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Ostuni, Mariani (Grillini) sui licenziamenti alla Telcom



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Ostuni, 15/01/2009

Mariani (Grillini) sui licenziamenti alla Telcom

Ieri 14 gennaio 2009 con una comunicazione interna, la numero 1/2009 (come dire buon anno), i dipendenti della Telcom di Ostuni hanno avuto conferma delle voci che ormai da tempo giravano sia in azienda sia in tutto il paese. La direzione aziendale informa che a causa di un agguerrita concorrenza nel settore è stata costretta ad individuare le soluzioni organizzative, logistiche ed impiantistiche attuando significativi inestimenti anche per far fronte alla grave crisi generale in atto. Tale riorganizzazione prevede una riduzione del personale addetto, per cui sono state avviate le procedure per il licenziamento collettivo di 49 dipendenti che, così facendo, scenderanno dalle attuali 237 unità a 188.

Quando si concluderanno queste procedure 49 persone rimarranno senza lavoro, 49 famiglie senza un reddito e mi domando: quanti di questi 49 hanno moglie, figli, un anziano da accudire, una mutuo da pagare. La difficoltà a reperire un impiego in questo territorio ed in questo periodo non è certo una novità. Che faranno questi 49, toccherà ai giovani, ai vecchi, a chi ha famiglia a carico, a chi sta ancora a casa con mamma?

E' vero la crisi avanza, è da mesi che ce lo continuano a ripetere. L'informazione su molte verità tace, ma su questa no, ci ha avvisato e ci hanno detto che gli effetti di questo tsunami finanaziario sarebbe arrivato sulla nostra penisola nel 2009. Ma è questo il metodo per mettersi al riparo, è questo il modo di salvarsi? Questa crisi finanziaria si è scatenata con un effetto domino senza precedenti nella storia della società moderna. Un fallimento da una parte ha avuto ripercussioni disastrose su un altro settore che a sua volta a fatto crollare qualcos'altro che a sua volta ancora ha messo in crisi qualcun altro e via così sino ad arrivare a noi e a quanto pare alla Telcom. Bene, credo che: o qualcuno interrompe questo effetto domino oppure gira e gira cadremo tutti, ma proprio tutti, in una voragine senza fine.

Provate a pensare: la Telcom, così come una qualsiasi altra azienda, è in crisi e per far fronte a questa situazione riduce le spese licenziando 49 persone. Ok, queste 49 persone rimangono senza stipendio, alcuni di loro erano monoreddito magari con figli a carico, oppure avevano contratto un mutuo e magari gli mancavano pochi anni per estinguerlo, fatto sta che queste 49 persone hanno adesso uno stipendio in meno e faranno ne più ne meno che quello che ha fatto l'azienda che li ha licenziati: diminuiranno le spese. Andranno meno al supermercato, acquisteranno il minimo indispensabile per sopravvivere, eviteranno tutte le spese evitabili o che comunque possono essere rimandate, se avevano un mutuo e non potranno più onorarlo perderanno la casa, se avevano un auto la venderanno a qualche dama del domino che ancora non è caduta.
Che ancora non è caduta! Si proprio così perche il comportamento di questi 49 si ripercuoterà su qualcun altro. Le banche perderanno liquidità (avranno l'immobile e non la rata del mutuo), il mercato immobiliare andrà in crisi perche ci sono le case ma non i soldi, i commercianti vedranno calare le vendite, i supermercati saranno sempre più vuoti e vedranno diminuire i loro incassi, etc. Ognuno di questi reagisce alla crisi nello stesso identico modo: diminuisce le spese, licenzia e così l'effetto domino continua inarrestabile fino a ritornare alla stessa telcom che sarà costretta a chiudere perchè nessuno avrà i soldi per comprare i suoi prodotti.

