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Brindisi, Donne e ricerca: si inaugura mostra a Palazzo Granafei-Nervegna



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Brindisi, 13/01/2009

Donne e ricerca: si inaugura mostra a Palazzo Granafei-Nervegna

Dopo essere stata proposta, tra le altre città, a Lecce, Genova (Festival della Scienza), Perugia (Science Festival), Roma e Bari (Festival dell’Innovazione), approda anche a Brindisi la mostra "Donne alla guida della più grande macchina mai costruita dall’uomo", una raccolta di ritratti di ricercatrici italiane che hanno offerto importanti contributi alla realizzazione dell'Lhc (Large Hadron Collider), la potente macchina acceleratrice di particelle che al Cern di Ginevra riprodurrà lo stato della materia presente nell’Universo “bambino” di 14 miliardi di anni fa, pochi istanti dopo il Big Bang.
La mostra, inizialmente annunciata per il 3 gennaio 2009, è allestita al 2° piano della ex Corte d’Assise, e sarà inaugurata domani, alle ore 10.30, presso la Sala Conferenze di Palazzo Granafei-Nervegna, alla presenza del Sindaco di Brindisi, on.le Domenico Mennitti.

Dedicata alle ricercatrici italiane del grande progetto europeo “LHC”, la mostra è stata ideata dalla giornalista scientifica Elisabetta Durante per il DISTI (Distretto dell’Informazione Scientifica e Tecnologica), nuova realtà nata per diffondere la cultura e l’informazione scientifica.
Sponsorizzata dal Seminario Nazionale di Fisica Nucleare e Subnucleare, dal Dipartimento Interateneo di Fisica di Bari e dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, la mostra ha aperto i battenti all’indomani dell’avvio di LHC, avvenuto sotto i riflettori di tutto il mondo il 10 settembre al CERN di Ginevra, e l’inaugurazione ufficiale è avvenuta il 21 ottobre alla presenza delle massime autorità di governo europee. Essa viaggerà ancora per il 2009, ospite di una ventina di città italiane ed europee, fra cui, appunto, Brindisi: tra le sue mete, il Festival della Scienza di Genova e l’European Science Festival di Perugia.

La nuova potente macchina acceleratrice di particelle riprodurrà in laboratorio lo stato della materia presente nell’Universo ‘bambino’ di 14 miliardi di anni fa, pochi istanti dopo il Big Bang: un’ impresa senza precedenti, frutto della ricerca europea, in cui sono protagonisti la Fisica italiana e l’INFN.
La mostra raccoglie trenta ritratti di ricercatrici che hanno offerto importanti contributi a questa sfida straordinaria: una sfida tanto scientifica quanto tecnologica, che ha comportato formidabili avanzamenti, da cui in futuro deriveranno applicazioni di grande interesse sociale ed economico (in campi come energia, salute, elettronica, informatica, ambiente ecc.).

Ai volti e alle storie di queste ricercatrici è affidato il racconto di un progetto tra i più affascinanti della ricerca e della tecnologia: un racconto rivolto soprattutto alle ragazze ed ai ragazzi italiani che vivono oggi un momento magico della storia umana, anche se quasi mai se ne rendono conto.
Il pubblico che visiterà la mostra si troverà di fronte ad immagini molto lontane dall’idea di scienza che per troppo tempo ha dominato la cultura italiana, sulla scia di quanto asseriva Benedetto Croce:
“La scienza è un mondo di spettri dove l'anima sente l'aria della morte”.

Queste foto esprimono tutt’altro, ed è questa nuova visione della ricerca che dev’essere trasmessa ai nostri giovani, il cui scarso interesse per la cultura scientifica rappresenta un serissimo ostacolo allo sviluppo del nostro paese: questa tendenza va contrastata anche attraverso iniziative che propongono casi positivi e concreti di donne convinte che si possa costruire una carriera di successo basata sul merito.
E non è tutto qui. Come suggerisce il sottotitolo della mostra (“Ritratti di ricercatrici di successo, per parlare della Fisica di oggi e della Società di domani”), l’intenzione è anche quella di comunicare un modello di donna talvolta molto giovane, ma già avviata su un cammino di competizione e successo internazionale, e pienamente immersa in quella che sempre più sarà la “Società della Conoscenza”: un modello seduttivo, ma profondamente diverso da quello piuttosto avvilente e tristemente omologante che domina sui media.

Le foto sono di MIKE STRUIK, ricercatore del CERN: il suo ruolo è stato fondamentale, dato che Elisabetta Durante ha voluto fotografie ambientate nello specifico ambiente di lavoro: un ambiente posto a cento metri di profondità sotto terra e, per ovvie ragioni di sicurezza, completamente inaccessibile agli estranei.
Hanno collaborato Paola Catapano e Manuela Cirilli del CERN, e Roberta Antolini dell’ INFN.


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