti seri si può realizzare il rilancio del settore industriale in particolare della chimica, ritornando così a produrre ricchezza per il nostro povero Paese.
Chiediamo quindi tutti insieme, a partire dall’incontro che molto probabilmente si terrà a Palazzo Chigi il 17 di questo mese tra i Rappresentanti del Governo, dell’Eni e le OO.SS. per le problematiche che la Sardegna sta vivendo con la Polimeri Europa, di estendere su scala nazionale i chiarimenti che l’Eni dovrà fare su eventuali decisioni sulla chimica in Italia, quindi bontà sua, sulla presentazione di un Piano Industriale che non può più essere rimandato e riportare poi il tutto in una grande manifestazione nazionale a difesa del settore in Italia.
Il Direttivo Provinciale
UILCEM - Brindisi
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