Nesuno si salverà da questo effetto domino se non ci saranno persone lungimiranti che interverranno con decisione e ponendosi come contrappeso. Ora più che mai la decisione di licenziare, di lasciare delle persone senza stipendio è quanto di più sbagliato si possa fare. Badate bene, non voglio certo sostenere la tesi secondo cui bisogna dare i soldi ai cittadini perchè così possano spendere e far ripartire un sistema economico che deve il proprio fallimento al consumismo sfrenato e all'illusorietà di benessere associato al possesso di merci.
Il lavoro non serve ad avere i soldi per l'ultimo modello di telefonino o per il televisore a 52 pollici (per vedere un reality!!!), ma serve ad avere un ruolo nella società e ad avere dignità di persona. Se ho un lavoro che mi garantisce una vita libera e dignitosa potrò anche essere in grado di passare del tempo coi miei familiari, coi miei amici, partecipare all'educazione dei miei figli, interessarmi ai problemi della società ed impegnarmi per un suo miglioramento. Se quando mi alzo alla mattina devo pensare a come posso fare per racimolare quattro soldi per sfamare me e la mia famiglia invece...

Voglio quindi fare un appello al Dr Alfonso Casale, fondatore della Telcom, che l'associazione da me presieduta ha avuto l'onore di ospitare nel dibattito pubblico del 7 Dicembre scorso sul tema delle morti e degli infortuni sul lavoro quale imprenditore serio e responsabile che in questi anni di onorata attività ha saputo conciliare produttività, qualità e sicurezza partendo dal presupposto che, come lui stesso ha dichiarato in quell'occasione, i lavoratori sono il fattore fondamentale e indispensabile in un azienda. Gli chiedo di fare tutto il possibile (ma anche l'impossibile) affinchè si evitino quei 49 licenziamenti. Se il problema è economico vi possono essere numerosi modi per risparmiare il 20% sul personale, non sono certo un esperto del settore ma penso ai contratti part time (lavorare meno lavorare tutti) oppure ad una partecipazione economica/gestionale dei dipendenti dell'azienda che, dove è stata attuata, non solo ha fornito all'azienda risorse economiche ma ha dato anche stimolo ai dipendenti che così coinvolti hanno trovato le motivazioni e le forze necessarie a dare la giusta spinta all'azienda. Trovi una qualsiasi soluzione, ma le chiedo di essere lungimirante e così come ha sempre investito sulla sicurezza dei suoi lavoratori adesso investa sul futuro di tutti loro cominciando a considerarli una risorsa piuttosto che una spesa.
Egregio Dr Casale convochi un'assemblea con tutti i suoi dipendenti, dica loro come stanno le cose senza fronzoli e senza veli (pane al pane vino al vino come si suole dire), dia loro la possibilità di fare domande, di avanzare proposte, sono convinto che insieme potrete trovare la soluzione migliore per superare questo difficile momento.

Infine un'appunto ai dipendenti: in questa faccenda non siate spettatori, fate sentire la vostra voce, fate la vostra parte. Capiamoci, non è il momento di scontri, di contrapposizioni che tra l'altro non ci sono mai stati, ma è il momento della partecipazione. La vostra azienda è in crisi ed ha bisogno di un rilancio; chi meglio di voi che in quell'azienda ci lavora tutti i giorni e ne conoscete ogni anfratto, ogni meccansimo può trovare le migliori soluzioni per affrontare questo periodo. Confrontatevi serenamente con i dirigenti, siate propositivi, pensate al futuro quello vostro e quello dell'azienda, non fate il tragico errore di pensare: e chi se ne frega tanto non toccherà a me.

"l'azienda non può essere considerata solo come una scoietà di capitali; essa, al tempo stesso, è una società di persone, di cui entrano a far parte in modo diverso e con specifiche responsabilità sia coloro che forniscono il capitale necessario per la sua attività, sia coloro che vi collaborano col loro lavoro" - Giovanni Paolo II.

Paolo Mariani, presidente associazione Grilli Attivi - Ostuni.


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