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Brindisi, Legambiente: "il Paradosso della tassa dei rifiuti a Brindisi"



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Brindisi, 08/02/2009

Legambiente: "il Paradosso della tassa dei rifiuti a Brindisi"

La notizia secondo la quale Brindisi ha la tassa sui rifiuti (TARSU) più alta di Puglia costituisce un paradosso al quale è necessario cercare di porre rimedio e capirne le ragioni.

Il paradosso sta proprio nella presenza a Brindisi di tutti gli impianti che costituiscono il “ciclo dei rifiuti”, tutti realizzati non con risorse comunali ma con quelle statali (delibera CIPE n°7/99) e del Commissario Regionale all’emergenza rifiuti; tali impianti sarebbero dovuti essere funzionali alla riduzione della tariffa sui rifiuti ed alla certezza di non ritrovarsi con un’ulteriore emergenza ambientale, oltre a quelle che il territorio subisce dal riconoscimento di Area a rischio ambientale e di interesse nazionale per la bonifica.
Per norma acclarata tutti gli introiti rivenienti dalla gestione di impianti pubblici di rifiuti urbani, devono venire a costituire la parte mobile della TARSU ed a ridurre la stessa.
Ciò non avviene a Brindisi e non perché ancora non è attiva l’ATO che, per quanto ci risulta, ha una propria struttura amministrativa, anch’essa in parte “riciclata” dalla politica, che opera e viene adeguatamente retribuita.

A distanza di quattro anni dalla realizzazione dell’ultimo impianto programmato e realizzato, senza incidere sulle finanze comunali, i Cittadini di Brindisi si ritrovano a pagare il prezzo maggiore (2,43 Euro/mq) per colpa di una sostanziale incapacità di effettuare la gestione delle opere.
Nel merito dei vari impianti rileviamo che :

1.Impianti di separazione del multimateriale: Ultimato nel 2004 e destinato alla separazione meccanica e manuale del “multimateriale” (costituito da plastiche lattine e vetro) raccolto dalle campane e dai cassonetti è ad oggi completamente inattivo. Questo avrebbe permesso di operare introiti al Comune, di conferire il materiale selezionato ai Consorzi nazionali di Filiera e di costituire un abbattimento della tariffa sui rifiuti. A questo va aggiunto che si è avuta la capacità di abbandonare totalmente le isole ecologiche a scomparsa che, ottenute con finanziamenti POR, non hanno mai funzionato, impedendo con ciò il mancato conferimento nell’impianto di separazione realizzato.
2.Impianto di compostaggio: abbandonato al suo destino per oltre un decennio, nel 1999 grazie ad un finanziamento del Commissario viene ristrutturato e dedicato alla realizzazione del “compost di qualità”, utile e necessario come ammendante e che avrebbe portato redditività e risorse utili all’abbattimento della TARSU. Inoltre per incrementare la raccolta dell’umido domestico e rispondere ad una Ordinanza del Commissario (19/99) che imponeva la raccolta per Brindisi di almeno 7 t/g, furono acquistati, con finanziamenti ministeriali rivenienti dalle risorse dell’Area a Rischio, alcuni mezzi elettrici muniti di cassoni in alluminio dedicati alla raccolta dell’umido dalle grandi mense e dai mercati rionali; oggi tali mezzi circolano per la città, utilizzati per altri scopi. Grande insuccesso, grande incapacità di gestione, neppure lontanamente compensata dalla scusa che sarebbe stata destinataria l’ATO per la gestione.
Il beneficio ambientale che avrebbe portato l’utilizzo del “compost di qualità” prodotto dall’impianto di Brindisi sarebbe stato notevole ed immediato in quanto avrebbe permesso di utilizzarlo in tutte quelle aree agricole poste a Sud del petrolchimico che dalla perimetrazione effettuata dal Ministero dell’Ambiente, risultano fortemente inquinate. Ammendante, come componente organica di qualità al posto di fitofarmaci e quanto altro utilizzati in agricoltura .

3.Discarica di Autigno: realizzata nel 2000 con un primo finanziamento del Commissario ha per anni smaltito i rifiuti provenienti da tutta la Provincia di Brindisi, con una media di 600-700 t/g e con picchi che in estate arrivavano a 900-1000 t/g.
E’ possibile che tutti gli introiti rivenienti dallo smaltimento in discarica non abbiano portato ad una riduzione della TARSU? Ciò in considerazione del fatto che fra costi di gestione (7-8 Euro/t) e costi di smaltimento (40 Euro/t) si rileva un sicuro guadagno da parte dell’Amministrazione comunale, pur considerando le spese necessarie alla realizzazione dei vari lotti che, comunque, sono spesso stati assistiti dallo stesso Commissario all’emergenza rifiuti.
Ed in merito all’estrazione di biogas dai lotti 1 e 2 e più recentemente dal lotto 3, nulla si è mai detto e riportato nel bilancio comunale; l’estrazione del biogas, infatti, ha permesso fin dal 2005/2006 la produzione di circa 500 Kw/h che hanno prodotto oltre 2 milioni di euro di incasso all’anno. Per quale motivo si tace sui proventi rivenienti dalla produzione energetica da biogas? Per quale motivo nulla viene evidenziato nel bilancio comunale?

4.Impianto di CDR: costituisce un tale assurdo al punto da essere giunto alle cronache nazionali attraverso un noto programma televisivo. Sono 4 anni che il comune paga 30.000 E/mese ( oltre 1,5 milioni) per la tenuta in pristino dell’impianto. Nessuno si è chiesto se il capitolo di addebito di tali somme è quello relativo alla Tarsu? E’ necessario che qualcuno fornisca risposte.

Nella sommatoria di tali considerazioni, senza ulteriormente soffermarci su altri impianti e servizi esistenti, a causa della mancanza di una sostanziale incapacità gestionale, a pagare sono sempre i cittadini di Brindisi con una tassa iniqua, ingiusta e assurda per come strutturata.
Infine un richiamo va fatto alla recente vicenda dell’utilizzo del biostabilizzato igenizzato, prodotto dall’ATO LE/2 e da conferire nella discarica di Autigno come sostitutivo della tufina utilizzata per il ricoprimento giornaliero dei RSU, smaltiti in discarica.
Riteniamo che se il biostabilizzato risponde alle normative tecniche di controllo ed è quindi non produce inquinamento odorigeno e risponde alla composizione prevista dalla stessa normativa, nulla si adduce al contrario, fatto salvo che il quantitativo giornaliero previsto sia realmente simile a quello utilizzato oggi per il ricoprimento dei rifiuti RSU con la tufina calcarea.

Riteniamo, invece, che una tale soluzione sia del tutto compatibile con il riuso ed il recupero dei rifiuti e che, oltre ad essere adegutamente sorretta dalle normative vigenti, risponde ai principi ed agli obiettivi della C.E. e dello stesso governo nazionale che ha accolto e ratificato con proprie leggi le Direttive comunitarie.
I benefici di ordine ambientale e sociale che si colgono da tale iniziativa, sempre che il biostabilizzato risponda nella composizione e trattamento alle norme vigenti, sono relativi a:
Riduzione dell’uso e dell’abuso del territorio per mancata estrazione di una pari quantità di “tufina” dall’area di Autigno, Formica e Mascava, vero territorio lunare per quanto sfruttato e reso gruviera;
obbligo, per necessità del conferimento del biostabilizzato, al ricoprimento giornaliero dei RSU e riduzione quindi dell’opportunità di allontanamento degli stormi di gabbiani che stazionano e si alimentano dalla discarica creando innumerevoli problemi ai residenti;
introito di almeno 40 Euro/tonn. dal biostabilizzato conferito e risparmio della quota relativa al mancato utilizzo della tufina,

Da tutto ciò riteniamo che in merito alla tariffa sui rifiuti solidi urbani (TARSU) vadano forniti riscontri adeguati circa le modalità con le quali si realizza la tariffa attualmente applicata alla cittadinanza; per tale motivo chiederemo riscontri e verificheremo la rispondenza alle normative vigenti.
Riteniamo che la chiusura del ciclo dei rifiuti debba essere programmata e realizzata considerando il “rifiuto” come una reale “risorsa” destinata a migliorare sia la qualità ambientale che l’incidenza sulla TARSU.

COMUNICATO STAMPA LEGAMBIENTE BRINDISI


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